Jean-Marc Ligny è nato a Parigi nel 1956; Temps blancs è stato il suo primo romanzo (1979). Il successo gli arride subito e oggi è uno tra i più rinomati romanzieri francesi; a tutt'oggi ha scritto qualcosa come trenta romanzi. Il suo lavoro migliore, a detta della critica, rimane Jihad pubblicato in Francia nel 1999 e che ha regalato all'autore il premio Rosny Aîné.
"Venere all'attacco! Il XXI secolo sarà al femminile o non sarà! Non ci credete? Allora andatevi a leggere gli incredibili racconti di Amore e donna. Vi troverete le nuove tendenze dei vostri amori, sesso e fantascienza, S.M. e SF", questo il commento di Roland Brival dalle pagine di Elle. Per quanto Brival si sforzi di farci credere che questo florilegio di racconti fantastici/erotici sia un capolavoro tutto al femminile, purtroppo la realtà è più cruda rispetto al mondo fantastico (erotico) indicato da Brival: i racconti non sono malvagi, uno stereotipato gusto pulp infarcisce pressoché tutti i racconti tranne qualche rara eccezione, e il fatto che siano completamente innocenti, alcuni addirittura bambineschi, demoralizza subito la fantasia maschile. Molti racconti, soprattutto quelli delle autrici americane, hanno il gusto di tribali pseudo-orge sentimentali in perfetto stile Playboy degli anni Settanta: amore impossibile, amore passionale, amore carnale, amore amore e ancora amore, casto, nero, insipido, falso, leggero, stupido, ignorante, ecc., insomma Io, Erotica, l'antologia curata da Jean-Marc Ligny, è cosmicamente quanto comicamente noiosa.
Non esiste una significativa differenza nella visione del cosmo erotico da parte delle autrici inglesi, americane se confrontate con le loro colleghe francesi: essenzialmente, l'amore è incoerenza, ma questo lo si sapeva già, anche prima che queste scrittici ce lo dicessero a chiare lettere. Poco più innovativi i racconti tedeschi, anche se, purtroppo, sono inflazionati da un ristagno filosofico nietzschiano, ariano, littorio; il fantastico, l'amore, sembra quasi che siano solo un accessorio in queste narrazioni, un accessorio che viene sfruttato per evidenziare una infelicità antropologica/sociale di fondo: la donna vuole essere dominatrice non dell'uomo (troppo semplice!), bensì di tutta l'umanità indipendentemente dal sesso. Le scrittrici italiane se la sono cavata meglio: la loro visione dell'amore è sicuramente dark, piovigginosa, meccanica; le inquietanti atmosfere dickiane delle narrazioni italiane proiettano l'amore in un universo dominato dalla falsità dove la redenzione non è possibile né per l'uomo né per la donna né per l'umanità intera. Con qualche accorgimento, questi racconti potevano essere i migliori dell'antologia; peccato che subiscano pure loro l'effetto pulp comune a tutta la raccolta, se così non fosse stato, avrebbero potuto tranquillamente deflorare il cliché dell'Amore come incoerenza.
Diciassette scrittrici raccontano la loro cosmica visione dell'amore in chiave fantasy, fantascientifica, dark: i nomi, le italiane Barbara Garlaschelli, Gloria Barberi e Nicoletta Vallorani, le americane Poppy Z. Brite, Pat Cadigan, Kathe Koja, Connie Willis, la scozzese Carol Ann Davis, l'inglese Tanith Lee, le francesi Sylvie Denis, Sara Doke, Valérie Simon, Joëlle Wintrebert e Jeanne Faivre d'Arcier, la belga Anne Duguël e le tedesche Birgit Rabisch e Sabine Wedemeyer-Schwiersch.
I racconti, tutti ben farciti con gusto pulp che ricorda vagamente un vecchio Quentin Tarantino in disgrazia, non sono all'altezza di far sognare nessun uomo o donna, al massimo riescono a strappare un sorriso a qualche rozzo camionista d'oltralpe ma nulla di più.
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