Dall’America al Medio Oriente, all’Europa, passando anche per l’Italia, dove quasi quarant’anni fa sul piccolo schermo si assisteva a una rivoluzione: l’arrivo dei robottoni giapponesi pronti a conquistare la tv dei ragazzi di allora, inaugurando il successo di un genere che continua a mantenere schiere di cultori in tutto il mondo. A interrogarsi sulle ragioni del fenomeno da noi e su cosa abbia significato per i palinsesti dell’epoca è ora il libro C’era una volta Goldrake. La vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la tv italiana, scritto dal giornalista Massimo Nicora, che aveva già dato alle stampe nel 2016 il volume C’era una volta… prima di Mazinga e Goldrake. Storia dei robot giapponesi dalle origini agli anni Settanta, sguardo panoramico su cosa offrisse il mondo dei manga e degli anime prima dell’avvento dei mecha creati dall’artista Gō Nagai, maestro riconosciuto dei super robot, che nel 1972 provvide a lanciare in grande stile con Mazinga, introducendo l’aspetto del pilota capace di guidare dall’interno i movimenti del gigante di acciaio, soluzione adottata in tante altre celebri serie animate del Sol Levante, come Mobile Suit Gundam (1979) di Yoshiyuki Tomino e Neon Genesis Evangelion (1995) diretto da Hideaki Anno.

Prima di giungere in Italia, Goldrake aveva intanto, con il nome di Goldorak, affascinato i bambini francesi, anche lì tra la diffidenza degli adulti, come poi accadrà nel nostro Paese, dove i cartoni animati di Gō Nagai, con il titolo originario UFO Robot Grendizer trasformato in Atlas Ufo Robot, sbarcheranno il 4 aprile 1978 sulla seconda rete della Rai. Per i più piccoli era nato un nuovo eroe della fantascienza, con gli adulti lesti invece ad alzare le barricate, tra le polemiche, verso l’invasione giapponese.

Il libro

Il viaggio inizia negli Stati Uniti degli anni Cinquanta. Siamo nell’epoca d’oro dei film di fantascienza che si alimentano delle suggestioni della Guerra Fredda e che sono caratterizzati da due elementi fondamentali, alieni e ufo, che avranno una profonda influenza sulle successive produzioni giapponesi riconducibili a quella che viene comunemente definita space opera. Una miscela di idee in parte mutuate dalle pellicole americane e in parte originali che a loro volta rappresentano l’humus di cui si alimentano le produzioni robotiche firmate da Gō Nagai, il creatore di Mazinger z (che in Italia diventerà Mazinga z, 1972), Great Mazinger (Il Grande Mazinger, 1974) e UFO Robot Grendizer (Atlas Ufo Robot, 1975).

Partendo dalla nascita di Mazinger z, si ripercorre la parabola di Nagai raccontandone i debiti, le novità e le suggestioni, sottolineando di volta in volta gli aspetti più interessanti e peculiari che lo hanno portato a definire la sua poetica robotica fino alla creazione di UFO Robot Grendizer. Nagai è riuscito a creare un prodotto atipico in cui alla classica battaglia tra robot giganti si affiancano toni da tragedia shakespeariana, introspezione, psicologia dei personaggi.

Un mix di elementi dai risultati controversi in Giappone, ma che desta l’attenzione di un giovane francese che si trova a Tōkyō per affari a metà degli anni Settanta. UFO Robot Grendizer diventa così Goldorak conquistando milioni di bambini francesi e destando la perplessità degli adulti che si trovano a fronteggiare quella che viene definita, in maniera appropriata, la folie Goldorak.

Dalla Francia all’Italia, passando per l’anonimo padiglione di una mostra dedicata a film e a telefilm presso la Fiera di Milano, Goldorak si trasforma in Goldrake e la serie assume il titolo di Atlas Ufo Robot. Merito dell’intuito di una funzionaria Rai, Nicoletta Artom, che resta così affascinata da questo cartone animato da proporlo per l’acquisto ai suoi dirigenti. Gli eventi vengono svelati attraverso la stessa voce dei protagonisti di questa straordinaria avventura. Senza quei dirigenti e senza la caparbietà dell’allora direttore di Rete Due, Massimo Fichera, che osò superare i rigidi schemi imposti della televisione pubblica italiana, Goldrake non sarebbe mai stato trasmesso.

Da Goldoni a Corvisieri, da Bevilacqua a Fo, da Del Buono a Ferrarotti, da Cardini a Rodari, è un susseguirsi di posizioni pro e contro che alimenta un dibattito che dura diversi anni e il cui apice è rappresentato dalla cosiddetta Crociata di Imola contro i cartoni animati giapponesi che porta alla ribalta mediatica una querelle che infiamma le pagine dei giornali fino ad approdare in televisione nella celebre trasmissione L’altra campana (1980) di Enzo Tortora.

Questa è la “vera” storia di Goldrake, dei suoi protagonisti, dei suoi sostenitori e dei suoi detrattori. E anche di tantissimi bambini che, affascinati dal gigante d’acciaio, non hanno esitato a prendere carta e penna per difendere a spada tratta il loro eroe arricchendo così le rubriche dei giornali di interventi a volte ingenui, a volte profondi, ma che hanno il merito di restituirci senza filtri lo spirito di un’epoca straordinaria e irripetibile per la televisione italiana.

L’autore

Massimo Nicora, Varese 1972. Laureato in filosofia teoretica all’Università Cattolica di Milano, si occupa di comunicazione e relazioni con la stampa per conto di importanti aziende internazionali e nazionali. Giornalista pubblicista, ha collaborato con diverse testate scrivendo di videogiochi e tematiche legate  all’animazione giapponese degli anni Settanta e Ottanta. Appassionato di Gō Nagai e in particolare di Goldrake, si è anche occupato, per conto del produttore giapponese d/visual, del lancio e della promozione dei dvd ufficiali su tutto il territorio italiano. 

Gestisce il blog: ceraunavoltagoldrake.blogspot.it.

Massimo Nicora, C’era una volta Goldrake. La vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la tv italiana, 664 pp. Società Editrice La Torre. Euro 24,50