Quando circolò la notizia che Rupert Sanders, regista di Ghost in the Shell, aveva scelto come attrice protagonista Scarlett Johansson in parecchi si dissero scontenti o quantomeno perplessi per tutta una serie di motivi, dimenticando, però, che la Johansson ha di sicuro contribuito al successo dell'universo Marvel con la sua Vedova Nera, dimostrando di poter reggere benissimo un film da sola anche con Lucy, film costato quaranta milioni di dollari che ne ha portati a casa cinquecento, di milioni.
Le maggiori perplessità nei suoi riguardi sono venute dai fan che conoscono a fondo il manga e gli anime che ne sono stati tratti, dimenticando che il film è ovviamente rivolto ad un pubblico molto più vasto che comprende una maggioranza di persone che di Ghost In The Shell non conoscono nulla.
Per gli uni e per gli altri vale la pena dire che Ghost in The Shell è un manga ambientato in un futuro distopico dove gli esseri umani sono ampiamente modificati e potenziati con innesti cibernetici hardware che gli consentono di avere performance fisiche superumane e software capaci di inserire finti ricordi e impressioni. Inoltre il concetto di base dell'intera opera è una riflessione sulla definizione di “umano” così come il titolo si riferisce alla presenza di una intelligenza autonoma (ghost) in una qualsiasi forma ospite (shell). La protagonista, il Maggiore Kusanagi, è il capo di una squadra della Sezione 9, una branca di polizia che si occupa dei crimini “tecnologicamente avanzati”, lei stessa è potenziata ciberneticamente, anzi, come viene chiaramente spiegato nel manga e negli anime, di umano ha solo il cervello in un corpo sintetico, un cervello che lungo la storia manifesta qualche defaillance al punto da far sorgere dei sospetti sulla propria identità.
Nell'intervista rilasciata dalla Johansson sul set del film a questo proprosito l'attrice ha detto.
“La crisi del maggiore non è di facile soluzione. Nel corso del film lei deve accettare di non poter operare una scelta attiva su quale sia la sua vera identità, deve solo adattarsi al flusso e al cambiamento. Si potrebbe dire che la sua è la classica perdita dell'innocenza ad un livello interiore, mentre in quello esteriore dovrà adattarsi ad un cambiamento inverso, dalla maturità all'età dell'innocenza che ha perso.”
Prima di proseguire con le dichiarazioni dell'attrice giova elencare, però quello che è stato fino ad ora il mondo di Ghost in the Shell.
Il manga originale, intitolato Kōkaku kidōtai ovvero Squadra mobile con corazza offensiva si è sviluppato in un franchise composto da manga, anime, film e romanzi. L'opera fondamentale è il manga Ghost in the Shell, di Masamune Shirow, serializzato per la prima volta in Giappone sullo Young Magazine, nel 1989. I sequel disegnati dallo stesso Shirow sono Ghost in the Shell 1.5: Human-Error Processor, uscito in un volume unico nel 2003, e Ghost in the Shell 2: ManMachine Interface, uscito in un volume unico nel 2001. Sono stati poi realizzati due film d'animazione: Ghost in the Shell (1995, regia di Mamoru Oshii), Ghost in the Shell – L'attacco dei cyborg (2004, regia di Mamoru Oshii); tre serie televisive: Ghost in the Shell: Stand Alone Complex (2002, regia di Kenji Kamiyama), Ghost in the Shell: Stand Alone Complex – 2nd GIG (2004, regia di Kenji Kamiyama), Ghost in the Shell: Arise (miniserie di 4 OAV di un'ora) (2013, regia di Kazuchika Kise); due special conclusivi delle serie TV: Ghost in the Shell: Stand Alone Complex Solid State Society conclude le vicende narrate nelle due serie Stand Alone Complex (2006, diretto ancora da Kenji Kamiyama), Ghost in the Shell: The New Movie (noto anche come Ghost in the Shell: The Rising) conclude la miniserie Arise (2015, regia di Kazuchika Kise).
Come si può vedere da questo elenco il franchise copre l'arco di circa ventisei
anni e il manga originale, che già conteneva tutti i temi sviluppati in seguito, risale al 1989. Siamo nel decennio che ha visto nascere Blade Runner, il cyberpunk e la tematica del transumano/postumano acquista maggiore visibilità. Come dice la Johansson. “È un mondo molto affascinante, che si discosta dall'idea che abbiamo di un futuro post apocalittico come quello mostrato da Spike Jonze in Her. È un mondo molto composito, una specie di patchwork di culture dove sono nate città costruite su altre città, centri abitati che producono grande quantità di rifiuti. Troviamo l'alternanza di alta tecnologia, per così dire,m pulita e luccicante in contrasto con la tecnologia sporca di chi vuole ribellarsi al sistema. È un mondo che appare familiare ma con elementi sorprendenti, spesso minimali, ma che riescono a dargli una precisa identità.”
“Non penso – aggiunge l'attrice – che i fan del Maggiore resteranno delusi, ho già passato questi momenti quando ho accettato di essere la Vedova Nera. Quando mi trovo in queste situazioni cerco di seguire solo il mio istinto per dare al personaggio la propria integrità, e fino ad ora, a quanto pare, ha funzionato. Quando mi hanno proposto la parte io non conoscevo nulla del manga di Shirow e non ho nemmeno iniziato da quello. Ho visto il primo film e alla fine ero sorpresa dalla profondità dell'opera ma anche spaventata perché sotto tanti aspetti il Maggiore è un personaggio estremamente iconico, forse anche più della Vedova Nera.”
Per spiegare la differenza tra i personaggi, la Johansson dice: “Mentre la Vedova Nera combatte con i fantasmi del proprio passato il conflitto del Maggiore è di un livello più profondo, lei è in una crisi personale che definirei filosofica e shakespiriana. Però entrambi quando entrano in azione prendono a calci nel sedere un sacco di persone, e questo, per me, è sempre un gran divertimento.”
E sul motivo del divertimento specifica.
“Inutile nasconderlo, come molti miei colleghi io sono una insicura cronica, e poter interpretare un personaggio capace di affrontare un mezzo corazzato a mani nude o lanciarsi da un grattacielo con totale impassibilità è semplicemente catartico. Devo poi confessare che la parte che mi piace, fino ad ora, è anche l'allenamento fisico, anche se ho dovuto lavorare per differenziare la tecnica di combattimento a mani nude e con le armi del Maggiore rispetto alla Vedova Nera, e in questo sono stata molto aiutata dai preparatori e dai coreografi, perché alla fine è come danzare.”
Una interessante tematica è quella della corporeità, tematica che la stessa Johansson ha affrontato negli ultimi anni in film fantascientifici, oltre ad essere l'icona femminile dell'universo Marvel ha anche recitato in Lucy dove il suo corpo viene mutato fino all'estremo, in Under The Skin il sorpo è solo un simulacro che contiene una essere alieno e del quale essa stessa diventa consapevole solo alla fine quando si lascia andare alle emozioni, in Her, infine è solo la sua voce sensuale a esprimere la corporeità inesistente di un software. Per quanto riguarda il rapporto corporeità/personaggio in Ghost in The Shell la Johannson ha detto: “Apparentemente il Maggiore Motoko Kusanagi è un umano di sesso femminile, ma pur mostrando il proprio corpo quello che mostra in realtà è solo una costruzione cibernetica di forma femminile, la sua nudità è priva di attributi sessuali. La forza fisica e le capacità del Maggiore sono uguali e anche superiori a quelle di umani di sesso maschile, lei è in tutto e per tutto un cyborg, o meglio un essere vivente che si pone oltre la bisessualità della razza umana. Forse la persona che maggiormente affascina il Maggiore sotto un aspetto sentimentale è proprio il Burattinaio, l'entità responsabile dei crimini, ovvero una IA alla ricerca di un corpo che il cui aspetto non determina necessariamente un preciso orientamento sessuale. Come ho già detto mi piacciono i film d'azione, ma questo offre anche spunti di riflessione proprio come Her e Under The Skin, come al solito io ho cercato di impegnarmi al massimo, qual'sia stato il risultato – conclude la Johansson – aspetto che sia il pubblico a giudicarlo e magari a decidere se questo film avrà uno o più sequel.”
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