L'Area 51 è una base militare situata nel sud-ovest del Nevada, nel punto in cui si intersecano un sito di test del dipartimento di energia e una base dell'aviazione. Non compare su nessuna cartina. Ufficialmente, non esiste.
Essa è ormai entrata nel nostro immaginario come il luogo nel quale sono custoditi ufo e corpi di alieni.
L'idea che circola presso di noi- mutuata da film, telefilm, videogiochi e altro- non è esatta. Lo scopriamo in Dreamland-un reportage dall'area 51 di Phil Patton, da poco uscito per la Fanucci nella traduzione di Domenico Gallo e Andrea Marti.
Primo, perché Area 51 non è l'unico nome con cui è conosciuta. E' anche nota come la Scatola, o la Piazza Rossa... ma c'è un nome che più di tutti spiega che cosa essa è realmente: Dreamland, la terra dei sogni. Il suo valore, dice Patton ³non derivava da quanto conteneva, ma da quel poco che ti faceva vedere: dalle grandiose opportunità per immaginare, fantasticare, sognare che lì si creavano.²
Secondo, perché all'Area 51 non vanno soltanto associati gli ufo, ma anche esperimenti nucleari e voli di misteriosi prototipi di aerei spia (l'U2, lo Stealth, l'SR-71 sono stati testati qui!), i cosiddetti ³aerei neri².
Dreamland è un libro difficile da descrivere. Chi si attende una guida, non verrà deluso: Patton parla dell'incidente di Roswell, o del famoso avvistamento presso il monte Rainier nel 1947, e traccia una storia davvero dettagliata sugli ³aerei neri² che si sono succeduti nella base. Certo, non si ha di fronte una comune guida: non è un semplice elenco di date di avvistamenti o una raccolta di testimonianze. Patton sembra quasi procedere per associazione di idee, ed il tutto risulta trattato in modo molto letterario, con un particolare senso dell'ironia, soprattutto quando entrano in gioco le istituzioni o il governo degli Stati Uniti...
Procedendo nella lettura, però, ci si rende ben presto conto che Phil Patton (che scrive per Wired, Esquire ed ha una colonna fissa sul New York Times) vuole andare oltre. Scrutando i fabbricati dell'Area dal Crinale della Libertà, uno dei punti che offre la migliore visuale, Patton giunge a questa conclusione: ³L'idea di un resoconto di un viaggio su un posto che fisicamente non si poteva visitare mi è parsa irresistibile. Ma ho avuto una sorpresa: più cose scoprivo su quel posto, più mi sembrava di sfuggire da me stesso. E ben presto mi sono accorto di essere molto più affascinato da quelli che guardavano, che dal guardare in sé.²
Il Crinale è affollato da un'umanità variegata: ³fanatici degli aerei neri (anche detti Interceptors), youfer (cercatori di ufo) dal credo immacolato, agnostici e scettici, radio scanners e fan dell'ottica pesante².
A Patton interessa descrivere tanto Dreamland quando il mondo che la circonda, gli effetti che questo luogo ha sulle persone e sul loro immaginario: così il suo reportage risulta costellato da un'indimenticabile galleria di personaggi. Incontra e si fa guidare nei misteri di Dreamland da youfers ed interceptors che si fanno chiamare Psychospy, Agent X o Trader. Intervista un impresario di pompe funebri nippo-americano, Norio Hayakawa, avvistatore di ufo e teorico del complotto. Ci racconta la storia di Bob Lazar, l'uomo che sostiene di aver lavorato all'Area 51 e che ha il merito di aver creato il mito della base come deposito di navi aliene. Lazar merita una menzione particolare, poiché Patton lo paragona a molti personaggi di Philip K. Dick, ³degli sfigati, spesso depressi, persone assolutamente ordinarie che rimangono coinvolte in questioni di importanza planetaria².
In effetti, si può persino azzardare che il libro di Patton contenga temi ³alla Dick² - tra i tanti, il confondersi tra reale e non-reale. Si pensi ad una frase di Bob Lazar che viene citata: ³[I dischi volanti] sono l'unica cosa che abbia senso. Tolgono un sacco di confusione alle cose. E permettono di collegarle molto meglio...². Gli ufo come tessuto connettivo di una realtà a pezzi... non lo trovate ³dickiano²?
Ma questo è solo uno dei vari livelli di lettura a cui Dreamland si può prestare.
A volte assume la forma di un romanzo: Patton ci narra i suoi viaggi, gli incontri, le impressioni, e a volte si sofferma su particolari episodi per così dire ³storici² (è spassosissimo, ad esempio, il racconto dell'origine del nome ³U2², l'aereo, si intende...).
Poi è anche un libro di storia. Una storia segreta dell'America, che coinvolge il Dipartimento dell'Energia e gli esperimenti nucleari, la Lockheed Skunk Works e i suoi aerei spia, per arrivare al generale Curtis LeMay, colui che voleva a tutti i costi scatenare la Terza Guerra Mondiale, e (rullo di tamburi) persino a Walt Disney o Lee Harvey Oswald.
A lettura ultimata, non si hanno dubbi: Dreamland è un piccolo e riuscitissimo affresco sulla Guerra Fredda, ³una guerra -scrive Patton- che aveva generato nuove ed originali versioni di psicosi e nevrosi².
Patton è perfettamente integrato nel popolo di Dreamland e ci riferisce ogni informazione senza mai dare giudizi, nemmeno di fronte alle ipotesi più improbabili (una su tutte: Hitler è sopravvissuto e gli ufo sono opera dei nazisti), anche se verso la fine ci rivela che, secondo lui, in molti casi di avvistamento non si trattava di ufo ma di prototipi di aerei spia.
Per la sua molteplicità di aspetti e contenuti, Dreamland è un libro che andrebbe letto. E' un bel viaggio in mezzo alle paranoie tipicamente americane, ed è la dimostrazione di quanto l'immaginazione sia potente, al punto tale da creare un luogo che non esiste su nessuna cartina.
Il libro contiene anche otto pagine di foto in bianco e nero. Se proprio si vuole trovare una pecca, la presenza di una cartina un po' più dettagliata di quella inclusa tra le foto avrebbe reso più facile seguire gli spostamenti di Patton.
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