Per chi non lo sapesse, Jeff Bezos è in fondatore di una piccola società chiamata Amazon. Ma tra i tanti suoi progetti quello più ambizioso forse era un altro: conquistare lo spazio.
La sua società Blue Origin ha sede nelle vicinanze di Kent, nello stato di Washington (trovate il link al sito nelle risorse di rete), ma mentre Elon Musk mostrava al mondo i progressi del suo programma spaziale con Space-X, Bezos aveva sempre tenuto un profilo basso, almeno fino a pochi giorni fa, quando ha presentato ufficialmente alla stampa la Blue Origin.
La struttura
Come vedete nella foto principale, nell'ingresso troneggia una replica dell'astronave immaginata da Jules Verne nel romanzo Dalla Terra alla Luna, mentre al secondo piano l'elaborato logo della compagnia occupa una intera parete con il suo motto Gradatim Ferociter, ovvero (più o meno) "passo dopo passo, ferocemente".
Nella gigantesca area di assemblaggio compaiono due nuove capsule spaziali Shepard: sei sedili orizzontali, ognuno direzionato verso il proprio finestrino.
Chi li pilota? Nessuno, le capsule sono del tutto autonome.
Bezos ha dichiarato:
Qui è dove si compie la magia. Quella visibile almeno, la maggior parte si sviluppa attraverso simulazioni al computer che sono molto meno interessanti da vedere.
Poco dopo ecco comparire il Tail 3, il nuovo modulo di propulsione. Il primo era precipitato nell'aprile dello scorso anno, il secondo ha compiuto due viaggi e il terzo sta per essere trasportato alla rampa di lancio in Texas.
Buona parte degli sforzi sono però concentrati sulla realizzazione del motore Blue Engine 4, o BE-4 e per un valido motivo: la United Launch Alliance o ULA, l'ente che si occupa di tutti i lanci spaziali per gli Stati Uniti, ha sempre fatto uso del motore sovietico RD-180, e il governo ha deciso di non voler più dipendere da fonti esterne.
Il tutto per creare il razzo Vulcan, che diventerà il modello di riferimento per i viaggi nello spazio.
Ma la Blue Origin è in competizione la Aerojet RocketDyne, con agganci con il governo che ha promesso un investimento di 500 milioni di dollari per la realizzazione del loro AR1, laddove il BE-4 è frutto di un investimento congiunto Blue Origin/ULA.
Bezos però è certo che il suo modello sarà pronto molto prima dell'AR-1.
Se la ULA vorrà aspettare l'AR1 ci sarà un forte ritardo che aumenterà il gap legato alla dipendenza dall'uso del RD-180.
Il BE-4 è cinque volte più potente del suo predecessore e avrà la capacità non solo di compiere voli sub-orbitali, ma di essere riutilizzabile, una delle principali caratteristiche volute anche dal concorrente Elon Musk.
La nostra strategia è di scegliare una versione mediamente performante di un'architettura altamente performante.
Il motivo è semplice: l'RD-180 usa i migliori materiale per spingere al massimo le sue potenzialità, arrivando però a sviluppare una pressione di 3700 psi in fase di accensione, laddove il BE-4 arriva 1950 psi.
Questo per ottenere un motore più leggero ma soprattutto per garantire il riutilizzo.
E non si tratta di sola teoria: a novembre il BE-3 riuscì con successo a far decollare e poi atterrare il nuovo Shepard e rimetterlo poi in condizioni di funzionare.
Ci è costato qualche decina di migliaia di dollari. Non abbiamo nemmeno dovuto rimuovere il motore. Lo abbiamo ispezionato e stabilito che era funzionante. È stato progettato per essere riutilizzabile fin dall'inizio.
La visione di Bezos è ambiziosa:
Parliamo di milioni di persone che vivono e lavorano nello spazio. Il record attuale è di 13 persone contemporaneamente, è ovvio che abbiamo molta strada davanti, Ma quello che vogliamo fare qui, è gettare le basi per esplorare l'intero sistema solare.
Il primo passo è turismo sub-orbitale, il secondo è creare un motore più potente per un modulo più grande.
Il quale ha già un nome, o meglio un soprannome: Very Big Brother, per il quale è previsto il primo lancio nel 2019, anche se al momento Bezos non ha voluto dare ulteriori informazioni.
Voi cosa ne pensate, chi vincerà la corsa allo spazio tra Jeff Bezos e Elon Musk?
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