Roberto Guarnieri è il classico scrittore che si è fatto le ossa sulle riviste e con i
premi letterari. Appassionato di fantascienza, fantasy, archeologia e tematiche sui misteri delle antiche civiltà perdute, ha pubblicato diversi racconti su riviste (Delos SF, Altrisogni, Writers Magazine Italia, Carmilla, Urania) e antologie (tra le più importanti le serie 365 racconti e Il Magazzino dei Mondi, tutti della Delos Books, oltre ad altre delle Edizioni Scudo). È stato finalista al Premio Blakwood Algernon 2012, al Premio Urania Stella Doppia 2013, al Premio della rivista Effemme 2013 e al premio Robot 2014.
Si è imposto all'attenzione degli appassionati con la serie di novelette steampunk Il circolo dell'arca e più recentemente con la saga di Terra incognita, entrambe pubblicate dalla Delos Digital. Gli abbiamo rivolto alcune domande proprio su queste due serie di ebook e sulla sua passione per la scrittura.
Tra il 2013 e il 2015 è uscito per Delos Digital la saga di Il circolo dell'Arca, in due stagioni. Ci vuoi raccontare di che genere di storie si tratta? E chi è John Fox, il protagonista?
La serie si compone di dieci racconti autoconclusivi. Si tratta di storie Steampunk ambientate in una Londra Vittoriana alternativa piena di stravaganti invenzioni a vapore. Il Circolo dell’Arca è una associazione formata da vari personaggi, ognuno con una sua peculiarità, che si occupano di misteri archeologici, eventi soprannaturali e nuove scoperte scientifiche. Il Circolo è al servizio della Regina Vittoria e viene chiamato per contrastare i pericoli verso l’Impero. John Fox, il protagonista, è un lord inglese con la passione per l’archeologia, la scrittura e il buon bere. Adora starsene nel suo studio a studiare e leggere ma viene spesso catapultato in missioni segrete assieme al suo gruppo. Diciamo che è una sorta di James Bond dell’occulto. Tra gli altri membri spiccano Jim Lennox, un aristocratico britannico con la passione per le armi da fuoco e la bella vita, Irene Walsh, una focosa ragazza irlandese e Werna Warlock, una donna dal passato misterioso al comando dell’Avenger, la più innovativa nave da guerra inglese. Nei racconti il Circolo affronta ogni sorta di avventure: battaglie di spie con i prussiani per contendersi un misterioso e magico reperto, incursioni nei sotterranei di Parigi contro una setta di adoratori di antichi Dei sino all’invasione da parte dei marziani che vogliono impadronirsi dello smog di Londra. Insomma ce ne è per tutti i gusti!
Hai usato nelle storie del Circolo dell'Arca anche personaggi dell'immaginario letterario popolare, quali Sherlock Holmes, il capitano Nemo, Arsenio Lupin. Come è nata questa scelta?
Nella seconda serie ho voluto affiancare ai membri del Circolo, in ogni episodio, un protagonista dell’epoca vittoriana, sia esso reale (come Nikola Testa) o immaginario, modellando le storie su tali personaggi. Se è scaturita una collaborazione fantastica che ha portato il gruppo a indagini deduttive nei vicoli di Londra assieme a Holmes, a un viaggio negli abissi marini con un innovativo sottomarino del capitano Nemo o una spedizione in un’America alternativa in cui la Confederazione ha vinto la Guerra Civile. Nell’ultimo episodio è lo stesso viaggiatore del Tempo di Wells che trasporta i nostri eroi nel futuro (che è poi il nostro passato) proprio nei giorni dello sbarco in Normandia.
Anche la nuova saga che hai scritto dal titolo Terra incognita è un chiaro omaggio alla letteratura d'appendice. In questo caso hai mescolato le storie di cappa e spada con il fantastico e la fantascienza. Ci racconti, senza dire molto, un po' il contesto generale?
Il protagonista, Jack Clive, alla ricerca della sorella scomparsa a Parigi, incappa in un varco dimensionale e finisce in una Terra parallela, popolata da fuggiaschi terrestri di ogni epoca. Nel suo caso si ritrova in un continente popolato da francesi , inglesi e spagnoli del sedicesimo secolo che hanno modellato il nuovo mondo secondo i loro usi e costumi. E allora ecco moschettieri, duelli, belle dame e intrighi di corte oltre a storie di pirati quando si finisce nelle isole perdute del Grande Oceano. Terra Incognita è un unico romanzo, diviso in cinque parti, che af rivivere straordinarie avventure. Il tutto, però, con elementi fantascientifici dovuti alla particolarità della ecologia e della fauna del nuovo mondo. Si, è vero, è un omaggio alle grandi epopee del passato: da Dumas al nostro Salgari. Credo che una sana letteratura avventurosa sia ancora una lettura piacevole, un modo per fondere il sense of wonder della fantascienza con quelle sensazioni di meraviglia che si provavano da ragazzi.
Cosa significa scrivere una serie di storie, piuttosto che un unico romanzo? Che differenze ci sono?
Le stesse che possono esserci tra una serie televisiva, penso a Star Trek, o un film singolo come, che so, Blade Runner. Nel Circolo dell’Arca ogni episodio è un piccolo romanzo condensato, ma l’azione è più rapida e il contesto più velocizzato. Un collega mi ha rimproverato dicendomi di aver sprecato l’occasione di scrivere dieci romanzi producendo solo dieci racconti lunghi, ma lo spirito della serie era quello. Le avventure, appunto, del Circolo dell’Arca da leggere singolarmente, senza un ordine cronologico, anche se inserite in un contesto e una ambientazione che sono sempre le stesse. Scrivere un romanzo, come Terra Incognita, è opera più complessa, vuoi per il tempo che richiede vuoi per la gestione di un unico testo da controllore e revisionare e che deve essere coerente dalla prima all’ultima pagina. Scrivere una storia al mese è più semplice e meno impegnativo, specie se parliamo di scrittori dilettanti e non professionisti, che scrivono appunto nel tempo libero. Però la soddisfazione di produrre un romanzo di più di trecento pagine è grande!
Chi sono Jack Cliver e Shena Shenke, i protagonisti di Terra incognita?
Jack è un archeologo e ex militare britannico. Dopo aver partecipato a pericolose missioni in Medio Oriente e in Sud America si è ritirato fondando un’agenzia di consulenza e organizzazione per spedizioni archeologiche. Pensava di averla fatta finita col rischiare la pelle e invece si ritroverà invischiato in una incredibile e pericolosa avventura. Shena Shenker è sua cugina: bella, ricca, esuberante, collabora con lui nell’agenzia. Finirà nella Terra Incognita trovandosi a suo agio negli intrighi della corte di Re Luigi.
Quali sono i tuoi scrittori preferiti e di riferimento nel campo del fantastico e della fantascienza?
Ho avuto la fortuna di crescere in una casa piena di libri di ogni sorta e in special modo di fantascienza. Mio nonno comperava Urania sin dal primo numero del 1953 e così mio padre e i suoi fratelli, per non parlare dei Cosmo Oro e Argento. E a casa mia non si buttava via nulla, quindi immagina una soffitta strapiena di ogni sorta di ben di Dio letterario. Per la fantascienza, oltre ovviamente a Asimov (genale nelle trame ma a volte un po’ troppo freddo, comunque i racconti sui Robot e Fondazione sono capolavori assoluti), i miei preferiti restano Jack Vance e P.J. Farmer. Grandi inventori di mondi, di culture, di paesaggi e di avventure. Il Ciclo di Fabbricanti di Universi resta insuperabile, così come Il Mondo Del Fiume. Poi Frederic Brown per i suoi racconti brevi e fulminanti. Anche H.G. Wells è tutto da leggere, così come Paul De Filippo che è una fusione tra classico e moderno. Sono anche un amante del fantasy, almeno quello prima maniera di quando ero ragazzo: oltre al Signore degli Anelli anche i primi libri della saga di Shananra e altri titoli isolati. Oggi però il fantasy è diventato ripetitivo e stucchevole, contaminato da un certo modo di fare cinema. E’ un pezzo che non riesco a trovare un buon libro sul genere. Il Trono di Spade è un’opera a sé, più un libro di storia parallela che fantasy. Tra gli italiani, adoro Evangelisti e Dario Tonani.
A cosa stai lavorando ora?
Un mio racconto è stato accettato nella serie Sherlockiana, uscirà forse prima dell’estate nell’omonima collana. Una bella soddisfazione considerato che non è proprio il mio campo (per adesso). Ora sto scrivendo un thriller archeologico, ambientato ai giorni nostri. La ricerca di un misterioso manufatto, legato al mito degli Antichi Astronauti (un’altra delle mie passioni). Dopo aver vissuto, diciamo così, nell’epoca vittoriana, in mondi lontani e nel sedicesimo secolo, ammetto di fare un po’ di fatica a districarmi tra cellulari, automobili e aerei contemporanei. Trovo che il mondo odierno sia divenuto troppo piccolo e stretto per l’avventura, ma volevo fare questa esperienza. Credo proprio però che tornerò presto al passato.
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