Fantascienza e Paesi arabi? Sì, signori. E non è la prima volta che se ne scrive su queste pagine. È di recentissima uscita il volume La fantascienza nella letteratura araba di Ada Barbaro. Presentazione di Isabella Camera d'Afflitto, Carrocci Editore. Anche in questo caso c’è di mezzo un'università: il testo riprende una tesi di dottorato presso il SUM Federico II di Napoli. Al momento, per gli interessati, ne do notizia riprendendo la IV di copertina, mentre rimando per un approfondimento al dopo-lettura del volume.
Il libro
La fantascienza appare inaspettatamente sulla scena letteraria dei Paesi arabi a partire dalla seconda metà del XX secolo, per poi imporsi con un numero di pubblicazioni sempre crescente. Questa produzione lancia un’ennesima sfida alla modernità e a chi, abituato ormai a desueti clichés, deve fare i conti con un genere letterario del tutto inedito e per questo foriero di valori e specificità che appartengono alla società araba, alla sua storia sociopolitica, alle sue caratteristiche tanto linguistiche che religiose. Recuperati dal patrimonio classico elementi socio-fantascientifici, la loro commistione – e successiva rielaborazione – con topoi e logoi comuni al più affermato modello in lingua inglese, ha segnato il sorgere di una nuova stagione della narrativa araba. Il testo propone un rassegna, per la prima volta in lingua occidentale, dei maggiori autori che afferiscono a questo filone letterario, con una panoramica che spazia dall’area nordafricana, passando attraverso la Mauritania, sino ad arrivare al Mashreq e alle "insospettabili" terre dello Yemen.
A giudicare dai titoli dei capitoli, è molto approfondita l'analisi dell'autrice di questa nuova (per noi) narrativa, a partire da una questione terminologica fondamentale, che riguarda la traduzione dall'inglese di termini scientifici e fanta- o para-scientifici, che non hanno corrispondenza nella lingua araba (apprendiamo che "fantascienza" è tradotto al-ayal al-‘ilmi, più o meno "racconto con base scientifica", e non si sa bene chi abbia coniato il neologismo). Chiaramente, l'origine di al-ayal al-‘ilmy parte in buona misura dal "meraviglioso" della letteratura classica araba, che viene poi a contaminarsi con il fantastico e l'utopistico. C'è, indubbiamente, un ritardo rispetto alle tematiche e alle fasi della sf occidentale, ma c'è anche una sorprendente diffusione di questa narrativa praticamente in tutti venti (e più) stati africani di lingua araba. Negli anni '90 nasce anche una corrente critica, "dal metodo descrittivo all'analisi testuale"; si affermano e sviluppano tematiche "tra tema dell'assurdo e anelito all'immortalità"; e poi la scoperta del Tempo e dello Spazio; la distopia, gli illustratori, l'innovazione letteraria; al-ayal al-‘ilmy "dopo l’11 settembre", al-ayal al-‘ilmy e il Corano… e ancora, fino a recenti sviluppi nell'editoria d'una narrativa che, apprendiamo, è notevolmente gradita.
L'autrice
Ada Barbaro è assegnista di ricerca presso l'Istituto italiano di studi orientali della Sapienza, Università di Roma. Docente di lingua e letteratura araba in diversi atenei, ha pubblicato traduzioni e scritto saggi sulla narrativa araba moderna e contemporanea.
Ho avuto il grande piacere di conoscere Ada in occasione della recente presentazione del testo a Bari, presso la "storica" libreria Laterza. Mi piace pensare a questa sua opera come evidenza di un fantastico – anche scientifico – che ci accomuna tutti e non ha barriere.
Ada Barbero, La fantascienza nella letteratura araba (2014)
Carocci Editore, pagg. 302, euro 29
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