È nelle sale italiane Logan – The Wolverine, l'ultimo tratto dalla saga degli X-Men che ha per protagonista James "Logan" Howlett soprannominato Wolverine (che in italiano indica il ghiottone, animale che a differenza del nome che potrebbe sembrare simpatico è estremamente aggressivo).
Alla regia troviamo il poliedrico James Mangold, regista, sceneggiatore e produttore, a cui dobbiamo anche la storia di Logan – The Wolverine sequel del cupo Wolverine l’Immortale del 2013, sempre diretto da Mangold.
La trama è ambientata in un futuro non troppo lontano, dove i mutanti sono sull’orlo dell’estinzione a causa di un arma batteriologica che agisce direttamente sul fattore Gen, sviluppata dalla Transigen , divisione scientifica della potente multinazionale Essex.
In una zona desolata del Messico ritroviamo un Wolverine (Hugh Jackman) fortemente invecchiato e malconcio a causa del virus che, bloccando l’autorigenerazione, fa si che giorno per giorno l’Adamantio avveleni il suo corpo. Lo stesso virus ha avuto effetti decisamente più devastanti sul novantenne professore Xavier (Patrick Stewart) visto che gli procura forti crisi epilettiche che, non permettendogli di controllare i potentissimi poteri psichici, già un anno prima involontariamente aveva causato la morte diversi mutati. Il professore è assistito da Logan e dal mutante reietto Calibano (Stephen Merchant). Non rimarranno a lungo al sicuro poiché giungerà la richiesta di proteggere la giovanissima mutante Laura (Dafne Keen) che porterà Logan ad affrontare vecchi e nuovi demoni su un sentiero dove si compirà il suo destino.
Hugh Jackman veste per la decima volta i panni del personaggio creato nel 1974 sulle pagine dell’incredibile Hulk da Len Wein (testi) e da HerbTrimpe (disegni) con la collaborazione di John Romita Sr.
La cifra tonda segna anche l’interpretazione definitiva dove Jackman,già candidato all’oscar, ha la possibilità, coadiuvato dalla sapiente mano di Mangold che già lo aveva guidato nel precedente film, di mostrarci tutte le sfaccettature del suo alter ego cinematografico in una storia potentemente drammatica, cruda, di sacrificio e redenzione.
“Volevamo qualcosa che si sentisse fosse molto diverso, molto nuovo e, in ultima analisi, molto umano.” – dice Jackman. “Perché mi sembra che la forza degli X-Men e quella di Wolverine sia più nella loro umanità piuttosto che nei superpoteri. Nell’esplorare questo personaggio per l’ultima volta, ho voluto arrivare al cuore di qualcuno che era più umano di quello che i suoi artigli potrebbero far pensare.”
Lo scopo intrapreso è dunque mostrarci come questo personaggio, quasi invincibile e immortale, sia in realta fragile, pregno di una sensibilità che potremmo non aspettarci in un classico supereroe
“Entrambi volevamo un film che fosse a se stante.” – sostiene Jackman. “Questo è molto più realistico di tutto quello che abbiamo fatto prima nel franchise degli X-Men e forse anche di tutti gli altri comicmovies. È molto più umano.”
Come abbiamo già detto, nell’apertura del film troviamo in questo distopico
futuro Logan fortemente indebolito anche nell’animo, con le sue capacità di rigenerazione ridotte e che suo malgrado si ritrova il compito di scortare una giovane mutante, Laura (l’esordiente Dafne Keen) come descrive lo stesso Jackman: “Lui non vuole aiutare nessuno. Assolutamente. Non vuole avere niente a che fare con questa storia. E’ molto lontano il tempo in cui rispondeva alle richieste e alle grida di aiuto della gente. In sostanza è giunto alla conclusione che in genere quando aiuta qualcuno, le cose finiscono per andare peggio. Le persone che ama finiscono per farsi male, e se si avvicina troppo, o se ci prova con troppa convinzione, tutto finisce con il dolore, con qualche perdita e distruzione.”
Logan e il Professor Xavier e Logan iniziano un viaggio verso Eden, un rifugio per i mutanti, incalzati però dal cattivissimo criminale cibernetico Donald Pierce (BoydHolbrook). È lo stesso Jackman a descriverci l’interpretazione del suo nemico: “Boyd è un attore dal talento fenomenale, davvero dotato. Quando ho letto la sceneggiatura gli ho detto che pensavo che Pierce fosse una delle parti più difficili da interpretare. Gli antagonisti migliori sembrano divertirsi più di chiunque altro nel film e ha fatto sua questa idea, lo ha fatto brillantemente perché anche quando lancia una moneta in aria la cosa poteva essere allo stesso tempo molto minacciosa e divertente.”
Jackman ha avuto parole particolarmente entusiastiche anche per la sua giovane co-protagonista, Dafne Keen, che fa il suo debutto cinematografico con Logan con una performance notevolissima. “È un’attrice fenomenale, ed è un onore poter lavorare con lei.” – afferma Jackman. “Laura, geneticamente, ha lo stesso DNA di Wolverine, quindi ci sono elementi della sua personalità e della sua fisicità in lei, che non sono facile da tirare fuori. È stato difficile per me esprimerli quando avevo 30 anni, figuriamoci farlo da sola per una ragazzina di 11 anni,anche perché lei non è affatto così; è molto frizzante, vivace e carica di energia. Impersonare questo mutante costantemente incazzato, pieno di rabbia, pronto a staccarti la testa se lo guardi storto, non ha niente in comune con lei, ma nonostante tutto, c’è riuscita.”
L’empatia che lega il vecchio Wolverine e la giovanissima mutante nasce dal fatto che Laura ha geni simili a quelli di Logan e quindi, avendo le stesse caratteristiche, ha eredito anche una notevole rabbia che potrebbe schiacciarla. “Logan aveva una bontà interiore che se non avesse avuto lo avrebbe reso una perfetta macchina per uccidere, perché quando è infuriato perde totalmente il controllo.” – sostiene Jackman. “Potrebbe uccidere chiunque, ma ha un cuore, una coscienza. Non è una semplice macchina per uccidere, non segue ciecamente qualunque ordine gli sia dato.”
Senza perdere d’occhio Laura, Logan assiste e protegge anche il debilitato professor Xavier in una eccezionale interpretazione di Patrick Stewart: “Ha amato questo personaggio e si vede” -dice Jackman di Stewart. “È una prestazione straziante, bella, stratificata, strutturata e complessa che a volte è incredibilmente lucida e chiara. Si vede il rapporto tra lui e Logan come una sorta di legame padre-figlio in tutte le sue sfumature: l’orgoglio, la delusione, la rabbia e la frustrazione… emerge tutto.”
Termina l’attore australiano di parlarci di Logan , e del fatto che questa sia la sua ultima interpretazione di Wolverine in questa maniera: “C’è stato un momento in cui sono venuto a patti con il fatto che questa sarebbe stata la mia ultima volta.” – racconta Jackman. “Amo questo personaggio ed è stato fantastico per me. Mentirei se dicessi che mi sarebbe stato bene se non avessi risolto tutto quello che era ancora in sospeso, e intendo tutto. Ogni giorno, ogni scena è stata una sorta di battaglia per ottenere il meglio dal personaggio, per ottenere il meglio da me.”
Conclude Jackman: “C’è stato un senso di vita e di morte su Wolverine, so che suona drammatico, ma era questa la sensazione.”
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