Non c'è dubbio che ormai ogni uscita libraria di John Scalzi faccia notizia. Nato quarantacinque anni fa a Fairfield, in California, laureatosi alla Chicago University dove ha seguito anche corsi di scrittura creativa, un passato di giornalista freelance interrotto dal folgorante esordio del 2005 con il primo romanzo della trilogia Old Man's War (di cui sono usciti da noi Morire per vivere e Le brigate fantasma), una manciata di romanzi e saggi a cui coronamento arriva il Premio Hugo nel 2013 per Redshirts. Ormai scrittore completo, Scalzi è in procinto di arrivare di nuovo nelle librerie; è infatti prevista per il prossimo agosto l'uscita sul mercato anglosassone di Lock In, il suo nuovo romanzo che prova a discostarsi dalle precedenti opere.
Siamo in un futuro prossimo, in cui l'umanità si trova sotto l'ennesima minaccia di un virus sconosciuto. Per la maggior parte delle persone il contagio si risolve in una fastidiosa influenza, ma l'un percento della popolazione cade nello stato definito Lock In: le vittime, pur restando pienamente coscienti, perdono ogni capacità di movimento e di reazione agli stimoli esterni. Venticinque anni dopo la Sindrome di Haden, come è stata chiamata, è ormai un dato di fatto della società; in questo contesto il giovane agente dell'FBI Chris Shane si trova a indagare, con l'anziano Leslie Vann, sull'omicidio di un malato della sindrome. Il primo sospettato è un Integratore, ovvero una persona che presta temporaneamente il proprio corpo alla coscienza di un Lock In, il quale può così tornare a muoversi liberamente.
Diventa così difficile per Shane e Vann capire chi sia il vero omicida. Ma soprattutto diventa difficile capire quale sia il vero crimine in un mondo completamente cambiato dal Lock In, in cui le coscienze dei malati si sono costruite un mondo virtuale dove nuove forme di cultura stanno emergendo, e nuove possibilità si stanno materializzando. Pertanto quella che sembrava una banale indagine per omicidio si trasforma nella scoperta di un mondo sommerso, qualcosa di estremamente diverso da tutto ciò che si conosceva prima.
Sul suo blog Scalzi ha detto di aver scritto questo romanzo, narrato in prima persona, un po' anche per esorcizzare la sua fobia per le paralisi. Da quel poco che si sa sembra che, dopo le scorribande militaresche dei suoi primi romanzi e le incursioni nel fantasy, con questo libro Scalzi si sia immerso in atmosfere a metà tra l'investigativo e il cyberpunk, in cui partendo da un classico scenario da apocalisse finisce per interrogarsi su cosa sia la coscienza e su cosa essa possa fare senza le restrizioni del corpo fisico, là dove la paralisi del corpo si trasforma in una nuova forma di libertà. Pericolosa, è sottinteso, per tutti gli altri.
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