La congiura dei lunghi non è un romanzo di fantascienza, ma merita di essere menzionato per una serie di motivi. Innanzitutto, esce per la Fanucci, una delle principali case editrici italiane specializzate in sf, che negli ultimi anni ha avviato una politica di allargamento dei propri orizzonti letterari, votati al completo abbattimento dei generi. Questo romanzo si inserisce in maniera coerente nel percorso delle ultime scelte editoriali della Fanucci, e parlo di libri più appetibili per il pubblico sf come Acqua, luce e gas di Matt Ruff (collana Avant Pop) o Dreamland di Phil Patton (collana Immaginario). Più in generale, il libro si inserisce perfettamente nelle ultime tendenze della letteratura contemporanea, ed è avvicinabile a capolavori di fine millennio come Rumore bianco di Don DeLillo o Cryptonomicon di Neal Stephenson.
Insomma, se avete letto almeno uno di questi libri, La congiura dei lunghi non dovrebbe deludervi.
Linus Owen, protagonista del romanzo, insegna Teoria della Cospirazione in un'università della California. Negli ultimi tempi, il suo matrimonio con Claudia, donna bellissima, forse troppo bella per uno come Linus, è in crisi. Ma ecco che due agenti del FBI si presentano da lui per annunciargli che lei è morta in un disastro aereo in Florida, un volo partito da New York diretto in Brasile. E questo è strano, perché Claudia avrebbe dovuto essere a Chicago da sua madre... e quel che è ancora più strano è che lei è stata vista all'aeroporto mano nella mano con un pezzo grosso dell'industria farmaceutica. Se poi aggiungete che a provocare il disastro è stata una bomba...
Potete immaginare a questo punto quale possa essere la reazione di Linus, insegnante di Teoria della Cospirazione.
Il viaggio di Linus verso la verità è costellato da una serie di incontri con personaggi particolarissimi: teorici della cospirazione, radicali, gente rapita dagli alieni, agenti della CIA tossicodipendenti, tutti portatori di una serie di segreti che li tormentano. E' proprio questo il punto di forza del romanzo, che lo rende diverso da qualunque altro: il punto di vista, che non è quello di un personaggio, ma quello dei segreti che nascondono.
Come thriller comincia in maniera magistrale, con una scrittura originalissima ed ironica, a tratti esilarante, piena di similitudini azzardatissime. Ma non aspettatevi un thriller vero e proprio: nel suo svolgersi, il romanzo assume toni grotteschi, quasi demenziali. Questo fatto potrebbe rappresentare un pregio come un difetto.
Nel finale, quando tutte le teorie sul complotto che ha portato alla morte di Claudia convergono in una sola, Hawley recupera la tensione iniziale. Anzi, il romanzo si fa meno ironico e più disperato, con una conclusione tutt'altro che rassicurante, ma che contiene almeno un barlume di speranza. Ad ogni modo, a scrittura si mantiene sempre a livelli elevatissimi, anche quando l'ironia lascia il posto a momenti più toccanti. La somiglianza con un certo DeLillo, però, in certi punti è eccessiva.
La congiura dei lunghi è un viaggio lungo i sentieri della paranoia e del complotto. Ci guida da una costa all'altra degli Stati Uniti, da San Francisco a New York, ed ha il suo culmine nel cuore di tutti i segreti dell'America: il Deserto. Sì, quello dell'Area 51, degli esperimenti atomici, quello così ben tratteggiato da Patton nel suo Dreamland.
Una volta terminata la lettura, non si rimane di certo con un'idea positiva sul governo degli Stati Uniti (o chiunque vi sia dietro... difficile uscire dal clima di sospetto), un paese che, come dice Linus, "ha più agenzie di controspionaggio che progetti legge per le pensioni". Tutto questo perché? Ce lo spiega verso la conclusione il personaggio chiave del mistero: "Gli Stati Uniti non sono una democrazia. Sono una corporazione che esiste per un solo scopo, ossia per accrescere i profitti e la base di potere della grande industria."
Siete avvertiti, dunque: La congiura dei lunghi non è soltanto un thriller. O forse non è proprio un thriller. Poco importa: per me le due affermazioni hanno lo stesso valore. Ha ragione Fanucci: basta fare distinzioni di "genere"!
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