Venerdì ventotto ottobre 2016, in una caldissima giornata d'autunno si taglia il nastro inaugurale per i cinquant'anni di Lucca Comics and Games. Neppure il tempo di un giro veloce nei sempre più numerosi stand di fumetti, di videogiochi e gadget vari, appena uno sguardo agli innumerevoli cosplayer che è già tempo di incontrare al Press Café – in conferenza stampa – uno degli ospiti più attesi della manifestazione: Frank Miller.
La sala è gremita e fremiamo d'aspettativa. All'ora stabilita Miller fa appena il gesto di entrare e ci vede, siamo tanti, forse troppi. Sorride e torna sui suoi passi. Vedo chiaramente la scena da dove sono seduta. Ci viene annunciato di attendere ancora un paio di minuti. Qualcuno non ha capito e applaude. Attesa. Dopo tre minuti l'artista, finalmente, entra e si dirige spedito verso il tavolo allestito con microfoni e traduttore. Non c'è bisogno di presentazione e l'intervista durerà poco più di venti minuti. Parte la raffica di domande a cui l'artista risponde con grande simpatia e professionalità.
Se ha nuovi progetti? Certo! Dopo 300 si dedicherà interamente al personaggio del re persiano Serse sviluppando la storia della sua ascesa concentrando la narrazione soprattutto sul piano mistico. Sin City? Sin City è un progetto che continuerà per sempre, Miller conferma che lavorerà alla sua realizzazione sino a fine carriera. Sino a che avrà vita, precisa. Riguardo Ronin avrebbe qualche idea sul far proseguire la storia di Casey in un futuro devastato e dalla natura selvaggia.
Sorridendo parla della nascita del suo amore per l'hard-boiled e il noir soprattutto dopo aver letto The Spirit di Will Eisner in un affascinante bianco e nero. Le atmosfere anni '40 lo ispirano sin da subito e capisce che ciò che cerca nei film di genere e nelle letture, Spillane per esempio, è proprio quel tipo di ambientazione. Si mette quindi a studiare per ricreare quel tipo di materiale.
In tempi di elezioni la politica fa capolino. Miller ride apertamente chiedendo se lo stiamo umiliando perché è americano. Uno scherzo, certo, ma non le sue dichiarazioni su Trump. Gli viene chiesto se si è mai sentito “profeta” della situazione americana attuale e la risposta è tagliente: Un tizio coi capelli arancioni si è candidato, c'è bisogno di fare critica?
Frank è un artista che disegna belle storie, ammette di essere portato per scene d'azione e di violenza perché sa renderle bene su tavola – sorride ancora – ma Trump non è un personaggio di fantasia, è un pagliaccio reale e pericoloso.
La domanda quindi è quasi spontanea? Perché personaggi così legati alla violenza? La violenza è una risposta? No, assolutamente, Miller è chiaro in questo. Le sue sono appunto scene d'avventura. I suoi sono racconti d'azione, ma se la violenza fosse la risposta a tutto non ci sarebbe necessità di corpo di polizia e di un esercito ordinato. Lui non si sente profeta di quanto accade in America, il suo lavoro è raccontare delle belle storie e cercare di ironizzare quanto di stupido accade le mondo. Il suo lavoro non è assolutamente dire alla gente cosa pensare, cosa dire, cosa fare e, soprattutto per chi votare.
La curiosità spinge a chiedere di Ava Lord. È quindi un personaggio negativo oppure nasconde una dicotomia “Famme fatale-donna da proteggere”? Assolutamente no, risponde Miller. Ava è un personaggio del tutto negativo, è crudele a tutto tondo, ha molte maschere, persino quella della donna indifesa, ma le utilizza tutte a suo vantaggio, è malvagità allo stato puro.
L'artista parla del pantheon dei super eroi e dichiara che ha fatto parte di quella generazione di autori che ha fatto crescere e maturare i paladini, soprattutto grazie al lavoro di Alan Moore e alla sua ispirazione. È entusiasta del lavoro di collaborazione con Brian Azzarello. Definisce il Batman di quest'ultimo più intelligente mentre il suo è un Batman più emotivo. Di Azzarello dice espressamente che è la persona più intelligente che abbia mai conosciuto.
Miller è molto schietto nel rispondere a domande provocatorie tipo il suo rapporto con Dio: Io e Lui non ci siamo mai incontrati
ammette.
Le speranze di nuove avventure con Daredevil vengono disilluse, il progetto è concluso da tempo. La voglia sarebbe quella di proseguire Elektra, ma non è possibile. Elektra – dice serenamente Miller – è morta, era un personaggio destinato a questo sin dall'inizio. Una donna infelice destinata a una brutta fine.
Qualche scatto, dei flash e l'intervista si conclude. Ringraziamo tutti con un applauso e lasciamo che il maestro esca con calma.
Lucca Comics proseguirà per altri quattro giorni, ma intanto abbiamo avuto un assaggio della “magia”.
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