Sopravvissuto ai mostri giurassici che lo hanno insidiato in ben due film l'attore Sam Neill si è recentemente dovuto calare nei panni meno pericolosi di divulgatore scientifico per una serie di documentari sul cosmo girati in Nuova Zelanda, sua terra natale, e prodotti dall'inglese BBC con gran sfoggio di effetti speciali digitali. La serie si intitola semplicemente Space ed è un viaggio sia nel tempo che nello spazio, dalle origine dell'universo al lontano futuro e spesso e volentieri sconfina in territori decisamente fantascientifici. "Non potendo portare Sam nello spazio" ha detto il produttore Richard Burke-Ward "abbiamo portato lo spazio da lui": ecco infatti che agli antipodi sono stati girati gli esterni che vedono Neill in un ampio spazio desertico avvicinarsi a quattro avveniristici pilastri luminosi, un "simulatore spaziale" nel cui perimetro vediamo visualizzarsi di volta in volta pianeti, stelle, galassie e via esplorando. Lei sei puntate sono tendenzialmente tematiche, nella prima si parte del big bang e si riflette sul fatto di come, in un certo senso, siamo tutti fatti di polvere di stelle, in quanto ogni singolo che compone il nostro mondo, e noi stessi, è stato un tempo parte di materia stellare. Nella seconda puntata ci si angoscia alla prospettiva di catastrofiche collisioni cosmiche con asteroidi; nella terza si affronta l'affascinante mistero dei buchi neri, arrivando a sostenere che solo nella nostra galassia ce ne dovrebbero essere circa una decina di milioni. Nelle successive puntate ci si addentra decisamente nel fantascientifico: nella quarta si parla di entità extraterresti e della possibilità del Primo Contatto, con tanto di "carrellata spaziale" in puro stile Contact; nella quinta ci si spinge nei territori della colonizzazione da parte dell'umanità di altri pianeti e nella sesta ed ultima puntata si teorizzano la propulsione a ioni, le vele solari e l'uso dei tunnel spaziali per viaggiare più velocemente. Tutta roba vecchia e stravecchia per i lettori di fantascienza, sempre affascinante tuttavia e comunque nuova per il grande pubblico, soprattutto se presentata in modo coloratissimo e spettacolare (ma anche un po' semplicistico, spesso e volentieri si rimpiange la chiarezza e accuratezza divulgativa del nostro prezioso Piero Angela). Vedremo mai Space in Italia? Speriamo, perché comunque si tratta di una produzione realizzata con grande professionalità e indubbiamente di grande impatto visivo, ma è presto per dirlo. Nel frattempo i più impazienti possono comunque procurarsi la versione originale già disponibile su alcuni mercati, e quindi nel Web, in Dvd.