Salve. Tutto incominciò a fine XX secolo.
Gli allarmi dicevano: “attenzione, con i recenti supporti informatici e delle nuove telecomunicazioni si rischia di perdere la memoria storica”. Sembrò un avvertimento di secondo piano. Carta stampata e testi elettronici convivevano, anzi erano complementari e si potenziavano l’un l’altro. Il disco musicale di vinile si deteriorava? Il CD invece era eterno... O no? Ma i problemi c’erano. Li scopriamo ora, ed erano tre. Il primo era un vorticoso aumento di velocità nell’obsolescenza delle nuove tecnologie: si commercializzavano nuovi standard a tempi sempre più ravvicinati, e purtroppo prima o poi non si era più in grado di (per esempio) suonare un 45 giri, o ascoltare un CD, perché non si producevano più le apparecchiature necessarie. Ogni volta occorreva ricostruire la propria discoteca, filmoteca, i propri dati, di qualunque genere fossero. Ma in questo lavoro, buona parte delle vecchie informazioni andava irrimediabilmente persa.
Il secondo problema fu aver creduto indistruttibili alcuni supporti di memoria. Si scoprì invece che, per esempio, i CD non avevano vita lunghissima. Nel tempo, essi accusavano un processo d’invecchiamento naturale che deformava le tracce incise rendendone impossibile l’uso. Il danno fu enorme.
Il terzo problema, più sottovalutato, si è rivelato il peggiore: un’estensione imprevista dei “diritti di copyright”. Presero a uscire DVD e memorie di computer poche volte, poi i dati si “oscuravano” e per il riutilizzo occorreva pagare un “diritto” alla casa produttrice. Era l’introduzione di un nuovo concetto: la “proprietà a tempo”. La faccenda si estese anche ai supporti cartacei: un libro era leggibile una, due volte; poi un micromeccanismo innestato nel volume e una speciale stampa rendevano “bianche” le pagine, salvo ripristino col pagamento del “diritto”.
Ma la cosa peggiore, è che il nuovo concetto si estese a ogni supporto mnemonico. Le motivazioni ufficiali insistevano sulla “sicurezza e tranquillità del cittadino”. Dal 2023 fu considerato, in questo senso, “supporto mnemonico” anche il cervello.
Oggi, nel 2029, ciò che vi dico è per la vostra salvezza: attenzione, voi non ricordate, perché abbiamo tutti perso memoria dei fatti essenziali e viviamo vite vegetali, meccaniche. In questi pochi minuti io sono “risvegliato” con il pagamento di un costoso “diritto di copyright sulla memoria” (mia), che grazie a un farmaco mi concede di ricordare, per cinque minuti. In questo momento so di chiamarmi Valerio, abito a Mantova e ho un lavoro saltuario in un’azienda multivalente (lavori manuali, automatici): tra poco, scaduto il farmaco, ricorderò poco o nulla di ciò che vi sto dicendo. Molti non hanno denaro per pagare spesso questo diritto, altri non lo pagano mai, hanno rinunciato... Occorre fare qualcosa. I miei minuti scadono, attenzione, attenzione, ma... dove sono? Perché mai sono qui, in questa piazza? Perché…?
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