Constato che sono già le sei e dovevo alzarmi alle quattro e mezza, accidenti, ho appuntamenti di lavoro che salteranno. — Chi parla?
— Io, tesoro. — Voce ferma, sonora. — Dormito bene?
Sorrido: — Ania... Sei stata da infarto stanotte, giuro.
Mi tronca, tagliente: — Ah, sì? Mi fa piacere saperlo. Sai dove sono?
Strano: mi sta chiamando da un altro numero, lo vedo dal display, eppure la mia mano è sempre sulla sua spalla. — Ania, ma cosa...
— Scemo. Non so proprio con chi sei stato, stanotte... Be’, te lo dico. All’inizio ero io, ma poi mi sono tolta, sostituendomi con un programma di realtà virtuale che ha inviato alla tua tuta le stesse percezioni tattili e olfattive della vera Ania. Complimenti, sei la prima persona che ha scopato col mio clone interattivo 3D. Anzi, chissà se era davvero lui. — La voce vira sullo sferzante. — Ho programmini di questo tipo tanto simpatici e te li ho lanciati a caso, e se ti è arrivata una certa registrazione hai anche assaggiato la vagina di una capra! — Sbatte di nuovo la cornetta.
Mi passo una mano sul viso, sudo freddo. Che tu sia dannata, donna diabolica!
Suonano al citofono con prepotenza. Cafoni. Assurdo: a quest’ora? Ma insomma si può sapere che sta succedendo stamattina... Rispondo: — Chi è!
— Indovina un po’?... Il mio clone virtuale è ancora a Varsavia, ma io sono scesa dall’aereo mezz’ora fa e ti ho appena telefonato dal bar sotto casa tua e... Sandro: mi senti o no?!? Non ho saputo resistere, amore, sono di nuovo qui e ti amo!
Mi accorgo di non capire più nulla. So solo che mi sfilo di corsa la tuta, la scaravento per terra in un angolo e corro ad aprire la porta.
Vieni, vieni qui mia capretta, ti consolerò io a dovere…
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