Parliamo di 12 Monkeys, produzione SyFy attualmente in onda sull'emittente e remake dichiarato del mitico film del 1995 firmato da Terry Gilliam, che tanto ha lasciato nell'immaginario di una generazione di spettatori fantascientifici. La serie racconta le vicende di James Cole, ex detenuto del 2043 divenuto viaggiatore nel tempo che viene rimandato nel passato allo scopo di trovare l'origine del virus che ha sterminato gran parte dell'umanità, e che sembra collegato a una fantomatica organizzazione chiamata L'Esercito delle Dodici Scimmie. Una sinossi che ricalca quella del film, quantomeno nelle sue linee iniziali. Ma già negli scorsi mesi era risultato, da indiscrezioni e commenti del duo di ideatori e produttori Terry Matalas e Travis Fickett, che sarebbe stato difficile trasportare due ore scarse di film in un serial (su varie stagioni, secondo la speranza di SyFy) senza apportare cambiamenti al plot originale.
Uno dei punti più controversi riguarda l'assunto di base del film di Gilliam (a sua volta remake del corto francese La Jetée), cioè l'impossibilità, per i viaggiatori del tempo, di modificare il loro presente incidendo sul passato. Così tutto ciò che Cole (interpretato da Bruce Willis) poteva fare era scoprire l'origine del virus, consapevole che sarebbe servito a trovare una cura per i superstiti ma che nulla avrebbe potuto cambiare ciò che era già successo. Il Cole della serie (Aaron Stanford) si troverà invece ad avere a che fare con un numero molto più ampio di sottotrame, con tutto il carico di paradossi che si possono portare dietro. Ed ecco che proprio l'ultimo episodio andato in onda in USA chiarisce finalmente ciò che era stato finora solo accennato. E chi segue la serie via satellite e non gradisce gli spoiler può fermarsi qui.
In questo episodio Cole riesce a introdursi nel laboratorio in cui è stato sviluppato il virus, scoprendo un antico scheletro chiamato Precursore, ovvero il primo umano contagiato. Cole lo distrugge, e non solo non gli succede niente, ma al ritorno nel suo presente trova un mondo decisamente cambiato. Matalas e Fickett ne hanno discusso durante un'intervista rilasciata a The Hollywood Reporter. Secondo Matalas, "non stiamo parlando di universi multipli. Stiamo parlando di una singola linea temporale. Jones [l'ideatrice della macchina del tempo interpretata da Barbara Sukowa, N.d.A.] nell'episodio sei spiega la differenza tra loop e quello che viene chiamato jinn, che è ciò che succede a Sarah Connor… Quando Reese torna indietro nel tempo e mette incinta Sarah così che John Connor possa nascere e rispedirlo indietro nel tempo. È un loop infinito, ed è questo un jinn. Quando ci sono molti cambiamenti traumatici a una timeline, allora si può interrompere il cambiamento ed è ciò che succede nell'episodio sei."
Come si evince, ogni riferimento alla saga di Terminator non è casuale. E proprio il personaggio della scienziata Jones, ideatrice della teoria e pratica dei viaggi nel tempo, assumerà nel prosieguo della serie maggiore importanza, come spiega Fickett: "Diventerà un personaggio più importante […] ma anche il suo passato diventerà importante per la mitologia della storia. Scopriremo molto di più riguardo a questa donna e che probabilmente avrà ragioni molto personali per cambiare il tempo." E conclude Matalas: "Abbiamo ancora molto da dire sull'Esercito delle Dodici Scimmie. Rilasciare il virus potrebbe essere uno dei loro obiettivi, ma il risultato finale potrebbe non essere quello che si si aspetta che sia. Con il viaggio nel tempo si gioca a lungo e se hai a che fare con il destino dell'intero pianeta, la distruzione può essere molto creativa sul lungo periodo." Insomma, i due hanno condensato, nei dodici episodi della serie, parecchie idee e trame; bisognerà vedere se riusciranno a venirne a capo evitando l'effetto "Abrams", ovvero di trame e linee temporali che si intersecano a tal punto da diventare incomprensibili.
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