Tra le molte preoccupazioni del Vecchio, il direttore dell'Ufficio Centrale Cronotemporale Italiano nei romanzi di Lanfranco Fabriani, da ieri ce n'è una in meno. La Cina, a quanto pare, non sarà della partita.
Quello che a prima vista sembrava uno scherzo si è poi rivelato essere del tutto reale. Secondo una giornalista americana ben introdotta nel mondo della televisione cinese, l'Amministrazione Statale di radio, film e televisione ha bandito una serie di argomenti, tra i quali anche il viaggio nel tempo, colpevole di "trattare la storia seria in modo frivolo, attività che non va assolutamente incoraggiata".
Stiamo parlando, ovviamente, non di un divieto di viaggiare nel tempo – cosa alla quale, temiamo, abbiano già provveduto le leggi fisiche di questo universo – ma di usare questo topos della fantascienza per produzioni di fiction di vario genere destinate al pubblico.
Le fonti che abbiamo consultato sono poco esaurienti, non è chiaro per esempio se il divieto riguardi solo le produzioni cinesi o se comporti un embargo anche su quelle straniere (nel qual caso, più che il Vecchio dovrebbe preoccuparsi Lanfranco Fabriani, vedendosi preclusa la possibilità di diventare un bestseller nel paese più popoloso del mondo).
Come rappresentanti in qualche modo della fantascienza, dobbiamo però seccamente smentire la frivolezza del viaggio nel tempo, che anzi spesso e volentieri è un ottimo escamotage per capire meglio la nostra stessa storia.
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