Nonostante sia considerato come il miglior autore di "fantascienza scientifica", non tutte le opere di Greg Egan sono pubblicate in Italia. Per il momento noi lettori italiani possiamo gustarci La terra moltiplicata (Quarantine, 1992, pubblicato dalla Nord), Permutation city (1994, Shake Edizioni Undeground), l'antologia Luminous (1998, Urania 1412) e Teranesia (1999), ultima opera dello scrittore australiano, uscita "a sorpresa" su Solaria.
Teranesia è un romanzo potente, la chiara dimostrazione che una fantascienza ad alto tasso di contenuti scientifici può parlarci della vita e dei sentimenti, mostrando un approccio originale ed inedito rispetto a tanti romanzi mainstream.
Siamo nel 2012: Prabir Suresh, nove anni, vive a Teranesia, un'isola delle Molucche, insieme ai genitori Rajendra e Radha e alla sorellina Madhusree, di un anno e mezzo. Radha e Rajendra sono dei biologi, trasferitisi sull'isola per studiare una particolare specie di farfalla che sembra sfidare ogni legge evolutiva. Ma la guerra imperversa nelle isole vicine, e Rajendra e Radha moriranno a seguito dell'esplosione di alcune mine. Toccherà al piccolo Prabir portare in salvo la sorella. Diciotto anni dopo, siamo a Toronto. Madhusree è una studentessa di biologia, e decide di partire per le Molucche insieme ad una spedizione con lo scopo di studiare alcuni esemplari che hanno subito una curiosa evoluzione. Prabir ha trascorso tutti questi anni vivendo in funzione della sorella. Sa che al centro del mistero c'è l'isola di Teranesia, e parte alla ricerca della sorella. Non vuole che arrivi a Teranesia. Perché? Per quale motivo Prabir ha sacrificato la propria esistenza per garantire a Madhusree una vita migliore? Quale mistero ci cela dietro Teranesia, dietro alle mutazioni, e soprattutto dietro alla sterminata devozione di Prabir per la sorella?
Biologia e sentimenti corrono paralleli in questo romanzo, s'incontrano e s'intrecciano.
Teranesia è un concentrato incredibile di idee e riflessioni, dalle quali emerge un profondo pessimismo, dalle quali non c'è scampo. "La vita non ha senso": è questa la secca conclusione del romanzo. L'evoluzione della specie è la protagonista indiretta di Teranesia, che ci viene presentata da Prabir come un'entità tutt'altro che benevola, capace di sacrificare decine di migliaia di individui al solo scopo di farne sopravvivere uno con caratteristiche "migliori" degli altri. E tutto questo per arrivare a cosa? Quello compiuto dalla natura sembra un percorso obbligato, il problema è che non porta da nessuna parte. Non c'è alcuna razionalità nella natura. Semplicemente, la natura non ha senso.
"La mia idea di bellezza" dice Prabir "non c'entra niente con la sopravvivenza: fra tutte le cose create dall'evoluzione, quelle cui attribuisco più valore sono proprio quelle che l'evoluzione potrebbe facilmente annientare la prossima volta che si rigira nel sonno. Se vedo in natura qualcosa che suscita la mia ammirazione mi vien voglia di prenderla e scappare: copiarla, migliorarla, farla ma. Perché sono io che gli do valore per quello che è. Alla natura non gliene frega nulla."
La prosa di Egan è chiara e precisa, "scientifica" ma mai fredda, e dimostra che l'autore possiede grandi doti di equilibrio. Nonostante si parli anche di sentimenti, l'amore quasi estremo di un fratello verso la sorella minore, il libro non è mai banale, o patetico, o già-sentito. Nonostante la parte seconda del romanzo sia una ferocissima critica contro il postmodernismo (che poi si propaga anche nelle parti successive), Egan non esagera mai, è sempre misurato, sa mantenere il controllo e, soprattutto, quello che scrive non è mai forzato. E, nonostante tutto ciò, è di una ferocia incredibile.
Così come la postfazione all'edizione italiana. Egan spara a zero sul governo australiano, relativamente ai fatti degli ultimi mesi. "Vivo in una nazione di ipocriti", conclude.
Da un certo punto di vista, Teranesia è un libro perfetto. E' anche un modo per dimostrare a chi accusava Egan di essere freddo e dedicarsi poco alla caratterizzazione dei personaggi (non a torto: lo si nota in alcuni racconti di Luminous), che non è così, o meglio, che non è più così. L'unico difetto, secondo chi vi scrive, è rappresentato dall'estrema scientificità di alcuni passaggi, specie oltre la metà del libro, mentre all'inizio Egan da quasi l'impressione di voler "prendere per mano" anche i non addetti ai lavori (come, per l'appunto, chi vi scrive).
Non ci sono dubbi: tra le tante (e ottime) proposte di Solaria, questa è sicuramente una delle migliori. Adesso, non ci resta che aspettare Schild's ladder, il nuovo romanzo di Egan che uscirà nelle librerie anglofone il prossimo gennaio.
Nel frattempo: editori italiani, fatevi avanti, all'appello mancano ancora Distress e Diaspora! Che aspettate?
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