Si chiama Watson Health: è il software di intelligenza artificiale lanciato nell’aprile 2015 da IBM e che è stato già adottato da diverse strutture ospedaliere (inclusi quattordici istituti per la cura dei tumori). Il progetto è ovviamente in continuo sviluppo ed espansione, ma sta già rivoluzionando la medicina integrandola con il “cognitive computing”, cioè un sistema capace di comprendere testi e immagini, interpretare il linguaggio, capire, ragionare, imparare e migliorarsi continuamente.

Watson è in grado di tener sempre presente la letteratura medica, di integrarla con la cartella clinica e i dati medici realtime del paziente.  Il cervellone creato dal colosso statunitense – il responsabile dello sviluppo è Kyu Rhee – promette soltanto di affiancare e aiutare i medici e non di sostituirsi a loro. Potrebbe alleggerirli e aiutarli a non perdere dettagli importanti che nella solita visita, più o meno frettolosa che sia, potrebbero sfuggire. Il sistema, inoltre, grazie a orologi speciali, braccialetti, smartphone con app collegate è in grado di monitorare di continuo il paziente che sarebbe, così, sempre “sotto visita” da parte di Watson pronto a segnalare e condividere con il medico le eventuale anomalie registrate.

Oltre all’impiego direttamente focalizzato sulla salute individuale, il nuovo sistema di elaborazione dati potrebbe dare un notevole contributo allo studio delle interazioni tra salute, predisposizione genetica, contesto ambientale, abitudini e comportamenti, e scoprire che magari la cura giusta per numerosi problemi di salute potrebbe essere un comportamento o un determinato stile di vita.