Dare un nome ai corpi celesti non è facile. Innanzi tutto non è a pagamento: solo la comunità scientifica può farlo, come avviene ad esempio, in biologia, per una nuova specie. Per cui… non fidatevi di chi vuole vendervi la possibilità di dare un nome a una stella!
Comete e asteroidi sono stati cercati e scoperti anche da astrofili, vale a dire da astronomi non professionisti, che hanno potuto così dare il proprio cognome a una cometa (quasi subito, a scoperta confermata) o proporre un nome per un asteroide (dopo un po' di tempo, quando l'orbita intorno al Sole è sufficientemente definita). Ma il moltiplicarsi di survey automatiche professionali ha rarefatto queste possibilità.
Ancora più difficile è dare un nome a una formazione presente sulla Luna o sulla superficie solida di un altro corpo del sistema solare. Bisogna proporlo ad una commissione dell'International Astronomical Union: un numero assai ristretto di astronomi che decide le regole di nomina, valuta le proposte e assegna i nomi.
I tempi possono essere molto lunghi. La materia, in effetti, è più difficile di quanto sembri e la comunità scientifica è molto cauta in proposito!
D'altra parte, per fare scienza ci vogliono soldi. Guardare più lontano e con maggiore dettaglio richiede strumenti sempre più grandi, a terra o nello spazio; sistemi di acquisizione, elaborazione e archiviazione dati sempre più potenti; personale per gestire i progetti. Questi ultimi sono sempre, e ormai da tempo, internazionali. Big Science!
I finanziamenti possono venire da sponsor privati ma, in realtà, la ricerca fondamentale va avanti con le entrate fiscali nazionali. In entrambi i casi, è sempre più importante il ritorno di immagine per l'investitore e anche la comunità astronomica ha dovuto adeguarsi, assegnando risorse specifiche alla comunicazione: sono nati gli uffici stampa e si esplorano le possibilità offerte dai social media.
Un settore in rapidissima crescita è costituito dalla ricerca e dallo studio di altri sistemi planetari. Per molti decenni è stata cercata la traccia di grandi pianeti orbitanti intorno a stelle vicine, studiando il loro moto sullo sfondo di stelle ben più lontane. Solo nella prima metà degli anni Novanta, però, è stata comunicata la scoperta dei primi sistemi.
1992. L'astronomo polacco Aleksander Wolszczan scopre i primi pianeti intorno alla pulsar PSR B1257+12, una stella di neutroni in rapidissima rotazione.
1995. Gli astronomi svizzeri Michel Mayor e Didier Queloz scoprono un pianeta gioviano (cioè con una massa dell'ordine di quella di Giove) che orbita in soli quattro giorni intorno alla stella 51 Pegasi.
Da allora le scoperte si sono moltiplicate, grazie al perfezionamento dei metodi e a satelliti artificiali come Kepler. La più recente messa a punto del NASA Exoplanet Archive elenca 1916 pianeti confermati in 479 sistemi, oltre a 4696 pianeti ancora da confermare (3 dicembre 2015)!
La prima denominazione di un pianeta è, semplicemente, una lettera minuscola (da b in poi) che segue il nome della stella principale del sistema (per lei è sottinteso A – maiuscola!). Ad esempio, 51 Pegasi b: elegante, in effetti! Ma che dire di 2MASSJ19383260+4603591 b? È evidente che, prima o poi, bisognava inventarsi qualcosa.
L'International Astronomical Union ha deciso, con evidenti scopi promozionali, di bandire un concorso aperto alle organizzazioni, amatoriali o professionali, che si sono iscritte entro una certa data. Il bando prevedeva regole piuttosto stringenti e l'inglese come lingua ufficiale.
Il concorso doveva concludersi nella prima metà di agosto, con la proclamazione dei vincitori all'assemblea generale della IAU, ma è terminato il 15 dicembre, evidentemente a causa di una sottostima della complessità gestionale. Nel sito dell'IAU sono stati comunicati i risultati della votazione online, aperta a tutti per diversi mesi.
Sono stati ritenuti applicabili 339345 voti per 19 sistemi. Dato che solo 8949 provengono dall'Italia, la vittoria della proposta del Planetarium Alto Adige per il sistema PSR B1257+12 (sì, proprio il primo sistema scoperto!) dipende evidentemente dalla sua originalità.
Ora il sistema può essere chiamato così dai ricercatori: la pulsar è Lich, “uno zombie dotato di poteri negromantici, che usa per avere un controllo assoluto su altre creature non morte”; il primo pianeta è Draugr, “una creatura non morta della mitologia scandinava”; il secondo è Poltergeist, una creatura non visibile “direttamente, ma solo attraverso manifestazioni sovrannaturali (per esempio attraverso rumori misteriosi e lo spostamento di oggetti)”; il terzo è Fobetore, “la personificazione degli incubi” nella mitologia greca.
Se qualcuno ora vi chiede se credete nei “non morti”, potete rispondere: SÌ, ora esistono!
Last but not least, almeno per chi scrive, c'era anche una proposta legata alla fantascienza classica: cosa vi ricordano Mike, Michelle, Hal, Jane, Joshua, Samantha, Simone?
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