Gli hard mount e Waldo sono stati essenziali per soddisfare la volontà di Nolan di evitare i green screen per Interstellar. Piuttosto, Nolan ha voluto dare dinamicità a queste navicelle dalle grandi dimensioni, piazzando sullo sfondo delle incisioni raffiguranti lo spazio e delle piastre di diffusione di luce, con dei veri modelli di razzi, bagliori ed artefatti idonei all’illuminazione dell’ambiente. Ha raccontato Nolan: “È stato un lavoro molto impegnativo, ma avendo già costruito le navicelle per altri motivi, la cosa migliore da fare era ottimizzare il loro utilizzo. Quindi, quella che sarebbe stata una ripresa piatta molto statica, si è invece trasformata in una delle cose più importanti che avvalora il linguaggio visivo del film”.I tecnici degli effetti speciali hanno tra l’altro utilizzato la tecnica dell’hard mount per rappresentare la complessa operazione di aggancio, tutte le volte che gli astronauti devono tornare con la Ranger o la Lander all’Endurance, con il Waldo pronto a sincronizzare perfettamente i giunti. “Non è il tipo di film di fantascienza in cui l’attracco è una fase da saltare per focalizzarsi su eventi altrettanto straordinari”, ha spiegato il regista, “ci sono altri generi di film - a cui Interstellar voleva appartenere- che fonda le sue credenziali per mostrare i viaggi nello spazio, e che nasce da uno sforzo in scala molto comprensibile ed umano. L’operazione di aggancio era un’impresa ardua per l’equipaggio, e poteva non andare a buon fine. Così, la prima volta che attraccano la Ranger all’Endurance si sono presi tutto il tempo necessario per girare l'intera sequenza, anche se nello script era solo accennata. Ed in fase di montaggio, sono stati rispettati i tempi impiegati”.Mentre le miniature nel corso degli anni sono state protagoniste dell’ animazione degli effetti visivi, Nolan le ha utilizzate per offrire l’immagine migliore e più tangibile delle navicelle nello spazio. In questo caso, le miniature create per Interstellar presso gli Studios New Deal di Los Angeles, sono state costruite su larga scala, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “maxatures”. Tra loro c'era una miniatura in scala 1/15 del modulo circolare dell’ Endurance che misurava 7 metri, così come un modello pirotecnico di una porzione della navicella costruita in scala 1/5, e varie miniature in scala della Ranger e della Lander – tutte costruite in meticoloso dettaglio per mantenere la loro consistenza durante le riprese sugli sfondi galattici di Paul Franklin.I tecnici hanno voluto migliorare ulteriormente questo effetto utilizzando un impianto di controllo del movimento più piccolo, ed impiegando una ratio di esposizione con telecamere VistaVision in large format, che ha permesso all'obiettivo di catturare tutti gli artefatti spontanei, appena le navi si muovevano contro la fonte di luce. “Queste sono cose che si potrebbero lavorare in CG dove necessario, ma la cosa meravigliosa delle riprese sulle miniature è che mostrano cose non prevedibili né pianificabili”, ha affermato Nolan. “Mi riferisco alla casualità, una qualità che dà all'immagine una certa vitalità”.
La stessa Endurance – nello specifico un segmento della sua struttura circolare, lungo 60 metri - è stata costruita all'interno del cavernoso stage 30 degli Studios Sony. Questo immenso arco è stato appoggiato da una gru su un giunto cardanico di 150 metri montato su tre punti di snodo, con una meccanica colossale, in grado di inclinare la struttura di 180 gradi per le
sequenze del volo spaziale.
La rigorosa praticità dell'estetica degli esterni delle navi, è stata mantenuta anche nella progettazione dei loro interni. “Abbiamo voluto integrare il maggior numero di componenti aerospaziali esistenti, sempre rimanendo realisti”, ha rivelato Nolan. “Quando hai a che fare con delle navicelle spaziali e la galassia, il pericolo è che si perda l'elemento umano, e Nathan ed i suoi ragazzi si sono moderati, pensando alla praticità e la funzionalità degli ambienti”.
L'influenza della NASA è particolarmente evidente nei sistemi di stoccaggio, con particolare attenzione alle dimensioni compatte, l'intercambiabilità e l'efficienza. “L'Endurance riflette veramente ciò che abbiamo imparato alla ISS, e la Endeavor nello spazio, non ha una cima e un fondo, un soffitto ed un pavimento, tutto è ben posizionato ed intercambiabile, e viene utilizzata ogni superficie”, ha spieagato Crowley. “Chris voleva che gli attori utilizzassero ogni cosa, così all'interno della nave i monitor e gli interruttori sono stati tutti progettati per servire ad uno scopo.”
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