La recente scoperta annunciata dalla NASA ha suscitato grande interesse tra gli appassionati di scienza e di fantascienza: in orbita intorno alla stella Trappist-1 (una nana rossa distante circa 36 anni luce dal nostro Sistema Solare) sono stati individuati sette pianeti, tutti di dimensioni simili a quelle della Terra e ben tre dei quali con caratteristiche tali da rendere plausibile la presenza di acqua allo stato liquido, condizione considerata essenziale per garantire lo sviluppo di un ecosistema vivente.
Prima che su questi pianeti possa essere acclarata la presenza di acqua liquida (e, in ultima analisi, di organismi viventi) passerà ancora molto tempo. Nel frattempo è ipotizzabile che qualcuno attribuisca ai sette pianeti dei nomi un po' più evocativi delle lettere dell'alfabeto (dalla 'b' alla 'h') con cui sono identificati oggi.
È su questo punto che la mente fervida del fan di fantascienza si può scatenare, ripercorrendo i nomi dei pianeti che ha incontrato nella propria esperienza letteraria, cinematografica e televisiva. Cito i primi tre pianeti che mi vengono in mente, lasciando a chiunque lo desideri la facoltà di completare quest'elenco: Trantor (il pianeta-città, capitale dell'Impero Galattico nel ciclo della Fondazione di Asimov), Arrakis (il mondo desertico su cui si svolge gran parte delle vicende della saga di Dune, di Herbert), Gethen (il pianeta ghiacciato su cui è ambientato La mano sinistra delle tenebre di Ursula K. Le Guin).
I pianeti nel rock…
Passando al rock (ciò di cui mi occupo prevalentemente), sono invece davvero pochi i casi di artisti che abbiano coniato nomi di pianeti per ambientare storie in musica.
La mia memoria fallace mi suggerisce innanzitutto Y: è uno dei due mondi (l'altro è la Terra) su cui si svolgono le vicende raccontate, suonate e cantate nel doppio album 01011001 pubblicato nel 2009 dagli Ayreon, il progetto musicale guidato dal polistrumentista olandese Arjen Lucassen. Y (che dà il titolo al primo disco, oltre a essere la trascrizione dal codice binario del nome dell'album) è abitato dalla razza Forever ed è governato dalle macchine. Le vicende evolvono, tra assoli di chitarra e di tastiere e alternanze di voci (ogni personaggio del racconto è interpretato da un cantante diverso), fino alla liberazione dei Forever dalla schiavitù delle macchine.
Un altro caso riguarda un album pubblicato nel nostro paese nel 1973 e, caso abbastanza raro, piuttosto noto anche all'estero. Mi riferisco a Felona e Sorona, capolavoro de Le Orme, uno degli gruppi più importanti nel panorama del rock italiano degli anni Settanta (Aldo Tagliapietra: voce, chitarra e basso; Tony Pagliuca: tastiere; Michi Dei Rossi: batteria). Il concept album racconta la storia di due pianeti personificati, Felona e Sorona: il primo gioioso perché illuminato dal sole, il secondo triste perché perennemente al buio.
C'è un grande vuoto fra i due pianeti
Ciascuno ignora che l'altro c'è
L'enorme abisso separa i due mondi
Ognuno pensa a sé come sa.
Sono divisi anche i loro destini
Uno non sa la notte, l'altro il giorno
Ma l'equilibrio è il fulcro del tempo
e si stabilirà prima o poi
quando Sorona dal cielo si illuminerà.
Sorona vive nell'attesa di una luce che finalmente arriva.
Un'improvvisa luce si avvicina, ora è qui.
La tristezza è ormai alle spalle, i due pianeti sono entrambi felici.
In quell'istante due mondi felici
Vibrano insieme nell'arco del cielo
E del dolore non c'è ricordo
Soltanto oggi comincia la vita.
Ma l'arrivo della luce per Sorona coincide con l'inizio del crepuscolo per Felona.
Ma mentre ancora esulta Sorona
Felona inizia il lento declino
Inesorabile la notte scende
E l'equilibrio ben presto finisce.
Di questo disco è stata realizzata anche una versione in inglese, grazie alle traduzioni e alle rielaborazioni di Peter Hammill, leader dei Van der Graaf Generator (tra l'altro il nome Sorona fu suggerito proprio da Hammill, riferendosi a "sorrow", dispiacere).
La notorietà di questo disco si è mantenuta inalterata negli anni: nel 2011 è stata pubblicata una ristampa contenente sia la versione italiana sia quella inglese; nel 2016 ne è stata pubblicata una versione rifatta integralmente (ancora una volta in entrambe le lingue) dalla formazione attuale de Le Orme che, della line-up originaria, vede la presenza del solo Michi Dei Rossi.
…e il rock nei pianeti
Ribaltiamo il discorso. Il Minor Planet Center (MPC) si occupa di recensire e raccogliere dati sui corpi minori del Sistema Solare (satelliti, asteroidi e comete). Finora sono stati individuati finora circa 730.000 asteroidi: a ciascuno di questi può essere eventualmente assegnato un nome specifico, di solito suggerito dallo scopritore. Anche se solo il 4% degli asteroidi è stato "battezzato", viene naturale immaginare che in molti casi la scelta del nome possa cadere su artisti del mondo del rock.
La lista dei nomi è aggiornata grazie al Dictionary of Minor Planet Names, un volume pubblicato dall'astronomo tedesco Lutz D. Schmadel e giunto alla sesta edizione. Scopriamo così che esistono gli asteroidi Clapton (scoperto nel 1976), Santana e Zappafrank (scoperti nel 1980), Lennon e McCartney (scoperti nel 1983), Harrison e Starr (scoperti nel 1984), Garcia (scoperto nel 1985). Ce ne sono molti altri, come Elvis, Pink Floyd, Rolling Stones, Jimihendrix, Ledzeppelin, Jarre, Oldfield, Springsteen, Yes, Petergabriel, ZZ Top, Davidbowie, Motörhead, Satriani, Beatles, Geddylee, Katebush, Procol Harum, Freddiemercury, Brian Wilson, Simon-Garfunkel, Markknopfler.
Tra gli italiani citiamo Dalla-Degregori e il recente Eugeniofinardi.
Ora che siamo al termine di questo viaggio tra pianeti e asteroidi siete pronti per preparare la lista dei mondi che la fantascienza vi ha fatto scoprire?
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