Si comincia prevedibilmente con una voce fuori campo, a raccontarci gli eventi di Lo Hobbit, il romanzo di Tolkien che fa da prologo alla Trilogia del Signore degli Anelli, e nel quale si narra di come Bilbo Baggins entrò in possesso di un anello dai magici poteri trovandolo in un fiume. A distanza di decenni l'Anello è ancora custodito gelosamente da Bilbo nella sua casetta tra le colline, ignaro come tutti gli altri pacifici Hobbit del fatto che nelle tetre Terre di Mordor un intero esercito si sta preparando per cercare di riportarlo al maligno Sauron, il Signore delle Tenebre, che se riuscisse e ottenerlo acquisterebbe poteri che lo renderebbero invincibile. Mentre minacciosi cavalieri neri setacciano la contea degli Hobbit il mago Gandalf avverte il pericolo: l'Anello deve essere portato altrove. Il difficile compito è affidato al giovane Frodo Baggins, che lascia il paese accompagnato da altri tre Hobbit. Comincia per loro un viaggio estremamente pericoloso: troveranno alleati tra gli Gnomi e gli Elfi e cavalieri pronti a sacrificare la loro vita per aiutarli, ma la minaccia che incombe su loro tutti è enorme. E l'Anello esercita su chiunque lo avvicina un maligno potere di fascinazione a cui è difficilissimo resistere....
Il capolavoro di Tolkien, capostipite del filone fantasy, è un mastodontico progetto da quasi 300 milioni dollari che diverse grosse majors hollywoodiane non si sono sentite di produrre. Fortunatamente il neozelandese Peter Jackson (Sospesi nel tempo, Creature del cielo) è riuscito a convincere la New Line Cinema a dare il benestare per la realizzazione di una trilogia tanto attesa quanto altamente rischiosa. Si può adesso tranquillamente affermare che dal punto di vista artistico il primo capitolo, La compagnia dell'anello, è un successo. Gli adattamenti fatti in fase di scrittura funzionano egregiamente e solo in qualche passaggio iniziale il copione tradisce la sua origine letteraria, ma è definitivamente un trionfo di cinema. Chiunque abbia visto uno qualsiasi dei precedenti film di questo regista si sarà reso conto che ci troviamo di fronte ad un insolito, eccentrico, immaginifico talento visionaro che trova pane per i suoi denti nel mondo della Terra di Mezzo.
L'avvio è un pò lento e la prima mezz'ora di film risente del dover introdurre personaggi e situazioni per gli avvenimenti che seguiranno, ma questo vale esattamente anche per il romanzo. Poi però tra orchi, fate, elfi, mostri, maghi, castelli maledetti e boschi incantati Jackson ci trascina in un viaggio assolutamente straordinario, che è doppiamente sorprendente, sia dal punto di vista produttivo che dal punto di vista artistico.
Tecnicamente il film è un puro gioiello: vecchi trucchi di cinema, tipo le false prospettive, affiancati dalle più moderne tecnologie digitali, tutto per ricreare un intero mondo. I tecnici della WETA di Wellington hanno fatto miracoli su tutti i fronti: make up, trucchi meccanici, miniature e effetti digitali, un lavoro che non ha niente da invidiare ai più noti marchi americani. Vedere per credere tuttta la parte ambientata nelle grotte di Moria, eccellente. Set e scenografie che sono una vera gioia per gli occhi e certamente gli scenari naturali della bellissima Nuova Zelanda aggiungono carattere e unicità al tutto.
I personaggi prendono vita grazie anche ad un lodevole lavoro di casting: Elijah Wood è un perfetto Frodo e il cicciottello Sean Astin un ottimo Sam, fedele compagno d'avventura. Ian McKellen brilla col suo solenne Gandalf e Viggo Mortensen è un Aragorn semplicemente da manuale, personificazione del Cavaliere che tutti vorremmo avere al nostro fianco nei momenti di pericoloso. Quel che conta comunque è che il film è veramente coinvolgente, spesso anche genuinamente pauroso. Le visioni di Sauron disturbanti e spaventose, le battaglie e le lotte violente e sanguinarie: in alcuni punti l'incalzare degli avvenimenti è frenetico e il film tiene inchiodati alla poltrona, togliendo letteralmente il fiato. Sul versante musicale il collaudato Howard Shore mescola melodie celtiche, cori gregoriani e potenti passaggi orchestrali. Il risultato calza bene al film, sebbene in qualche punto titanicheggi un po'.
Spesso in casi di esagerata attesa si creano aspettative che poi vanno deluse al momento della visione del prodotto finito, come nel caso emblematico di Guerre Stellari Episodio 1. Direi che La compagnia dell'Anello invece riesce a smettere di essere un evento e si rivela essere davvero un bel film, che poi è quello che conta. Alla fine, vedendo Frodo e Sam guadare il fiume e inoltrarsi per i territori che li porteranno a Le due Torri, si vorrebbe poter andare subito con loro per vedere il resto della storia, e questo vale anche per chi come il sottoscritto ha letto il romanzo e quindi ne conosce il seguito.
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