Valutazione tecnica

Non è certo solo per le meravigliose musiche rarefatte composte da Ludovico Einaudi che Luce dei miei occhi ha un posto particolare nel cuore di tutti quelli come noi che tanto amano la fantascienza.

Nonostante il regista Giuseppe Piccioni abbia dichiarato di non essere un appassionato del genere, anche se le sue prime frequentazioni e curiosità cinematografiche sono state nei confronti di Godzilla, dei film della Hammer e perfino di Franco e Ciccio, “Perché” – dice – “A sedici anni quel tipo di cinema di serie B rappresentava un rifiuto della cultura accademica”, Luce dei miei occhi è il primo film che mostra in pieno il senso di estraniamento che si può vivere nei confronti del mondo reale, quando il cuore batte oltre il cielo grigio delle metropoli spesso desolate e puzzolenti in cui si abita.

Lontano dalla patologia e dalla paura, la fantascienza distillata nel personaggio di Luigi Lo Cascio (perfetto al punto da farci pensare che il suo alter ego Morgan possa abitare realmente in lui) è qualcosa di più di una semplice passione. E’ una visione filosofica diversa, un atteggiamento mentale ed esistenziale che può ricordare molto il Peter Sellers di Oltre il giardino.La fantascienza in Luce dei miei occhi è un punto d’incontro tra spazio e tempo in cui vedere fondere tutte le tensioni della vita.

Chi non ha amato questo film, molto probabilmente non è un fan del genere e non conosce la fantascienza dei mondi rarefatti, di viaggiatori non di lusso come in Star Trek, ma piuttosto soli e abbandonati in uno spazio e in un mondo diverso, in balia di esseri umani più o meno pericolosi.

Luce dei miei occhi è sostanzialmente questo: il viaggio molto umano di chi vede oltre il mondo e che esplora gli altri come se fossero galassie lontane. Questa è la storia del protagonista: un autista che divora libri della collezione Urania e che vive nel suo immaginario seguendo schemi prestabiliti per incontrare gli altri. Sogna lo spazio e ascolta gli altri parlare. Guarda lontano, ma è bloccato in un luogo che non ama e che non capisce del tutto con esseri che vorrebbe incontrare, ma cui non può rivelare nulla di se stesso. Un grande film e uno straordinario Luigi Lo Cascio per raccontare il gioco e la disperazione di tutti coloro che vivono la loro vita, sognando oppure soffrendo la separazione da mondi lontanissimi dove non si può tornare se non con la mente.

La cornice “urbana” del film rende ancora più straordinario il tutto, perché oltre ad essere perfetta per un racconto di fantascienza di un viaggiatore disperso in un mondo ostile, diventa contemporaneamente un muro solido e implacabile contro cui infrangere ogni aspirazione di libertà.

Luce dei miei occhi è il primo film dove viene raccontata – tutta in una volta – la dimensione sociale, psicologica e filosofica dell’essere un amante della fantascienza.

L’atteggiamento di fragile superiorità di Luigi Lo Cascio durante tutto il film è il marchio della debolezza di tutti coloro che sognano le stelle. E’ il sintomo primario dell’amore incurabile per la fantascienza.

Extra

Backstage, Speciale, Scene inedite, Trailer, Filmografie e note biografiche