Nei festival i primi giorni sono di ambientazione e negli ultimi già prefiguri il triste ritorno a casa. A metà strada, c’è pura felicità. Non fa eccezione il venerdì del Trieste Science+Fiction.
Per i vostri inviati di Fantascienza.com, la giornata si apre con un meeting per gli addetti al settore denominato Fantastic Film Forum: il posto migliore dove trovarti se vuoi fare un film. Produttori inglesi, tecnici italiani e registi finlandesi si aggirano col proprio biglietto da visita in cerca di collaboratori o più banalmente di un lavoro. E alla fine salta fuori che – in un modo o nell’altro – ci si conosce un po’ tutti.
Menzione speciale per il progetto mattutino di visite guidate Esterno/Giorno in cui, grazie a un visore 3D sviluppato da ICON, i partecipanti possono gironzolare per una versione “aumentata” di Trieste. Scopo del viaggio: visitare i set di film e serie tv che hanno scelto questa città come location – tra i vari: La migliore offerta, Il ragazzo invisibile e Il commissario Laurenti. Non vedo l’ora di rifarlo
dice Elisa, 26 anni.
Partiamo con la prima selezione di corti europei (che si concluderà domani) al Rossetti. Intanto qualche riflessione di carattere generale. Il mercato cinematografico permette essenzialmente due formati: il lungometraggio e la serie (negli ultimi anni in netta rimonta). Non avendo una propria collocazione, il cortometraggio solitamente finisce per essere relegato a YouTube, Vimeo o – per l’appunto – ad essere proiettato assieme a molti altri nei festival di settore. Ciononostante, nel corso degli anni, abbiamo assistito a vere e proprie perle, perché per lo sviluppo di alcune idee la breve durata è un vantaggio. Arrivare a novanta minuti richiede uno sforzo produttivo non indifferente che, purtroppo, talvolta prevede aggiustamenti dovuti più a questioni commerciali che artistiche. E spesso le cose da dire sono molte meno del minutaggio.
Hum di Stefano Nurra è un’improbabile e creativa storia del rapporto tra un idraulico e un fisico quantistico.
Birthday di Alberto Viavattene ci porta in una casa di riposo, dove un’infermiera violenta e scorrettissima si confronterà con alcuni dei degenti. Il nome del regista (indimenticabile) ci dice qualcosa: ma sì, ricordate il video dei 1000 musicisti che convinsero i Foo Fighters a suonare a Cesena? L’aveva girato lui con un'amica.
Downside Up spiega perfettamente quello che in un corto si può fare e in un film no. Immaginate novanta minuti ambientati in un mondo in cui tutti sono affetti dalla sindrome di Down: tosta eh? Con un quarto d’ora scarso invece, Peter Ghesquière può permettersi di ribaltare totalmente il concetto di diverso.
Lacrimucce durante la visione di Robot & Scarecrow di Kibwe Tavares: un robot e uno spaventapasseri si innamorano nell’improbabile cornice di un festival all’aperto. Nessuna parola, tante emozioni. Leggiamo i titoli di coda e scopriamo che questo minuscolo gioiello (con dell’ottima CGI) è stato prodotto tra i vari anche da Michael Fassbender, che dopo X-Men e la nuova saga di Alien si è insinuato nelle menti degli amanti di fantascienza meglio di uno xenomorfo nel ventre.
Citazioni obbligatorie: la poesia visiva di Off, l’attualismo visionario di Best Worker e l’allucinante futurismo di Timelapse. Viva i corti.
Ore 17.00. Science Fiction Volume One: The Osiris Child è un po’ come ce lo aspettavamo. Un sacco di location, personaggi ben disegnati, molta azione. Dall’autore di Infini, un dramma interplanetario tra mutanti, governi malefici e un forte legame padre-figlia che funge da motore. Uno dei pochissimi film in cui gli ultimi cinque minuti fanno gridare al miracolo: quando ormai hai perso la speranza di un briciolo di originalità, arriva un’idea bizzarra ma che funziona. E che stende un tappeto rosso al Volume Two.
Non abbiamo potuto assistere al contemporaneo Let There Be Light, ma chi l’ha visto sostiene che il documentario sulla fusione nucleare sia stato finora il più interessante della sezione Futurologia del festival.
Alle 21.00, dopo aver tentato di vedere un film italiano di dubbia fattura al Teatro Miela, ci spostiamo volentieri al Rossetti, dove parte la cerimonia del premio europeo Méliès D’or, assegnato sia al miglior lungo che al miglior corto. Il clima è dei migliori: la Rossetti trabocca. I film selezionati sono i vincitori del Méliès D’Argent nei festival affiliati alla EFFFF, ossia alla European Fantastic Film Festivals Federation.
Purtroppo, come spesso accade in tali cerimonie, il pubblico non ha la possibilità di giudicare l’operato della giuria, perché non è prevista nell'arco della serata la proiezione delle pellicole premiate. Miglior film: Thelma di Joachim Trier (un lontanissimo parente di Lars Von Trier), che dal trailer pare una sorta di Carrie norvegese, presentato sia al Toronto FF che al London Film Festival.
Miglior corto: Expire di Magali Magistry, in cui ancora una volta torna la nebbia che inghiotte tutto (Alone ieri, preceduto da The Myst e il leggendario The Fog).
La giornata termina con FantaBollani, uno spettacolo creato appositamente per il TS+F. Un successo annunciato a livello di numeri. Pubblico del festival, amanti del jazz e semplici curiosi, tutti accorsi al Rossetti per assistere alla sonorizzazione di estratti di film sci-fi (chiaramente anche dello stesso Méliès), il tutto sapientemente e umoristicamente cucito dal pianista, cabarettista e grande amante della fantascienza.
A causa dei soliti limiti spaziotemporali, perdiamo purtroppo l’ultima fatica del genio Takashi Miike, Blade of the immortal. Ma vogliamo chiudere citando il programma: […] spettacolari combattimenti, armi incredibili e, nel gran finale, una battaglia con più di 300 persone!
Se il regista giapponese non esistesse, bisognerebbe bioingegnerizzarlo.
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