I più lo ricordano come autore della sceneggiatura di A come Andromeda, famosissima miniserie (o "sceneggiato", come si diceva allora) di fantascienza ispirato a un romanzo di Fred Hoyle e a un'omonima miniserie britannica. Insieme a Luigi Vannucchi e Paola Pitagora anche Cremaschi aveva avuto una piccola parte, nel ruolo di un Jan Olboyd, rappresentante di un'organizzazione chiamata Intel.
Ma era solo una delle molte espressioni del talento di Inisero Cremaschi, eclettico creativo del fantastico che tra gli anni sessanta e settanta è stato uno dei maggiori promotori della fantascienza italiana.
Nato a Fontanellato, in provincia di Parma, il 16 dicembre 1928, si era trasferito a Milano e aveva sposato Gilda Musa, all'epoca forse la maggiore autrice italiana di fantascienza. Disc-jockey, giornalista pubblicista, redattore editoriale e critico letterario, scrittore, curatore di Tuttilibri Rai-TV, alla fantascienza aveva dato molto, curando nel 1976 l'antologia Universo e dintorni edita da Garzanti, equivalente alle Meraviglie del possibile per la fantascienza italiana e poi Futuro, un'altra antologia importantissima per la science fiction nostrana, edita dall'Editrice Nord.
Dal 1972 al 1975 aveva anche curato l'ottima collana Andromeda.
Come autore aveva pubblicato nel 1974 il romanzo Le grotte di Marte, scritto insieme a Gilda Musa, ma la sua lunghezza preferita era quella del racconto: tra i titoli più famosi Il quinto punto cardinale, Energia profonda, Il mostricida.
Dopo la morte di Gilda Musa si era trasferito a Palazzolo sull'Oglio, in provincia di Brescia, e aveva sposato la poetessa Elisa Clerici.
È morto sabato 26 aprile. Un grande della fantascienza in Italia, rimasto troppo in ombra negli ultimi anni, ma al quale il nostro mondo deve moltissimo.
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