
Ricordo bene il pomeriggio (piovoso) della premiazione, nel teatro comunale di Montepulciano. Sul palcoscenico, con i signori suddetti al tavolo era presente anche la scrittrice Luce d’Eramo. In realtà – ce ne rendemmo conto solo allora – dovevano svolgersi due premiazioni distinte, e solo la seconda riguardava l’Italcon. Terminò il rito della premiazione numero uno, dedicato al romanzo di Luce d’Eramo “Partiranno” (romanzo bellissimo, specie per un’autrice di alta caratura che si cimentava per la prima volta con la narrativa di fantascienza, benché ne avesse scritto notevoli saggi critici… e “Partiranno” lo consiglio a tutti). Nel corso dell’evento avevamo tra l’altro ascoltato, con costernazione, Moravia intervistare la d’Eramo con aria più truce del suo solito, e chiederle perché mai fosse “scivolata” nella fantascienza, e altre sdegnate domande. Fu consegnato il premio, e giunse il momento di attribuire i riconoscimenti del secondo concorso (il nostro): Moravia, ostentatamente, si dissociò con stizza dal gruppo e scese a sedersi in platea, imitato subito dagli altri capoccioni del rispettabile establishment culturale. L’indignazione in platea fu pressoché unanime. Io abbandonai la sala – ma fui l’unico a farlo – fortemente risentito, anzi offeso, proprio mentre i dieci finalisti venivano chiamati da Scarpelli per la premiazione a partire dall’ultimo, cioè dal sottoscritto. Non rientrai e rifiutai anche di ritirare il premio (un assegno). Tuttavia successivamente l’assegno mi giunse a domicilio, spedito d’iniziativa dalla Segreteria. Dall’esperienza si deduce che si possono coinvolgere personaggi d’alto livello in manifestazioni fantascientifiche, solo se si ha prova provata di un loro sincero e palese e documentato apprezzamento per il genere. Cioè quasi mai.
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