Oltre all’Impero, nella saga della Fondazione appare anche un’altra istituzione apparentemente simile. Si tratta

il passato, il presente, il futuro di Star wars...
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dell’Unione dei Mondi istituita dal Mulo. Anche in questo caso, si legge: «Politicamente, l’Unione è stabile. Economicamente è prospera. Ben pochi vorrebbero cambiare la pace del governo del Mulo con il caos che l’ha preceduto». In questo caso, però, si tratta di un’istituzione fondata tutta sulla forza del leader. Le differenze tra l’Unione e l’Impero sono quindi molteplici: l’Impero galattico, pur essendo monocratico, fa evidentemente a meno di un leader capace in quanto riesce a reggersi ‘per forza d’inerzia’ anche quando è comandato da sovrani inefficienti o uomini di paglia. Come leggiamo in Preludio alla Fondazione, «[l’Impero] era sopravvissuto alle vicissitudini delle rivolte, alle guerre dinastiche, ad alcuni gravi periodi di crisi». Viceversa il regno del Mulo nasce e crolla con lui. Le similitudini con l’Impero napoleonico sono molteplici. Non pochi commentatori del resto hanno visto nel Mulo una figura simile a quella di Napoleone: un piccolo generale capace, praticamente dal nulla, di conquistare mezza galassia e comandarla con pugno fermo garantendo stabilità e prosperità nel breve periodo del suo regno. Così come per l’Impero fondato da Napoleone, anche quello del Mulo crolla come un castello di carte dopo la caduta del suo leader. Seguendo la celebre classificazione dei regimi politici tracciata da Max Weber, mentre l’Impero galattico come quello romano si fondano su una legittimità tradizionale, l’Unione del Mulo così come l’impero napoleonico si fondano sulla legittimità carismatica. Su premesse simili si basa l’altro Impero notissimo della fantascienza: quello creato da George Lucas nella sua saga di Star Wars. In questo caso l’Impero, a differenza di quello asimoviano, non ha alcuna connotazione positiva e viene anzi identificato tout court come “il Male”. Da qui, subito, s’individua la stridente differenza tra i due modelli: l’uno portatore di pace e civiltà, l’altro dipinto come una spietata dittatura. Come tale, è una dittatura incapace anche di essere portatrice di ordine. Se l’Unione del Mulo in Asimov, pur essendo anch’essa dittatoriale, garantiva ai suoi cittadini una certa stabilità, l’Impero creato da Palpatine è una dittatura che non garantisce né pace né sicurezza: la guerra civile imperversa fin da subito e si protrae per i decenni a venire, fino alla definitiva caduta dell’Impero. In questo caso, evidentemente, non si tratta di una caduta dall’afflato monumentale come quella che Asimov riprendeva da Gibbon, il grande cantore settecentesco del declino e della caduta di Roma. È l’inevitabile caduta rovinosa che avviene quando una dittatura perde il suo leader. Anche qui, dunque, emerge una legittimità carismatica a reggere la compagine sociale. E in entrambi i casi il carisma del leader deriva da poteri straordinari: il Mulo possedeva poteri psichici capaci di piegare le volontà dei suoi nemici, mentre Palpatine possiede il potere del Lato Oscuro della Forza, tramite il quale può controllare ogni aspetto della realtà che governa. L’ispirazione dichiarata per l’Impero di Lucas è dunque in questo caso il Terzo Reich: anche qui si tratta di un impero (il “reich” appunto) fondato tutto sul carisma del leader, Hitler. Anche qui l’Impero crolla una volta venuta meno la sua testa, l’unica forza capace di tenere insieme spinte sociali contrapposte e disgreganti. E anche qui il Reich è la massima espressione conosciuta del Male inteso come forza storica; pur tra mille sfaccettature, la figura di Hitler rappresenta ancora oggi, più di qualsiasi altro dittatore passato e
presente, l’apice della follia distruttiva assurta a potere politico. È interessante notare come Lucas, narrando le fasi della caduta della Repubblica galattica e della sua trasformazione nell’Impero nella trilogia-prequel, abbia dichiarato di essersi anch’egli ispirato alle vicende della Roma antica, quasi volendo appropriarsi di un illustre precedente (quello di Asimov, appunto). In realtà, che ne fosse consapevole o meno, Lucas evidentemente riprende un’altra vicenda: quella della caduta della Repubblica di Weimar in Germania sotto i colpi del nazismo di Hitler. Ci troviamo infatti davanti una Repubblica indebolita, infiacchita dalla corruzione e dell’ingordigia di lobby economiche, impantanata in un’asfissiante e senescente burocrazia. Ovunque, i cittadini chiedono sicurezza: sicurezza dalle minacce che sembrano provenire dall’interno quanto dall’esterno. È per rispondere a quel bisogno di sicurezza che Palpatine come Hitler assurge al Cancellierato (si noti che il termine usato da Lucas è proprio lo stesso usato già all’epoca in Germania per il capo del governo). Attraverso il Cancellierato le due figure, quella storica e quella fittizia, distruggeranno ciò che resta della loro Repubblica trasformandola in un Impero fondato sulla forza e la violenza. Entrambi individueranno una categoria sociale da bollare come “nemico pubblico”, da sterminare: gli Ebrei da una parte, gli Jedi dall’altra, sono i capri espiatori della frustrazione e degli odi delle masse che i due leader cavalcano. Vero è che il canovaccio storico ha più di una similitudine anche con la trasformazione di Roma da Repubblica a Impero attraverso l’azione dei cesari: pure in quel caso l’esigenza di sicurezza dei romani e l’incapacità delle logore strutture repubblicane di assicurare la forza dell’imperium portarono all’inevitabile ascesa prima di Giulio Cesare e poi di Ottaviano Augusto. Lucas in un’intervista indicava Augusto come un modello storico per l’occulta presa del potere da parte di Palpatine: ma la figura demoniaca e inesorabilmente malvagia dell’Imperatore è senza dubbio tagliata sulla misura di quella di Hitler.