Questa storia infinita ha distillato un altro episodio molto più recente, cioè un paio di anni fa. Si presentava a Bari, presso La Feltrinelli, una ennesima antologia di storie sulla “fine del mondo”, i Maya eccetera, e anch’io partecipavo con un racconto. Sul finire dell’evento, una ragazza, anch’essa nell’antologia con una storia virata più sul fantastico, dopo una mia risposta a una domanda d’uno dei presenti, esplose urlando istericamente una serie di improperi contro la fantascienza: “Io odio la fantascienza, quelle serie televisive che mio fratello mi fa vedere, la fine del mondo, la fantascienza è cupa, meteoriti giganti che rischiano di cadere sulla Terra, la fantascienza mi deprime, il sangue, non la posso sopportare, vado a letto e faccio brutti sogni, la fantascienza non la voglio più sentir nominare…” eccetera. Anche qui costernazione degli autori e del pubblico, sorrisetti, battutine eccetera. C’era da chiedere alla ragazza – e lo chiesi – come mai lei stesse lì, e le sottolineai, ma senza molte speranze, la sua piuttosto inusuale visione della fantascienza, eccetera. Parole al vento.Un richiamo merita anche la sparizione della parola “fantascienza”, in particolari circostanze. Soprattutto quando c’è un romanzo del genere edito non in una collana specializzata, o quando l’autore (specie se autore noto) maistream azzarda il passo nella fantascienza. In quest’ultimo caso però questa assenza può essere un vantaggio: molto spesso i non esperti di science fiction scrivono porcate o trattano tematiche ormai superate, credendo di scoprire l’America. E se per caso il contenuto è vera fantascienza, anche d’autore per cui la diabolica parola dev’essere necessariamente usata, la si pone con parsimonia, in modo soffice, come accade per la quarta di copertina di un’edizione fuori collana delle Cronache marziane” di Ray Bradbury (Oscar Mondadori n.181, 1968), dove si legge: “…È nato un nuovo originalissimo scrittore per il quale la fantascienza non è che un pretesto per dare sfogo all’estrosa fantasia, per una protesta contro la vita di oggi, che tende a distruggere l’elemento poetico e fiabesco, ideale dell’uomo e della sua storia”. Fantascienza come “pretesto”: anche questa resta a tutt’oggi una chicca.Infine: se è vero che molti termini ed espressioni della fantascienza sono entrati nel linguaggio quotidiano (marziano, universo parallelo, drone, robot, più veloce della luce, un’altra dimensione, macchina del tempo, e molti altri), e questa potrebbe presentarsi come una inattesa sia pur piccola vittoria, è anche vero che proprio il termine più importante, “fantascienza”, ormai è usato solitamente in senso negativo ed è in bocca a tutti. In tv, anche alcuni nostri politici – per esempio la Finocchiaro – molto spesso hanno usato e usano nei loro commenti la frase “roba da fantascienza”. Oppure “ma questa è fantascienza”, “neanche la fantascienza…” e così via.
Mi piacerebbe tanto che le cose cambiassero… Forse ci scriverò una storia di fantascienza (italiana)…
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