Lucca Comics and Games, un evento che riserva sempre gradite sorprese, vecchi e nuovi incontri. Per l’occasione abbiamo il piacere di ospitare sulle pagine di Fantascienza.com Leo Ortolani che per questa nuova edizione di LCG presenta il suo ultimo lavoro: C’è spazio per tutti.
Salve, Leo, benvenuto. Vuoi illustrarci questo tuo ultimo progetto?
Il 2016 è stato sicuramente il mio anno della fantascienza. A maggio, alla Starcon ho potuto stringere la mano a William Shatner, il capitano Kirk di Star Trek e a novembre ho stretto la mano a Paolo Nespoli, astronauta italiano. Due cose che se mi avessero detto che sarebbero accadute, avrei detto che era pura fantascienza. E invece. A parte il grande Shatner, subito dopo la Lucca dell’anno scorso, mi è stato proposto di realizzare una storia a fumetti sulla Stazione Spaziale Internazionale. L’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e l’ESA (European Space Agency) si sono infatti rivolte a Panini Comics in cerca di un progetto a fumetti che potesse raccontare cos’è la ISS a grandi e piccini, a corredo della imminente missione dell’astronauta Paolo Nespoli, in partenza per la sua terza missione sulla Stazione Spaziale.
E che gli dici, “NO”, alla Stazione Spaziale? Ovviamente ho risposto subito “Son qui, m’ammazzi”, anche perché sapevo che l’unico momento in cui avrei potuto realizzare tutto quanto sarebbe stato in estate. Prima dovevo completare la serie di Rat-Man. E così, ogni caldo giorno che Dio Todopoderoso ha mandato in Terra, mi sono svegliato, ho realizzato tre/quattro tavole, sono andato a dormire. Per un totale di 250 tavole. Intorno a me, le vacanze. Della mia famiglia, degli altri. Temperature proibitive, caos, continui spostamenti con la borsa del lavoro a tracolla. Ho disegnato anche durante i miei spostamenti per promuovere il libro BAO, “OH! IL LIBRO DELLE MERAVIGLIE”: lavoravo in albergo.
C’è spazio per tutti racconta una missione immaginaria di Paolo Nespoli, costretto dal comando di Terra a portarsi dietro RAT-MAN sulla Stazione Spaziale. A corredo della storia, una serie di “documentari” che vi raccontano la conquista dello spazio dagli esordi fino alla Stazione Spaziale e oltre.
È la prima storia che vede protagonista RAT-MAN, dopo la chiusura della sua serie.
Ma la cosa più straordinaria di tutto ciò, è che Paolo Nespoli ha materialmente portato nello spazio la cover del volume e l’albetto-trailer della storia in corso di lavorazione, rendendo di fatto RAT-MAN il primo fumetto ad andare nello spazio. L’impresa è corredata da un bellissimo video di Paolo che mostra l’albo all’interno della cupola, l’osservatorio della Stazione da cui si gode una vista spettacolare del nostro pianeta. Quando l’ho visto, mi sono commosso. Sono anche particolarmente contento di avere conosciuto Paolo e di averlo utilizzato come personaggio a fumetti: Paolo è una persona che a me fa una simpatia incredibile, per l’entusiasmo che mette nel suo lavoro da astronauta. Lo stesso che metto io nel mio lavoro da fumettista.
Lo spazio visto dal punto di vista del fumettista. Ti saresti mai immaginato, da ragazzo, che avresti creato qualcosa di simile?
Assolutamente fantascienza, anche solo immaginare che possa succedere una cosa simile, nella tua vita. Ma un fumettista che si rispetti disegna sempre qualcosa a che fare con lo spazio. Io ho iniziato proprio da bambino, a 9 anni, disegnando le mie parodie della serie Spazio 1999. E’ lì che ho creato per la prima volta i musi da scimmia che uso ancora oggi. Curioso, che proprio quei musi a scimmia abbiano raggiunto lo spazio da cui hanno avuto indirettamente origine. Una persona straordinaria, mancata all’improvviso nei giorni scorsi, quando gli ho mostrato il video di Paolo Nespoli con il mio albetto, mi ha detto “Tu sei un uomo fortunato!” Aveva ragione.
Nell’albo parli della “corsa allo spazio” USA/URSS, i toni sono allegri eppur disincantati. Quanto hai voluto evidenziare di quella che era la Guerra Fredda? In qualche modo la nostra generazione ha un po’ vissuto quel periodo.
Nei miei “documentari” ho solo riportato quello che è nato, più o meno direttamente, da questa Guerra Fredda, cioè la cosiddetta “corsa allo spazio”. Ricordo solo un vago sentore di minaccia nucleare, durante gli anni ’70, ma ero comunque troppo occupato a fare fumetti, per rendermene conto pienamente. Ricordo invece, avevo quattro anni e mezzo, che ero in montagna, in estate e guardavo la luna e mi avevano detto che in quel momento c’era gente, lassù. Un ricordo limpido che mi ha accompagnato da allora e che solo lavorando a questo volume ho potuto analizzare: si trattava effettivamente della missione dell’APOLLO 15, datata 26 luglio 1971.
I moscerini spaziali. Come ti è venuta in mente una cosa simile? Divertentissima e neppure troppo lontana dalla realtà.
In effetti non c’è molto da inventare, i moscerini della frutta sono davvero i primi esseri ad essere andati nello spazio e sono studiati anche adesso per i loro codici genetici. Quando leggerete il volume, troverete questi documentari sullo spazio: sono basati su cose assolutamente vere, anche se poi le viro sulla battuta.
È una forma di divulgazione scientifica divertente, nata con i documentari di Misterius, resi famosi dalla collana Comics & Science, curata da Andrea Plazzi e Roberto Natalini.
C’è spazio per tutti parla di scienza, ma potremmo avvicinarci all’argomento fantascienza con una delle tue frizzanti parodie. Servendoti dell’“universo Rat-man” ti sei cimentato nella tua personalissima versione di Star Trek. Era una serie che seguivi? Star Trek classico o le serie successive?
Ho seguito quasi tutte le serie di Star trek. Anche quella a cartoni animati. Mi mancano delle stagioni di Voyager e non ho seguito Enterprise… non ce l’ho fatta. A partire dalla sigla che pare quella di un telefilm anni ’80 (nel senso peggiorativo del termine), vedere buttare di nuovo all’aria tutto, con il klingon che corre nel campo di mais, quando si sapeva da sempre che li vede Kirk per la prima volta…Ma potrebbe non essere male, se paragonata alla banalià narrativa di Discovery, dove la gente partecipa in massa al premio Darwin. O al premio Prometheus, per coloro che conoscano le mie recensioni cinematografiche.
Ho notato che il tratto nel disegno è leggermente diverso, forse è solo una mia impressione, ma hai voluto “demarcare” una differenza fra Rat-Man e questa parodia oppure è casuale?
In effetti non ho idea di differenze di tratto. Magari ho messo più cura in alcune scene che erano più spettacolari, per forza di storia.
Una parodia ancora più interessante è quella di Star Wars (Guerre Stellari per chi è della mia generazione), ovvero Star Rats. Divertente e uscita con albi speciali. La domanda è un classico… Meglio la prima o la seconda trilogia? E, soprattutto, hai aspettative per i prossimi episodi? Lo so, scusami, è una “domandona”, eheheh..
La domanda tra la prima e la seconda trilogia è ovviamente una domanda retorica. Ma non sono uno che si fissa con il passato, preferisco vedere cosa arriva, di nuovo. Per ora ho trovato poche soddisfazioni, a parte le immagini dei trailer di EP VII, che quando uscivano erano accolte da un fremito in tutto il mondo. Anche Rogue One è un simpatico “intro” al film vero e proprio, che è l’EP IV. Ho ancora speranza, però, per EP VIII. Meno, per EP IX, che torna la piaga di Abrahms.
Cavalieri Jedi e Cavalieri dell’Oroscopo. Una simpatica analogia. Tu credi nei segni zodiacali?
Non credo nell’oroscopo da quotidiano o da rivista per donne moderne. Credo tuttavia che ci siano incredibili similitudini tra persone nate sotto lo stesso segno. Da cosa poi siano date, non saprei dirlo.
La figura dell’orsetto di pezza come messaggero del Male. Perché un bambolotto di solito simbolo di innocenza associato al Lato Oscuro della Forza?
Eh, sapere come funziona il cervello di uno sceneggiatore resta un mistero anche per me. Diciamo che proprio questo attribuire il male a un orsacchiotto di pezza mi divertiva moltissimo. E’ così che spesso nasce l’umorismo, associando due cose che tra loro sono distanti.
E arriviamo a quella che a mio avviso è uno dei tuoi pezzi migliori partendo dalla spettacolare copertina dell’albo sino all’ultima pagina: Allen. Ritorna la figura di “nano” disilluso personaggio dell’Universo Rat-Man. Sei molto legato a questa figura?
Il Senso di Nano, nato da una storpiatura tutta mia del “senso di ragno” prende certamente origine dal mio lato più terrificante, quello che conoscono sono quelli che mi stanno accanto da sempre. Nano è disilluso, cattivo, sottolinea senza remore i difetti degli altri. Ma solo quando ha a che fare con gli stupidi. Come, appunto, Rat-Man. Ho utilizzato Nano in una storia lunga all’interno della serie di Rat-Man e poi soltanto in ALLEN, perché mi pareva adattissimo a impersonare l’androide DAVID.
La più bella tavola è quella in cui il piccolo androide parla dell’importanza della paternità – non solo di sangue – al suo creatore. La reazione di Allen è terrificante, se in un primo momento si può ridere dopo rimane l’amaro in bocca. E’ proprio così che vedi l’eredità di intenti di Rat-man? La sua grossolanità gli impedisce di entrare in empatia con sentimenti più nobili? Eppure…
Rat-Man è capace di grandi slanci e di improvvisi gesti di amore e generosità, ma fondamentalmente resta una persona limitata. Non possiamo chiedergli di essere sempre un supereroe, come non è possibile chiederlo a nessuno, tranne ai genitori. Loro, sì, Loro devono essere dei supereroi sempre, per i loro figli. Da qui, la stanchezza mortale che molti si portano appresso.
Alien e Allen, dalle origini a Prometheus sino ad arrivare a Covenant… Deluso? Contento?
Come sono rimasto soddisfatto dalla magnificenza delle scene di Prometheus, pur con la selva di stupidate senza senso nella sceneggiatura, sono rimasto delusissimo dalla pochezza di Covenant. A parte la scena iniziale, nella sala bianca, il resto credo che non lo abbia girato Scott. Non può avere girato un filmetto mediocre dell’orrore, di serie B. SE sì, allora va fermato.
E concludiamo tornando a C’è spazio per tutti. Non è il tuo primo progetto collegato alle scienze… È stato più divertente rispetto all’argomento matematico? Progetti futuri?
Il divertimento nella divulgazione scientifica sta tutto nel poter fare quello che facevamo a scuola: scherzare su quello che stiamo studiando, sottolineando le cose più buffe a contorno dell’argomento, tipo le pettinature assurde dei geni della Matematica. D’altra parte, non ci si limita a quello: per fare divulgazione bisogna prima di tutto conoscere quello di cui si deve parlare. Lavorare a questi documentari scientifici comporta studiare tantissimo, forse per questo non è così appetibile, come tipo di lavoro a fumetti..ma a me studiare non dispiace affatto, forse perché dopo dimentico tutto, anche la fatica dello studio e dopo sono come nuovo, pronto ad altre avventure, tipo Rat-Man. A proposito di divulgazione e fumetto, ho in ballo un paio di progetti di cui purtroppo non posso ancora parlare, in quanto vanno ancora definiti a livello di accordi e contratti. Riusciremo a svilupparli? Saranno progetti interessanti? Scopriamolo insieme!
Ti ringraziamo per le risposte esaustive e interessanti. Siamo molto curiosi di seguirti nei prossimi lavori. Adesso ti lasciamo alla colorata “bolgia” di Lucca Comics e… a presto!!!
Grazie, ci rivediamo in giro per Lucca. Io sono quello con il bavero alzato e gli occhiali da sole.
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