Arrivano novità da Venere e stavolta ce le forniscono i Giapponesi che da un po’ di tempo, dopo la Russia (all’epoca Urss), gli Stati Uniti e l’Europa, si stanno occupando anche loro del nostro “vicino di casa”.
Dati interessanti arrivano dalla sonda Akatsuki (“alba”) che ha raggiunto l’orbita di Venere (la percorre in nove giorni) tra la fine del dicembre 2015 e l’inizio del gennaio 2016. La sonda nipponica ha registrato un’enorme anomalia ad arco nell’atmosfera del nostro gemello, talmente vasta da coprire entrambi gli emisferi quasi da polo a polo, per una lunghezza complessiva di diecimila chilometri.
Secondo gli scienziati dell’Università Rikkyo di Tokyo, che hanno pubblicato i dettagli della scoperta sulla rivista scientifica Nature Geoscience, il fenomeno sarebbe espressione di una immensa onda di gravità. Le onde di gravità sono delle onde “atmosferiche”, un fenomeno della meccanica dei fluidi che si genera all’interfaccia tra due mezzi (per esempio aria e acqua) quando la forza idrostatica tende a ristabilire l’equilibrio.
Il fenomeno era stato già osservato in forma minore qualche anno fa dalla sonda Venus Express (in attività tra il 2005 e il 2014 e al cui progetto aveva partecipato anche l’Italia), ma stavolta è diverso, c’è qualcosa di “anomalo” e quindi più interessante: il fenomeno registrato è rimasto inalterato durante i quattro giorni di osservazione, prima che la sonda giapponese perdesse contatto con l’area di interesse a causa del movimento orbitale.
La cosa strana è che nonostante un’atmosfera venusiana particolarmente turbolenta – le sue nubi di acido solforico spirano verso ovest a una velocità di 100 metri al secondo – la perturbazione ad arco registrata risultava stabile e in linea con la lentissima rotazione della superficie (il “giorno” sul pianeta dura il corrispettivo di 243 giorni terrestri).
Alla lista delle domande "spaziali" irrisolte (almeno per il momento) se ne aggiunge, quindi, un'altra. C'è ancora tanto da scoprire e da capire.
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