Il piano più ambizioso della NASA ha un nome, Orion, e una missione: portare i primi astronauti su Marte, in un punto imprecisato del decennio 2030.
Ma molto prima che questo accada, nel dicembre di quest'anno, la NASA ha previsto il primo lancio senza equipaggio: 3600 miglia (circa 5700 km) in orbita, per poi tornare sulla terra alla velocità di circa 20 mila miglia all'ora mentre la scudo esterno raggiunge i 4000 gradi prima che la capsula venga rallentata dai paracadute, che la faranno cadere nelle acque del sud della California.
Motivo per cui le prove hanno bisogno di altre prove, come ha spiegato Charles Bolden, l'amministratore della NASA: "Non credo che tutti abbiano davvero compreso cosa stiamo facendo: manderemo nello spazio un'astronave dotata di equipaggio, per andare molto più lontano di quanto abbiamo fatto 40 anni fa. Non progettavamo una capsula simile dai tempi dell'Apollo, per cui quanto effettueremo il lancio a dicembre, sarà un evento a cui molte generazioni non hanno avuto modo di partecipare."
Ma anche il recupero di Orion dopo l'ammaraggio è una novità per la NASA, motivo per cui è stata coinvolta anche la marina militare.
Secondo il retro-ammiraglio (o controammiraglio nella definizione italiana) Fernandez Ponds, la nave perfetta per eseguire questo compito è la USS Anchorage LPD23: con i suoi radar, il ponte di comando, la struttura medica all'avanguardia e soprattutto il ponte inferiore, in grado di far entrare l'acqua per permettere l'accesso di altre navi, o in questo caso, dell'Orion.
Michael Bolger, capo dello sviluppo e delle operazioni dei sistemi di terra presso il Kennedy space center in Florida, ha descritto il piano di recupero:
"Dopo l'ammaraggio dell'Orion, dalla Anchorage partiranno dei sommozzatori a bordo di numerosi gommoni. I sub agganceranno la capsula con delle cinghie, che verranno poi collegate a un lungo cavo che trainerà la capsula a bordo, più o meno come se stessero pescando. Nel frattempo barche più piccole affiancheranno la capsula, e l'equipaggio provvederà a tenerla in equilibrio. Infine verrà allagato il ponte inferiore, per consentire l'accesso, per poi far fuoriuscire l'acqua una volta che la capsula sia stata fermata in sicurezza."
Per il giorno in cui la Orion avrà a bordo un equipaggio, l'obiettivo è di concludere il recupero in meno di due ore, per garantire la sicurezza degli astronauti.
NASA e marina militare hanno anche testato un altro possibile sistema: una gru che recuperi la capsula direttamente. Ma, pur essendo un sistema più veloce, ha lo svantaggio di aggiungere peso alla Orion, rendendo tutto molto meno sicuro, come ha spiegato Milt Heflin, ex tecnico NASA che aveva collaborato a tutti gli otto recuperi degli Apollo.
Le prove sono già cominciate la settimana scorsa, con lunghe sessioni di recupero utilizzando sia la Orion che dei modelli in scala reale, per ricreare tutte le possibili problematiche legate al recupero.
A dicembre, la capsula compirà il suo primo vero viaggio nello spazio senza equipaggio, e questo sarà l'inizio di tutta una nuova storia per lo conquista dello spazio.
Voi che ne pensate, riuscirà la NASA a portare i primi astronauti su Marte?
Vi lasciamo con il video dei primi tentativi di recupero e la relativa gallery:
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