Dopo lunghi rimandi la produzione ha deciso che il pubblico è pronto a vedere un film che ricorda non a caso la tragedia dell'11 settembre. Ma lo spettatore è davvero in grado di seguire una pellicola del genere, impregnata su quella che è e resta poco più di una storiella, vista e considerata la realtà dei fatti di cronaca?
E - si badi - qui non si tratta solo di chiudere un occhio sui capelli tinti di Arnold Schwarzenegger e sul Bignami di storia sudamericana che viene proposto. In ballo c'è qualcosa di più, ovvero il rapporto tra cinema e realtà. La storia è quella di un pompiere di Los Angeles vede morire moglie e figlio in un attentato per mano di un terrorista colombiano. Così decide di partire alla volta del paese sudamericano per avere vendetta. Girato dal regista del rifacimento de Il delitto perfetto, Danni collaterali soffre malamente del confronto diretto con l'attualità. Se da un lato la preveggenza di un possibile attacco sul suolo americano lascia sorpresi, dall'altro i nove morti della finzione sembrano davvero poca cosa di fronte alla realtà di quello che è accaduto al World Trade Center. La nuova epica di Schwarzy diventa così quella di un filmetto "appena, appena retorico" in cui Francesca Neri, una spietata terrorista con il labbro rifatto, che cerca di colpire l'America al cuore, diventa addirittura patetica.
Senza alcun approfondimento, con la geografia politica affrontata con un punto di vista semplicistico e disarmante, il film è imbevuto dell'abusata e perfettamente condivisibile retorica del punto di vista della vittima che vuole fare di tutto per vendicarsi. Il problema è - semmai - che il cinema, perfino quello di Schwarzenegger, dovrebbe fare di tutto per sforzarsi di raccontare un po' meglio perfino l'aspetto umano e non solo quello politico. Con un colpo datogli dal confronto perso con la realtà e - soprattutto - con una retorica che sembra appesantire irrimediabilmente le tante cose buone presenti nel film, Danni collaterali è un documento interessante sul confronto storico politico tra Hollywood e la realtà politica degli Stati Uniti nei primi mesi del nuovo millennio. Resta da vedere se questo rappresenta davvero un buon motivo per andare al cinema e spendere i soldi del biglietto. Perché anche se il terrorismo è da condannarsi sempre, non si possono accettare frasi semplicistiche quando vengono citati i misfatti di alcuni consiglieri militari americani: gli stessi, poi, che ironia della sorte hanno creato i vari Noriega, Osama Bin Laden, Saddam Hussein e Gheddafi.
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