Due anni fa, nel corso della quarantaquattresima edizione del Tokyo Motor Show (manifestazione che si svolge con cadenza biennale nella capitale nipponica), la Yamaha destò la curiosità degli addetti ai lavori grazie alla presentazione di Motobot, un robot umanoide in grado di guidare autonomamente una moto sportiva: una R1M da 1000 cc. L'obiettivo dichiarato dalla casa giapponese (e accolto con generale scetticismo) era sviluppare un robot motociclista in grado di gareggiare su una pista da corsa contro un campione delle due ruote. Veniva così lanciata la sfida non a un motociclista qualunque ma al più grande di tutti: Valentino Rossi.

L'ultima edizione del Tokyo Motor Show, che si è svolta dal 27 ottobre al 5 novembre, è stata caratterizzata dalla presentazione di una nuova versione di Motobot. E da una sorpresa. La sfida tra Valentino Rossi e Motobot v.2 si è svolta davvero. Il campo di gara è stato la pista di Thunderhill West in California. Un solo giro di pista e nessun colpo di scena: Valentino Rossi ha compiuto il percorso in 1:25, il suo avversario ha impiegato 32 secondi in più. Ma le immagini che mostrano il parallelo tra i due piloti e le capacità di Motobot sono davvero stupefacenti.

E la faccenda ora si è fatta davvero seria, al punto che le principali testate che si occupano di motori (e non solo) stanno dando risalto alla notizia.

Parlando in termini concreti, viene da chiedersi quali sbocchi industriali possa avere un progetto del genere. Nessuno, probabilmente. A differenza delle automobili che si guidano da sole e che potrebbero risolvere problemi di traffico e di trasporto, nessun centauro vorrebbe privarsi del piacere di guidare la propria motocicletta o addirittura ritrovarsi come passeggero di una moto guidata da un robot umanoide.

Più probabile che l'obiettivo vada oltre l'ambito strettamente motociclistico: guidare una moto da corsa richiede grandissima concentrazione, capacità di coordinamento e tempi di reazione rapidissimi. Perciò un robot umanoide che sia in grado di soddisfare questi requisiti costituirebbe un eccellente traguardo verso la riproduzione della capacità umane.

E se Motobot è riuscito, grazie ai suoi sviluppatori, a progredire così rapidamente in così poco tempo, non è difficile credere che nel giro di qualche anno quello che fino a ieri era fantascienza possa diventare realtà.