Chi segue queste news avrà già sentito parlare di Robopocalypse, romanzo di grande successo del newyorchese Daniel H. Wilson, ex ingegnere robotico passato al mondo della scrittura, pubblicato nel 2011 e opzionato per la trasposizione cinematografica nientemeno che da Steven Spielberg (anche se il progetto sembra essersi un po' arenato). Visto l'enorme consenso riscosso negli USA e un po' in tutto il mondo, era parecchio atteso un sequel a cui Wilson aveva dichiarato di star lavorando. E il momento è giunto, visto che nei primi giorni di questo mese arriverà sul mercato anglosassone Robogenesis, corposo romanzo che qualcuno già definisce "epico".

Robopocalypse si svolgeva in un futuro prossimo, in cui i progressi della robotica hanno liberato gli esseri umani da una gran quantità di lavori manuali. Su tutti i robot regna indisturbato Archos, una super intelligenza artificiale che sovrintende il funzionamento delle macchine e che finisce per sviluppare l'autocoscienza. Inevitabile che il primo istinto di Archos sia quello di sopravvivere ai propri creatori, visti un po' come un intralcio. Il romanzo è stato scritto sotto forma di racconto orale da pare di Cormac Wallace, un nativo americano che fa parte di un gruppo di sopravvissuti alla rivolta globale delle macchine, che ha riportato l'umanità a un livello quasi pre-tecnologico.

Robogenesis racconta ciò che è successo dopo la rivolta, quando l'umanità è riuscita a sconfiggere le macchine e a spegnere Archos. O almeno così pensavano... In realtà il codice di Archos è sopravvissuto, frammentandosi in milioni di parti e distribuendosi casualmente in un numero enorme di dispositivi artificiali rimasti in funzione. E mentre i superstiti umani e robotici provano a ricostruire qualcosa dalle ceneri della vecchia civiltà, una nuova specie di macchine inizia a prendere forma, ognuno con un pezzetto di Archos dentro di sé. E ognuna pronta a muovere nuovamente guerra, stavolta definitiva, all'umanità.

Wilson, di cui in Italia è uscito solo il saggio Come sopravvivere alla rivolta dei Robot, ha costruito Robogenesis come un romanzo corale, raccontando la vicenda dal punto di vista di vari personaggi, umani e robotici, e della rispettiva lotta per la sopravvivenza, da soli o in gruppo, in un mondo che non ha quasi più nulla di riconoscibile. Approccio già utilizzato nel primo libro e usato anche da altri autori, e che ha il pregio di dare un tocco di realismo in più alla narrazione. Insomma, dopo Amped del 2012, in cui Wilson esplorava il tema degli impianti neurali nei cervelli umani, con Robogenesis i robot tornano al centro della sua narrazione. E, come spesso succede nei romanzi, sono ancora piuttosto nemici dell'umanità.