Sono passati solo due anni dall'uscita di De Bello Alieno, il romanzo d'esordio di Davide Del Popolo Riolo, vincitore prima del premio Odissea e poi del premio Vegetti. Un libro che piano piano è diventato una specie di fenomeno man mano che veniva "scoperto" da nuovi lettori. Qualche mese fa è uscito un altro lavoro dello stesso autore, Erasmo, giunto in finale al premio Italia e vincitore del premio Cassiopea.

Ora Davide Del Popolo Riolo torna a lavorare con Giulio Cesare, anche se questo nuovo romanzo, vincitore del premio Kipple, è di impostazione del tutto diversa.

In Non ci sono dei oltre il tempo, Davide Del Popolo Riolo affronta, con la sua insuperabile passione e perizia storica, un momento cruciale della storia di Roma: l’uccisione di Giulio Cesare. Lo fa a modo suo, naturalmente, e il suo è un viatico stupendo per dimostrare ancora una volta che la Storia può essere un ottimo spunto per scrivere SF di qualità, geniale; la via originale italiana della Fantascienza passa forse per la sua gloriosa storia antica?

Il libro

Davide Del Popolo Riolo, col suo romanzo vincitore del Premio Kipple 2015, Non ci sono dei oltre il tempo, indaga il momento dell’uccisione di Giulio Cesare con l’occhio del Fantastico, mostrando i risvolti fantascientifici di un avvenimento che ha cambiato il mondo antico. E se la scena fosse avvenuta sotto l’occhio futuribile di osservatori non imparziali, che avessero voluto far apparire la Storia come un momento simulato, gli attori coinvolti come una corte d’interpreti inconsapevoli e ciechi? Cosa si agita dietro il velo del reale, dietro le macchinazioni di un marchingegno teatrale degno delle quinte del Colosseo?

Magia della Storia e senso del meraviglioso agitano la penna di Davide Del Popolo Riolo, donando un affresco multicolore e sensoriale della Roma antica, catapultandola nel futuro più impensabile e distopico.

Un brano

Giulio Cesare è riverso al suolo, ed è morto.

Il mio sguardo è fisso sul quel corpo privo di vita che giace vicino alla base della statua di Pompeo, il suo grande rivale, e non riesco ad allontanarlo. L’ombra della scultura si allunga coprendo il cadavere, e tutto ciò per un attimo non mi sembra altro che un bizzarro scherzo del destino.

Il volto di Cesare, lungo e ossuto, pallido, è nascosto dal lembo della toga con cui si è coperto, quando ha capito di non avere scampo. Confesso che sono lieto di non poterlo vedere in faccia. Vedo invece bene il pavimento di marmo candido, lordato di rosso cupo, tanto è il sangue fuoriuscito dalle sue molte ferite che si è allargato tutto attorno a lui. Quante sono? Il cadavere è così martoriato che non riesco a contarle tutte. Lo fisso e ancora non posso credere che sia accaduto, proprio davanti ai miei occhi, pochi minuti fa: alcuni senatori hanno aggredito il dittatore di sorpresa, come una muta di lupi, e l’hanno ucciso, senza lasciargli scampo.

Anche se la mia attenzione è tutta per il cadavere, con la coda dell’occhio percepisco la confusione che domina ancora nell’aula del Senato. Con un po’ di sforzo guardo ciò che sta accadendo e vedo Bruto, il capo della congiura che Cesare amava come un figlio, in piedi davanti a tutti che agita nel vuoto il pugnale insanguinato per mostrarlo ai senatori. Noto anche che l’arma semina una sottilissima scia di goccioline rossastre, che rimangono sospese per un istante nell’aria. La mano dell’assassino però trema, e gli occhi sono sbarrati. La sua barba incolta, da filosofo stoico, è arrossata di sangue e gronda di sudore la cui puzza acida arriva fino a me. Lo sento anche mentre, con un tono di voce tanto alto da rasentare l’isteria, pronuncia frasi rotte che mi sembrano senza senso, inneggia al ritorno della libertà, alla morte del tiranno e a Cicerone, che vent’anni prima ha salvato la Repubblica. Al suo fianco c’è Cassio, l’altra guida della congiura, che si guarda attorno con i suoi occhi freddi e gli sussurra rapidamente qualcosa. Allora Bruto urla ai senatori di votare, non capisco bene che cosa.

L’autore

Davide Del Popolo Riolo. Nato nel 1968 ad Asti, svolge l'attività di avvocato in Cuneo e per cinque anni è stato Segretario del locale Ordine.

Sin da bambino ha coltivato una passione per la storia e per la letteratura, anche ma non solo di fantascienza, che è sfociata inevitabilmente nel tentativo di scrivere narrativa.

Nel 2014 ha pubblicato il suo primo romanzo, De Bello Alieno (Delos Books), con il quale ha vinto il Premio Odissea ed il Premio Vegetti. Nel 2015 ha pubblicato il romanzo breve Erasmo (Delos Digital) con cui ha vinto il Trofeo Cassiopea.

Davide Del Popolo Riolo, Non ci sono dei oltre il tempo, Kipple Officina Libraria, collana Avatar, pagg. 168, ebook euro 1.95, cartaceo Euro 15.