"Non potremmo passare subito al 2017?" Avrete senz'altro letto questa frase sui social, così come ne avrete letto altre simili, espressioni del dispiacere per vedere così tante notizie luttuose apparire una di seguito all'altra. In particolare nel campo della musica: David Bowie, Glenn Frey, Paul Kantner, Maurice White, Keith Emerson. Da sommare a numerosi attori. Cosa sta succedendo?
Una mente scettica e scientifica normalmente affronta queste cose come anomalie statistiche: i morti sono più o meno sempre gli stessi, solo per puro caso quest'anno sarebbero di più quelli capitati nel ristretto sottoinsieme delle persone che conosciamo. Un po' come per i terremoti: sentiamo a poca distanza le notizie di un terremoto in Giappone e uno in Equador e pensiamo che la Terra stia andando a pezzi, mentre la verità è che terremoti ce ne sono continuamente ovunque, solo che arrivano nei telegiornali solo quando colpiscono vicino a centri abitati.
È vero: ogni anno muoiono sempre più celebrità
Ma non è così, gli scettici stavolta sbagliano. Se si vanno a vedere le statistiche, per esempio sui morti nel campo della musicao in generale delle celebrità, ci si accorge con sorpresa che è vero: c'è una reale tendenza di aumento, anno dopo anno.
L'editor della sezione necrologi della BBC, Nick Serpell, ha fatto qualche conto, e ha scoperto che i necrologi pubblicati nel 2015 erano il doppio di quelli del 2014, e quelli dei primi tre mesi del 2016 erano a loro volta il doppio di quelli dei primi tre mesi del 2015.
Insomma, i morti tra le celebrità stanno davvero aumentando.
Non lo dice solo la BBC; altrimenti uno potrebbe pensare che, per esempio, l'aumento di necrologi possa essere dovuto al semplice aumento di attenzione per questo tipo di notizie. Calcoli simili fatti su altre testate confermano il dato.
Allora che succede?
Nick Serpell non ha solo fatto i conti, ha anche tirato fuori una teoria, che ci sembra molto realistica.
Dobbiamo tornare a quel periodo di grande cambiamento sociale che sono stati gli anni Cinquanta e soprattutto Sessanta. Prima di allora, le celebrità erano promosse soprattutto dal cinema; in parte dalla radio, ma con molto meno forza trattandosi solo di voci (e come dicevano The Buggles, Video killed the radio stars, non c'era confronto tra la forza del video e quella della radio per imporre le celebrità).
Tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta si diffonde la televisione. E con la televisione inizia l'era della comunicazione di massa, e il numero di persone celebri comincia a crescere esponenzialmente.
Forse anche grazie a questo, tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta c'è l'esplosione della musica pop. Il numero di artisti che arriva alla ribalta è enorme e cresce di anno in anno.
Ora torniamo ai giorni nostri, per scoprire che quella generazione di artisti che aveva vent'anni negli anni Sessanta o Settanta, ora è nella settantina avanzata. Molte di quelle persone quindi stanno entrando in una fase della vita in cui le probabilità di morire cominciano a essere significative. Potremmo aggiungere, anche se non abbiamo basi statistiche per affermarlo, che il tipo di vita condotto dai musicisti di fama negli anni sessanta e settanta probabilmente alza di qualche misura la probabilità di morire a un'età non troppo avanzata.
Quindi, in sostanza la risposta è molto semplice: stanno morendo più celebrità perché ce ne sono di più.
Qualcuno certamente obietterà: però Prince aveva solo 57 anni. È vero, ma la morte di un artista è di per sé, ovviamente, un fatto unico. È perfettamente lecito stupirsi della morte di una persona specifica, anche di chi, come Bowie o Emerson, ricadono esattamente nella statistica: sono morti per ragioni specifiche, avrebbero potuto benissimo vivere cinque anni in più o cinque anni in meno con condizioni di salute diverse. Ma tutti insieme questi eventi creano una tendenza statistica.
È evidente quindi che più aumentano le persone famose che raggiungono età pericolose, più aumenteranno le notizie di lutti nel mondo dello spettacolo.
Attenzione quindi quando dite "Non potremmo passare subito al 2017", perché, ahinoi, quasi certamente il 2017 sarà peggio.
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