John Shirley non è di certo uno scrittore di fantascienza in grado di creare un'opera d'arte, ma è comunque uno che sa più o meno il fatto suo: le influenze letterarie prese a prestito in maniera piuttosto abborracciata da scrittori appartenenti alla cultura dell'avant-pop, influenze che con quasi sapienza consumata l'autore mischia e confonde insieme ai grandi temi della SF trattati da autori quali Douglas Adams, Philip K. Dick, James Ballard, William Gibson e Bruce Sterling, fanno di John Shirley un autore che si può apprezzare con un certo margine di genuino quanto ironico rispetto. Definire Shirley uno scrittore di SF è forse esagerato: è piuttosto un caricaturista della SF e il suo romanzo L'Era dei Miracoli è l'esempio più lampante del suo modo personalissimo (fin troppo personale) di intendere la fantascienza. Detto senza mezzi termini, Shirley usa (sfrutta) la SF: essa è nelle sue mani un pretesto per fare dell'ironia intorno alla politica, alla religione, alla civiltà e alla cultura americana e non. Bene, John Shirley non è né autore di SF né autore avant-pop, tuttavia è un autore che gode di un certo credito almeno in America; se la SF non riscuote più tanto successo nel suo paese d'origine, John Shirley ha deciso di scrivere della fantascienza adulterata che può sembrare fantascienza, ma che è in realtà è una gran miscellanea assai confusa di cyberpunk, splutterpunk, cultura classica, poesia visionaria, avant-pop e tutto quanto può avare una vaga attinenza con il mondo della fantascienza classica. Ma chi è John Shirley? Beh, indubbiamente potrebbe essere uno scrittore ma anche un musicista rock: Shirley è un caricaturista e non tanto uno scrittore tout-court, ma è anche uno spirito rock; chi conosce i suoi scritti si sarà reso conto che questi sono infarciti di citazioni prese a prestito dalla cultura rock. In patria è definito come uno spirito indipendente e dissacratorio, ma una volta che si impara a conoscerlo, ci si rende subito conto che non è poi tanto indipendente, poi dissacratorio non lo è proprio, al massimo è un vignettista ironico ma fortemente costretto nei limiti del bigottismo pagano dell'underground americano.

John Shirley è nato a Houston, Texas, nel 1953: tra le sue opere vale la pena ricordare Transmaniacon (1979), Il rock della città vivente (1980), Freezone (1985) presente nell'antologia Mirrorshades e I lupi del Plateau (1988) presente nell'antologia Cyberpunk. Shirley si è anche provato artisticamente con l'horror, il noir, ottenendo risultati assai modesti, simpatici. Si è imposto all'attenzione della critica e del pubblico grazie alla trilogia di Eclipse (1985-1990) dai contenuti esplicitamente politici e con il surreale e atipico romance planetario A Splendid Chaos (1988).

L'Era dei Miracoli è del 1996 e il romanzo viene presentato in Italia nel gennaio 2002 dai tipi dell'Editrice Nord nell'accuratissima traduzione di Vittorio Curtoni, che ha saputo rendere questo romanzo appena mediocre in un lavoro degno d'esser letto; alle volte una traduzione ben fatta riesce a trasformare un romanzetto in qualcosa di godibile e appetibile, e in questo caso Curtoni ha fatto davvero dei miracoli reali per rendere digeribile L'Era dei Miracoli al pubblico italiano. Leggendo la versione originale (ho letto solo qualche pagina, perché subito mi ha annoiato e stomacato), Silicon Embrace manca di stile e quando non c'è stile in uno scritto, la storia può essere anche bella ma sarà impossibile apprezzarne i contenuti.

Veniamo alla trama: Quinn Helden, reporter della Generazione Z, scopre inquietanti collegamenti tra i drammatici avvenimenti che nel recente passato hanno sconvolto il mondo come la Seconda Guerra Civile Americana e la Grande carestia che ha afflitto la Terra. Preoccupato da quanto ha scoperto per pura fortuna (o sfortuna) comincia a nutrire il dubbio che l'umanità abbia una storia segreta che qualcuno si è premurato di nascondere all'opinione pubblica. L'umanità sembra che abbia una storia segreta da nascondere... ma è arrivato il momento di rivelare al mondo la verità: John Shirley si prende gioco di Chris Carter e dei suoi X-Files, ma anche di Star Trek e infarcisce il tutto con battute prese a prestito dal repertorio poetico di Patti Smith e di altri mostri sacri (!) del panorama rock. Poi si tuffa in una raffazzonata poco credibile descrizione di una ipotetica Seconda Guerra Civile Americana, e ancora descrive il disastro ecologico che ha portato alla Grande Carestia e alla balcanizzazione degli Stati Uniti: alla fine, con un ironia forzata, dichiara che l'umanità è il tassello di un incredibile mosaico, di una convergenza di forze che guidano all'Avvento Segreto destinato a trasformare l'umanità e forse a distruggerla. A questo punto non può non entrare in scena l'isteria dei media per i dischi volanti e le fantasie sugli extraterrestri che per decenni hanno nutrito il cinema e la TV; John Shirley ci fa capire con la sua solita ironia forzata che in realtà l'umanità deve decriptare un messaggio trasmesso da chissà dove e da chi, forse addirittura dal Paradiso, forse da Gesù in persona in carne e ossa! Shirley si fa beffe della Profezia di Celestino, è evidente: la religione è messa alla sbarra degli imputati così come tutto il pensiero della new age. Ovviamente non mancano gli alieni in perfetto stile guerra dei mondi. E le battute finali del romanzo si consumano nella fantomatica Area 51 in una confusione politica, bellicista, religiosa, atea, pagana, gnostica, che alla fine il lettore fatica non poco a capire il messaggio ironico che John Shirley ha voluto trasmettere a noi poveri mortali. Quinn Helden, reporter alternativo della Generazione Z, dopo innumerevoli peripezie insieme ai suoi compagni, scopre la verità sugli alieni ma non solo: Quinn viene indicato come il portavoce di verità nascoste, ma è anche un nuovo sciamano cibernetico di un futuro indecifrabile, un futuro dove la tecnologia più avanzata e i segreti di un'antica spiritualità stanno formando una nuova alleanza. A voi lettori scoprire la verità... io l'ho scoperta e mi ha lasciato profondamente deluso.

L'Era dei Miracoli (Silicon Embrace) è un romanzetto che ha molti punti deboli, così tanti che non mi prendo il disturbo di evidenziarli tutti, anche se alcuni li ho accennati nel corpus di questa mia recensione; quello che posso asserire con sicurezza è che l'autore voleva fare dell'ironia sullo stile di Mark Twain, ma il risultato finale è assai poco onorevole. Questo romanzo è sicuramente un altissimo esempio di crisi della Fantascienza; già Bruce Sterling con Lo spirito dei tempi aveva tracciato la crisi della SF, John Shirley non fa altro che scimmiottare Sterling e tanti altri scrittori di SF che non riescono più a trovare nella fantascienza un valido mezzo di comunicazione. E' un libro che consiglio a quanti vogliono farsi un'idea approssimativa della SF non più SF e a quanti amano un'ironia spicciola. Rimane comunque il fatto che il punto forte di questo romanzo è la traduzione di Vittorio Curtoni, solo per questo vale la pena leggerlo.