Saga de Xam, la ragazza azzurra ideata dallo scrittore e regista Jean Rollin con i disegni di Nicholas Devil, è la versione più psichedelica, simbolica e intellettuale di questo nuovo archetipo, raccontando l’odissea terrestre dell’aliena proveniente da Xam in un discorso filosofico che parla di utopia e della violenza connaturata alla Storia umana. Il disegno è minuzioso e convulso alla Druillet, i colori richiamano l’iconografia della grafica pop, lo stesso lettering spazia tra stilemi colti ed eterogenei, al servizio di una vicenda complessa raccolta in un cartonato della Losfeld del 1967.Più divertito nel suo excursus folle e dissacrante, è il percorso dell’eroina di The Adventures of Phoebe Zeit-Geist, di Springer e ‘O Donoghue in cui l’elemento fantastico fa da spunto a una carrellata illogica di situazioni attinte a diversi cliché narrativi. La giovane Phoebe, a differenza delle sue colleghe esaspera la classica creatura da feuilleton, passiva vittima di mille torture e abusi surreali, da cui sopravvive sempre (inspiegabilmente) passando per le mani di nazisti sadici, scienziati pazzi e mostri di tutti i tipi. L’intento è volutamente satirico, contraddetto da un disegno curato e tradizionale, lo stile del racconto è eclettico, un cut-up di episodi che attingono a tutti i generi letterari formando il ciclo postmoderno pubblicato a puntate sulla rivista americana Evergreen Review dal gennaio 1965.Il ritorno a una narrazione dal ritmo meno sfrenato è dato dalle spy-stories futuribili di Scarlett Dream, l’agente segreto di Robert Gigi con i testi di Claude Moliterni. Rossa di capelli, determinata, disinibita, Scarlett anima storie piacevoli, ma non memorabili, basate su plot consolidati che nelle intenzioni degli autori colmerebbero il divario tra l’eroina di Forest e Modesty Blaise. La sua ricetta prevede un fisico da attrice alla Marlène Jobert, un antagonista macchinoso e tecnocrate, il Dottor Styx, e un fidanzato di colore, Ralph, che per i lettori del V Magazine del 1965 rappresenta quantomeno una novità etnica. La ristampa in albi cartonati ha portato fortuna al personaggio, permettendogli di venire tradotta in numerosi paesi stranieri, apparendo anche da noi in Italia negli anni Settanta all’interno della rivista Tommy e nei supplementi del settimanale CorrierBoy.
È un dato di fatto: a partire dal 1962 lo sposalizio fumettistico tra donna e fantascienza si celebra con l’intermediazione dell’erotismo e il connubio funziona talmente bene che dopo Francia e America attecchisce anche in Gran Bretagna. La combinazione resta la stessa, le sfumature variano orientandosi su trame giallo-rosa o arricchendosi di un senso dell’ironia molto british.
Sul finire del 1969 il tabloid The Sun comincia a pubblicare una strip scritta da Jo Adams con i disegni dello spagnolo Luis Roca, si tratta di Scarth A.D. 2195, serie imperniata su una ragazza che costituisce la risposta femminile al Garth del Daily Mirror.
La sua avventura editoriale, durata meno di tre anni, parte all’inverso prendendo il via dalla morte della sua protagonista per un incidente. Uccisa nel ventesimo secolo e rigenerata 200 anni dopo con la memoria resettata, Scarth si ritrova in un mondo estraneo dotata del nome scelto da un computer, un nuovo look (i capelli corti alla Mia Farrow) e il fisico perfetto provenente dall’esistenza precedente.
Con la sua identità incerta e le misure che le consentono di sfilare in passerelle interplanetarie, Scarth regala al pubblico inglese il primo nudo integrale del fumetto britannico, apparendo di frequente senza veli, grazie anche alla disinvolta morale del 2170. La mano leggera dell’autrice e il tratto sofisticato di Roca, fanno dribblare alle sue storie qualunque caduta nella morbosità, soffermandosi su intrecci che fanno della detection e la rappresentazione della società del futuro il loro tema principale.
L’aggiornamento del 1972 del nuovo titolo Scarth A.D. 2170 non salva la serie da una fine prematura, per cui, pur non mancando di idee e pubblico la strip chiude i battenti.
Le donne del cosmo, in molti casi vivono una parabola luminosa e breve come quella delle meteore dei loro universi. In questo senso non fa differenza l’avventura di Danielle, l’ultima discendente di Barbarella nata sulle pagine del London Evening News nel maggio del 1973.
Bionda, sensuale e provocante, la protagonista di John M. Burns su testi di R.‘O Neill si ritaglia uno spazio tutto suo nel milieu fantastico attraverso vicende originate su un pianeta dalla società patriarcale, dominato da regole e ruoli speculari a quelli che conosciamo. Lo spirito ribelle di Danielle, che rivendica il diritto ad amare il suo uomo Zabal, innesca una serie di disavventure che si ampliano spostandosi su altre dimensioni e tempi in una continua quest.
Che sia lo scontro con uno stregone del passato o con un tiranno alieno, l’opposizione al nemico di turno è solo il pretesto di un nuovo spogliarello dell’eroina, raffigurata come un mix esplosivo tra Kim Novak e Ann-Margret. Un marcato tono ironico ne caratterizza i testi, bonariamente provocatori, mentre il disegno di Burns (già autore della bella serie The Seekers) si muove nel solco dettagliato e sapiente dei disegnatori inglesi alla Jim Holdaway.
Danielle lascia il suo quadrante spaziale e il suo quotidiano nel settembre 1974, probabilmente per lasciare posto ad altre figure più in linea ai gusti del momento. L’avventura delle Cosmic girl si congeda temporaneamente per aspettare tempi migliori o luoghi in cui riapparire.
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