Il mondo degli showrunner è per lo più oscuro e misterioso per i non appassionati di serie tv: mente creativa che guida la storia nel suo svilupparsi attraverso le stagioni (se tutto va bene e se non se ne vanno per disaccordi), ma anche produttori esecutivi che ogni anno devono gestire circa 50 milioni di dollari di budget per ogni stagione, visto che la media del costo di un episodio è di quattro milioni di dollari. Per cui, forse a molti sfugge il nome Steven S. DeKnight, ma basta citare Spartacus perché i fan si sentano rassicurati sapendo che la serie di Netflix dedicata a Daredevil è nelle sue mani.
Così il sito Paste Magazine è andato a intervistarlo mentre si stanno effettuando le riprese dei tredici episodi previsti per l'anno prossimo, per scoprire come sta dirigendo la nuova incarnazione dell'Uomo senza paura: "Con questa versione del personaggio volevamo essere più sporchi, cattivi e realistici possibile, il che si inserisce benissimo nel modo in cui viene rappresentato Daredevil nel fumetto".
Non stiamo affatto andando incontro a una tradizionale visione del concetto di supereroe: "Matt Murdock le prende regolarmente di santa ragione, è questo che lo rende un grande personaggio. Non ha una superforza, non è invulnerabile. Sotto tutti gli aspetti è un essere umano che si è spinto al limite e ha i sensi più sviluppati degli altri esseri umani, ma è umano".
C'è di più: "Un altro aspetto che mi ha attratto verso il personaggio è che moralmente vive in un'area grigia: di giorno è un avvocato che ha fatto un giuramento; ma ogni notte infrange quel giuramento e va nelle strade a commettere atti molto violenti. Un esempio che mi è rimasto in mente è legato all'arco narrativo Elektra di Frank Miller, la scena in cui tiene Bullseye sospeso dal tetto di un palazzo e lo lascia cadere perché non vuole che uccida mai più nessuno".
E da lì è nato tutto: "Ero giovane quando lo lessi per la prima volta e non avevo mai visto niente del genere. Superman cattura i cattivi e li sbatte in prigione, ma quella volta l'eroe non lo aveva fatto. Ci sono due aspetti del personaggio, che in pratica si trova a una sola brutta giornata di distanza dal diventare come Il Punitore. In pratica Frank Castle è andato solo un po' più in là di lui".
Sì, Matt Murdock non è l'emblema del bravo ragazzo: "Matt non ha problemi a riempire di botte di qualcuno. Non blocca i cattivi con una ragnatela, va sempre molto vicino a ucciderli ed è quel confine sottile, quel Perché non va fino in fondo?, che lo rende per me interessante, l'essere un supereroe con dei difetti, un eroe umano".
Riguardo alla sua libertà d'azione: "Netflix è incredibile, supporta totalmente le mie idee. Ma quanta libertà ho a disposizione? È una situazione diversa a Spartacus, perché è un personaggio Marvel e hai delle restrizioni che devi accettare, ma mi vanno bene. Mi spingerò fino ai limiti, ma è pur sempre un personaggio che esiste da decenni. Detto questo sono sorpreso dalla volontà espressa dai produttori di avere una visione fresca del personaggio. Hanno appoggiato il mio stile".
Ed ecco la risposta data su Twitter da DeKnight alla domanda su quanta violenza e volgarità gli sia stato permesso usare nella serie: "Meno di Spartacus, più di Agents of SHIELD".
E concludiamo con il più recente acquisto della serie: il veterano Scott Glenn (Caccia a ottobre rosso, The Bourne Ultimatum) sarà Stick, personaggio creato proprio da Frank Miller, ovvero l'uomo responsabile dell'addestramento che avrebbe trasformato il giovane Matt Murdock nel futuro guardiano di Hell's Kitchen.
Ora mancano all'appello i due nomi di culto del mondo di Daredevil: Elektra e Bullseye. Non vediamo l'ora di scoprirli quando entreranno in scena, nel gennaio del 2015.
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