Blue Origin, la società aerospaziale fondata nel 2000 da Jeff Bezos (il papà di Amazon), ha scritto una pagina importante della storia del turismo spaziale, lanciando un razzo suborbitale nello spazio… fin qui “nulla di nuovo” si potrebbe correttamente obiettare se non fosse (ed è questa la novità) che il razzo è tornato integro a terra.
Mister Amazon ha dichiarato che il 23 novembre scorso il suo razzo New Shepard ha raggiunto con successo l’altitudine di 100,5 chilometri (la cosiddetta linea di Kármán, considerata convenzionalmente il confine tra l’atmosfera terrestre e lo spazio), sganciando nel punto più alto della sua traiettoria una capsula pressurizzata senza equipaggio e tornando indietro nella base operativa di Van Horn in Texas. Prima di rientrare sulla Terra con un atterraggio in sicurezza mediante dei paracadute, la capsula (che ha raggiunto la velocità di Mach 3,72, cioè 3,72 volte la velocità del suono, o circa 2.854 miglia all'ora o 4.593 chilometri all'ora) ha “fluttuato” liberamente per 4 minuti nello spazio.
In quei minuti gli occupanti della capsula, se ci fossero stati (ma stavolta era vuota), avrebbero vissuto l’esperienza dell’assenza di peso e goduto della vista mozzafiato della Terra dallo spazio. È proprio questa la “business idea” di Jeff Bezos: portare in gita nello spazio suborbitale fino a 6 facoltosi paganti per volta, arrivando per primo ad accaparrarsi la ghiotta fetta del turismo spaziale suborbitale. Suborbitale significa che il veicolo può volare solo ad una quota inferiore a quella necessaria per avviare un’orbita intorno alla Terra (destinato alla fine a ripiegare verso la superficie). New Shepard avrebbe dovuto viaggiare più in alto, e più veloce, per raggiungere la quota dei satelliti in orbita o la Stazione Spaziale Internazionale, per esempio.
Tecnicamente è la seconda volta che la capsula di New Shepard raggiunge lo spazio, ma il precedente test non è stato considerato valido perché il modulo di propulsione è stato perso a causa di problemi al sistema idraulico.
La tecnologia utilizzata per far tornare intonso il razzo vettore BE-3 sulla Terra è nota come “atterraggio propulsivo” e consiste nel riaccendere i suoi motori (a circa 5000 piedi e dopo la prima fase di caduta libera) allo scopo di controllarne la discesa (ad una velocità di 4,4 miglia all’ora) mantenendolo in posizione verticale.
Blue Origin si è presa una bella soddisfazione battendo sul tempo i rivali della Xcor Aerospace Inc., Virgin Galactic LLC e soprattutto SpaceX del miliardario Elon Musk.
Ad onor del vero, però, nel segmento di mercato di interesse della Blue Origin il vero concorrente non è la SpaceX, ma la Virgin Galactic (che ha subito una grave battuta d'arresto lo scorso anno, quando il suo SpaceShipTwo si è schiantato in un volo di prova, uccidendo uno dei suoi due piloti). SpaceX, al contrario, mira ad un mercato diverso. Il Falcon 9 (il razzo riutilizzabile sul quale punta Musk e incaricato di portare in orbita la navicella spaziale Dragon) è progettato per trasportare carichi in bassa orbita terrestre: rifornimenti e trasporto passeggeri alla Stazione Spaziale Internazionale e satelliti per i clienti paganti, andando oltre le velocità e le quote del turismo suborbitale di New Shepard (in parallelo la Blue Origin sta lavorando anche su un veicolo orbitale: il “Very Big Brother”).
Il test di Blue Origin è un primo passo e un enorme balzo in avanti per le prospettive future degli escursionisti dello spazio.
Fino ad oggi i razzi spaziali sono macchine one-shot (abbandonati o distrutti dopo il decollo). È un po' come far saltare in aria l'auto dopo ogni viaggio o dover ricostruire un 747 dopo ogni volo. La possibilità di riutilizzare un razzo (una parte considerevole del costo del lancio) è stato un obiettivo di lunga data dell'industria aerospaziale mondiale, finalizzato oltre che a ridurre i costi (condizione essenziale per rendere il turismo spaziale a prezzi accessibili) anche ad accelerare notevolmente il tempo di lancio. La sensazione è che ci troviamo finalmente ad un punto di svolta per il settore. Tutti pronti ad acquistare un biglietto per le stelle?
Volete vedere il decollo e l'atterraggio? Ecco il video!
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