Dal sangue di un paziente sopravvissuto ad un focolaio di Ebola – scoppiato nel 1995 a Kikwit nella Repubblica Democratica del Congo – gli scienziati sono stati in grado di isolare due anticorpi umani che sembrano dimostrare elevate capacità di neutralizzare in vitro ed in vivo il tristemente noto virus.
Il risultato – illustrato in due articoli pubblicati su Science – è opera della sinergia fra importanti istituti di ricerca a livello internazionale: l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB), affiliato all’Università della Svizzera italiana (USI), e Humabs BioMed SA – azienda svizzera attiva nella scoperta e sviluppo di anticorpi monoclonali a scopo terapeutico – in collaborazione con i ricercatori dello U.S. National Institute of Health (NIH) e dello U.S. Army Medical Research Institute of Infectious Diseases (USAMRIID).
I candidati killer di Ebola sono i due anticorpi mAb100 e mAb114. L’attenzione degli scienziati è però puntata soprattutto sul secondo, efficace anche se somministrato come monoterapia a cinque giorni dall’infezione. È questa la novità più rilevante: mAb114, oltre ad essere in grado da solo di sconfiggere Ebola, sarebbe capace di opporsi all’infezione anche dopo che questa ha investito il malato.
L’anticorpo mAb114 agisce legandosi alla glicoproteina del virus, bloccandola. Così facendo il virus perde l’infettività sulle cellule. I primi studi sembrano confermare che l'anticorpo sia in grado di legarsi al virus Ebola, di seguirlo all'interno delle cellule e impedirgli di moltiplicarsi. In pratica mette fuori uso il sistema di "inganno" che Ebola utilizza per farsi largo oltre la membrana cellulare, identificandolo e impedendogli di diffondersi ulteriormente. L’anticorpo isolato sembra essere più efficace dell’attuale terapia disponibile: ZMapp, il cocktail di anticorpi somministrato a più di 80 pazienti durante l'ultima epidemia, che presenta lo svantaggio di necessitare di grandi somministrazioni e di sviluppare effetti collaterali come palpitazioni, febbre, lividi e sfoghi cutanei.
La nuova terapia, oltre che più semplice, sarebbe anche meno costosa: aspetto da non sottovalutare nella prospettiva di una produzione su vasta scala di un vaccino.
Ora mAb114 è approdato alla fase clinica, con il supporto del Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA, Arlington USA). Ulteriori studi dovranno appurare se l’anti-Ebola sia sicuro per l'uomo e in quali dosi rimanga efficace. In futuro, potrebbe rappresentare un'alternativa terapeutica ai farmaci sperimentati finora.
Il nostro gruppo di ricerca si occupa dell’identificazione di anticorpi neutralizzanti robusti e potenti, attività importante non solo per lo sviluppo di nuovo terapie, ma anche per individuare il ‘tallone d’Achille’ di un patogeno che consenta di progettare vaccini più sicuri ed efficaci […] Se dovesse ritornare l’epidemia di Ebola saremo pronti
, ha dichiarato Antonio Lanzavecchia, direttore dell’IRB di Bellinzona.
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