Dopo mezzo secolo di rappresentazione grafica tolkeniana, il primo capitolo della trilogia de Il Signore degli anelli sembra trasportare sullo schermo quello che si vede sui libri da tanti anni. Fedelissimo al testo, nonostante qualche personaggio leggermente modificato e ampliato come Arwen (interpretata da una stupenda Liv Tyler) il film di Peter Jackson rappresenta il massimo di quello che si poteva ottenere dall'adattamento cinematografico di uno dei capolavori della letteratura mondiale.
La storia di Frodo Baggins, uno Hobbit - popolo di creature miti e gentili che vive in una landa chiamata "Contea" - e del suo destino di avere in mano il potere supremo, è celebrata senza risparmio da Peter Jackson che pone le basi per una delle saghe più straordinarie della storia del cinema. Certo, l'equilibrio tra fedeltà allo spirito dell'autore e concessioni ad un pubblico che non deve necessariamente aver letto il libro fa sì che questo film, primo di una trilogia costata quasi trecento milioni di dollari, possa sembrare meno coinvolgente del testo scritto, cui resta molto fedele soprattutto nello spirito e nel tono complessivo della pellicola in cui ogni dettaglio è plasmato sulla scorta del romanzo. Il problema è - semmai - che assistendo ad una trilogia, il film provoca una sorte di effetto "L'impero colpisce ancora", con una storia in corso di cui vedremo la fine purtroppo solo nel Natale del 2003 quando saranno usciti anche i due seguiti. Va detto che un altro elemento che gioca sicuramente a sfavore del film è il fatto che mentre Ian Mc Kellen, Ian Holm, Christopher Lee e soprattutto Cate Blanchett sono attori che rendono in maniera carismatica il loro ruolo al punto da immedesimarsi perfettamente nelle nostre suggestioni, Viggo Mortensen sembra non riuscire a donare ad Aragorn quello spirito indomito e al tempo stesso profondamente umano del romanzo. Il resto è un trionfo dell'immaginazione con battaglie, orchi ed elfi che trasportano lo spettatore in un universo incantato per tre ore di film che scorrono davvero in un baleno. Resta da augurarsi che anche questi due anni che ci separano dalla sua fine, passino altrettanto in fretta.
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