Piero Schiavo Campo
Piero Schiavo Campo

Piero Schiavo Campo ha vinto nel 2012 il Premio Urania con il romanzo L'uomo a un grado kelvin, imponendosi all'attenzione del mondo fantascientifico italiano. Nato a Palermo, laureato in astrofisica, Schiavo Campo insegna Teoria e tecnica dei nuovi media all'Università di Milano Bicocca e ha un suo blog personale, The Twittering Machine, dove pubblica racconti e brevi saggi scientifici. Collabora anche con la rivista Robot. Per Delos Digital è ora in corso di pubblicazione la serie Odissea nel Futuro ed è di questo ciclo di ebook sul quale abbiamo imbastito la nostra chiacchierata.

Partiamo dal titolo della collana, che poi è anche quello della saga, composto da due parole evocative e impegnative allo stesso tempo: “odissea” e “futuro”. Come è nato questo titolo? 

Il titolo è stato un’avventura… nell’avventura. Onestamente, quando il romanzo era praticamente finito ancora non avevo idea di come l’avrei intitolato. A un certo punto optai per Il viaggio di Philip Scarlatti, poi ne discussi con Silvio Sosio che (giustamente) avrebbe voluto un titolo di maggiore impatto. Alla fine decidemmo insieme di intitolarlo Odissea nel futuro, che ha il vantaggio di rappresentare correttamente il contenuto. L’avventura di Phil avviene nel futuro, ed è certamente un’odissea: è la ricerca di se stesso, innanzi tutto, della propria vera identità, in un mondo sconosciuto e pieno di pericoli.

Si può dire che le due colonne della storia sono da un lato la tecnologia e dall'altra il viaggio? 

Dal punto di vista narrativo, certamente sì. C’è un terzo elemento, che è quello di esasperare (se posso dire così) alcune tendenze del mondo di oggi. La rete, innanzi tutto. La ricerca sull’intelligenza artificiale, la possibilità di crisi energetica planetaria, le biotecnologie e il parallelo declino delle religioni tradizionali, che ancora ne frenano gli sviluppi. Insomma, ho voluto fare un po’ il futurologo: non nel senso di prevedere il futuro (chi, nel 1980, avrebbe saputo prevedere Internet? Eppure sono passati solo 35 anni!), ma nel senso, che credo sia una componente fondamentale della fantascienza, di immaginare sviluppi possibili per mettere in evidenza i limiti e i problemi degli sviluppi presenti e reali.

Ci racconti, senza troppo spoiler, un po' la trama e il contesto generale della saga? 

Phil Scarlatti è un nerd della metà del ventunesimo secolo, che si rende responsabile di un reato informatico. Gli viene proposto di fare da cavia per un esperimento di ibernazione chimica, e lui accetta: dovrebbe restare addormentato per una cinquantina d’anni, ma al suo risveglio scopre che di anni ne sono passati cinquecento. Il suo primo problema è tornare a casa, in Europa: il laboratorio in cui è stato ibernato è in Mongolia, e nel mondo del futuro viaggiare è molto meno comodo di quanto non sia oggi. Il vero problema, però, è capire che cosa è successo veramente. La tecnologia dell’ibernazione chimica non avrebbe permesso un salto temporale così lungo. Chi l’ha svegliato? Come? Perché l’ha fatto proprio in quel momento? Soprattutto: chi è veramente lui stesso? Può fidarsi dei suoi ricordi? La prima parte del romanzo (fino alla parte 5) narra la vicenda del suo viaggio di ritorno. Il mondo del futuro si svelerà lentamente ai suoi occhi: un mondo che ha smesso di essere globale, in cui culture e popoli sono molto diversi tra loro, in cui la tecnologia del passato ha realizzato cose che oggi apparirebbero degne di un fantasy. Arrivato in Francia, scoprirà finalmente chi è. Paradossalmente, le sue conoscenze di uomo del ventunesimo secolo saranno determinanti per risolvere il grande problema che affligge gli umani del ventiseiesimo secolo. La soluzione, però, è destinata a generare un problema ancora più grande, per risolvere il quale Phil sarà costretto a riprendere il suo viaggio (Parti 6, 7 e 8).

Tutta la saga è per l'appunto un lungo viaggio, prima nel tempo e poi in vasti territori: si va dall'Asia all'Europa. Quanto è stato impegnativo dal punto di vista della preparazione delle singole storie?  

Ho ringraziato in cuor mio Internet e Google Earth, senza i quali non sarei mai riuscito ad arrivare fino in fondo. Non avendo mai visitato l’Asia centrale, non avevo idea di come descrivere i luoghi in cui il protagonista finiva col ritrovarsi. Perfino i nomi sono stati un problema. Per fortuna, su Internet esistono numerosi siti in cui sono elencati nomi e cognomi kirghisi, o turkmeni…

Chi è Phil Scarlatti, il personaggio principale di tutta la saga? 

È proprio questo il problema, e non potrei rispondere senza fare spoiler. Per

quello che si capisce all’inizio (quello che il protagonista stesso capisce), è un nerd appassionato di tecnologia, senza amici, con un passato sentimentale disastroso, che detesta lo sport e passa tutto il suo tempo incollato a un computer. Le cose, però non possono stare così: nel corso del suo viaggio è costretto ad affrontare pericoli, minacce, nemici potenti, e tutte le volte se la cava egregiamente… Insomma, non è un eroe, e neppure un anti-eroe: è un uomo che mai nella vita avrebbe pensato di dover fare l’eroe, che non solo si ritrova costretto a farlo, ma, per motivi inesplicabili, ci riesce anche.

 
All'inizio della storia, Scarlatti naviga nelle pagine del cosiddetto deep web e si mette nei guai. Ci spieghi che cosa s'intende per deep web? 

Per definizione, il deep web è la parte del web che non è tracciata dai motori di ricerca. Sulla sua ampiezza si fanno diverse ipotesi, ma è certo che esso costituisce almeno il 99% di tutto il web. I contenuti sono molto vari: in alcuni casi si tratta di pagine innocenti: siti dismessi, prove che i progettisti fanno prima di mettere effettivamente in linea i loro siti, oppure semplicemente siti protetti da password, in cui i motori non riescono a mettere il naso. Esiste poi il cosiddetto “dark web”, la parte del deep web con contenuti illegali: vendita di droga, pedopornografia, vendita di armi da guerra, siti usati da organizzazioni terroristiche… E’ una parte del web che è bene non frequentare, neppure per curiosità, a meno che uno non sappia molto bene quello che sta facendo.

Che differenze ci sono tra scrivere un romanzo ed una serie a puntate? 

Non te lo so dire: Odissea nel futuro è un singolo romanzo, che si prestava bene a essere diviso in parti. In questo caso, l’idea delle puntate è venuta a Delos. Direi che la cosa ha diversi precedenti letterari. Tanto per dirne una, quasi tutto Dickens fu pubblicato a dispense (il concetto è lo stesso); per quello che so, la pubblicazione a dispense poneva una sfida particolare allo scrittore, che doveva tenere continuamente alta la curiosità del pubblico (che altrimenti avrebbe smesso di comprare l’opera). Quando ho scritto Odissea nel futuro, però, non avevo idea che il libro sarebbe uscito a puntate: non so se sono riuscito nell’impresa!

A cosa stai lavorando in questo momento, dal punto di vista letterario? 

Ho molte idee, in particolare due su cui sto decidendo a quale dare la precedenza. Non ti dico di più, perché vorrei evitare di fare figuracce. Qualcuno ha detto che scrivere un romanzo è come attraversare l’oceano in una tinozza; personalmente condivido la similitudine: parti, convinto di voler raggiungere le Antille, ma poi magari ti ritrovi in Brasile, oppure naufraghi al largo delle Canarie. Fare lo scrittore implica metabolizzare fino in fondo il concetto di serendipity: vai dove riesci ad arrivare, e se lungo la rotta scopri che la tua idea originale ti porta al naufragio, cambiala senza farti scrupoli. Insomma: se anticipassi qualcosa, correrei il rischio che qualcuno stia ad aspettarmi al porto di New York, per poi scoprire che i relitti della mia nave sono stati avvistati lungo le coste norvegesi…