Come Asimov elaborò l’idea dell’Impero è storia quasi leggendaria: una banale associazione di idee mentre si recava dal suo editore, John W. Campbell, per proporgli il soggetto di una storia che avrebbe dovuto scrivere senza sapere cosa dirgli. L’immagine di un centurione romano fece nascere il collegamento con un Impero esteso su tutte le stelle della galassia, immerso nella luce crepuscolare della decadenza e dell’ignoranza. Ma in realtà l’associazione di idee aveva radici ben più profonde. Innanzitutto va ricordato l’anno, il 1941. La Seconda guerra mondiale era in pieno svolgimento e occupava continuamente i pensieri di Asimov, molto interessato alle vicende sul teatro europeo anche per le sue origini russe. Il giovane scrittore nascente com’egli racconta nella sua autobiografia, passava buona parte delle giornate nella sua stanza, chino su grandi carte geografiche a segnare i movimenti delle truppe e l’avanzare del fronte. Per lui, Hitler era il male assoluto: non solo per le origini ebree dello scrittore, ma perché il führer rappresentava per Asimov il livello più abietto di ignoranza e oscurantismo che l’umanità avesse mai raggiunto. Non c’è da meravigliarsi che la Fondazione di Asimov emerga proprie da queste preoccupazioni, dalla necessità di assicurare che le conoscenze della civiltà sfuggano alla barbarie apportate dalle truppe del Reich. Pochi mesi prima di elaborare l’idea di base per la Fondazione, Asimov aveva inoltre scritto e fatto pubblicare il suo più apprezzato racconto, Notturno, in cui per la prima volta emergeva il suo ideale illuminista del progresso sociale continuamente ostacolato dall’oscurantismo del potere. Era la stessa idea che sarebbe tornata dominante nei primi racconti della Fondazione. L’ideologia di Asimov era spiccatamente liberale e oggi diremmo ‘di sinistra’. La concezione di un Impero galattico, mutuata dalla sua attenta lettura del Gibbon, non poteva perciò che essere positiva e benefica. Ma proprio l’evolversi delle idee politiche dello scrittore provocheranno un mutamento del concetto iniziale di Impero.In questo senso, il concetto del Secondo Impero è particolarmente importante. Inizialmente, all’Impero caduto se ne dovrebbe sostituire un altro. Ma con quali differenze? In che modo si sarebbe evitato che anche il Secondo Impero andasse incontro allo stesso destino del primo? In L’Orlo della Fondazione questo concetto a lungo ignorato viene finalmente approfondito.
Nella visione della Seconda Fondazione, il Secondo Impero dovrebbe essere un “Impero Confederato”, «con i vari stati dotati di notevole autonomia, sicché non si sarebbero avuti i difetti di un governo unitario e centralizzato, apparentemente forte ma in realtà debole. Il nuovo Impero sarebbe stato più flessibile, meno monolitico». L’idea di un Impero confederato riecheggia molto il concetto del Sacro Romano Impero. In effetti, storicamente sarebbe stato quello il Secondo Impero successivo alla caduta di quello romano. E anche in questo caso si trattava di un’istituzione confederata con vari stati dotati di autonomia e del potere di eleggere l’Imperatore. Ma in realtà il concetto non tiene perché il Sacro Romano Impero, pur essendo esistito per ben mille anni (dall’anno 800, quando Carlo Magno fu incoronato, alla sua soppressione voluta da Napoleone), fu un’istituzione fantasma dopo la fine dell’impero carolingio e il suo spezzettamento in stati più o meno indipendenti. In realtà, ne L’Orlo della Fondazione Asimov cambia idea e si rende conto che un Secondo Impero non sarebbe una soluzione accettabile. Egli quindi opta per nuove soluzioni, essenzialmente tre. Al protagonista del romanzo, Trevize, verrà posto il quesito capitale di decidere quale soluzione politica adottare per il futuro dell’umanità. Da una parte un Secondo Impero costruito dalla Prima Fondazione, «un impero militare fondato sulla lotta, mantenuto in piedi con la lotta e destinato alla fine a essere distrutto dalla lotta». Dall’altra parte un Secondo Impero fondato e diretto della Seconda Fondazione, un «impero paternalistico» perché in realtà la sua stabilità sarebbe garantita dagli uomini-ombra di Trantor, capaci con i loro poteri mentalici di cambiare le volontà di uomini ed eserciti. Infine, la soluzione che verrà accettata: Galaxia, una “galassia vivente” dove ogni pianeta, ogni individualità, parteciperebbe di nuove forme di esistenza in comune con tutto il resto del cosmo. Una soluzione completamente diversa, nessun nuovo Impero, ma una “autogestione” dell’intera razza umana: il trionfo della democrazia.
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