Il Kindlom era un piccolo predatore del deserto, un animale endemico facile da incontrare appena al di fuori dei centri abitati. Il locale Kindlom prendeva il suo nome e sin dalla sua apertura aveva riscosso un enorme successo. Era situato in riva a un lago artificiale, nei pressi del centro città. Al di sopra si stagliavano i grattacieli che, nel buio della notte, si riflettevano sulle acque limpide del lago. All'esterno c'era un grande parcheggio, con un continuo via vai di clienti. L'ampio ingresso ritraeva la forma della bocca di un Kindlom, con una lingua rossa a far da tappeto e zanne come colonne. La gola conduceva a una folla di persone e a una musica persistente. In fondo alla sala c'era un palco, quattro persone suonavano una musica veloce e i presenti si muovevano a tempo, alcuni avevano lasciato i tavoli e ballavano sulla pista.
Synet si mescolò alla fiumana in piedi, facendo slalom tra i giovani che cercavano un tavolo libero, o di raggiungere un'altra sala ed evitando di urtare i robot camerieri. Seguì la coda ondeggiante di una Eniss, che lo condusse in un andito buio, su cui si affacciavano numerose porte. Alla fine del corridoio entrò in un nuovo ambiente, seguito con gli occhi da un paio di enormi buttafuori, la cui testa si perdeva fra i muscoli esagerati delle spalle. Le luci soffuse consentivano di vedere appena i tavoli, ma era impossibile non notare il capannello numeroso di uomini, attorno al palchetto con le due spogliarelliste che si dimenavano. Synet si fermò solo un momento e si diresse al piano di sopra, nella sala da gioco.
Cristam rigirò con un artiglio il cocktail nel bicchiere, il liquido blu a base di una radice locale fermentata, la Travmaga, non era eccezionale, ma si era abituata a berla e le dava un leggero senso di euforia. Sbadigliò e guardò stancamente il ballerino seminudo, a cui tutte le altre fischiavano divertite. Rimirò i suoi muscoli scolpiti e turgidi, con la sua carnagione ambrata sembrava ricoperto di placche d'oro. Immaginò di accarezzare la pelle morbida e glabra del petto, per provare la dolce sensazione di avere qualcosa di indifeso sotto gli artigli, quindi fantasticò di incidere chirurgicamente quel ventre levigato, per vedere stillare fiotti di caldo fluido vermiglio. Le parve di sentire l'odore del sangue e la cosa la eccitò. Ryan aveva lasciato il loro tavolo e si era accostata al palco per vedere più da vicino quel maschio svestito. Una donna con lunghi capelli biondi si arrampicò e prese a dimenarsi di fianco al ballerino. Ryan volle imitarla e con un balzo fu quasi addosso allo spogliarellista. Quando si mise a toccarlo delicatamente con gli artigli, lui ebbe un fremito, ma non smise di ballare. Le altre che li guardavano strepitarono invidiose. Mentre lui si agitava con provocanti movimenti pelvici, Ryan infilò un artiglio affilato e invadente sotto un laccio del perizoma e, tirandolo, lo recise all'istante. La Eniss rise e le donne ulularono. Caduto anche l'ultimo drappo, l'uomo mantenne la calma e proseguì il suo numero per un altro po', fingendo indifferenza.
Cristam si alzò dal tavolo, bevve un ultimo sorso e posò il bicchiere sul vassoio di un cameriere, che passava di lì per caso. Nel suo lungo abito rosso da sera, attraversò la sala e raggiunse le scale per il piano di sopra, senza fretta si avviò alla sala da gioco.
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