La bella sorpresa del 2012 per la fantascienza italiana è stata l’uscita nelle librerie di Ferro Sette, romanzo d’esordio di Francesco Troccoli, pubblicato dalla Armando Curcio Editore. Bella sorpresa per più di un motivo. Il primo è la pubblicazione di un romanzo, cosa non scontata visto l’asfittico panorama editoriale italiano dedicato alla letteratura di genere, laddove per pubblicare un’opera lunga bisogna necessariamente passare per un premio letterario riservato ad inediti. La seconda è il fatto che Troccoli arriva all’opera lunga dopo una sana gavetta composta da ben trenta racconti pubblicati in raccolte e riviste e la vincita di alcuni tra i più importanti premi dedicati alle short stories. Senza contrare la lunga militanza come blogger con il suo Fantascienza e… Dintorni, tra i più seguiti in Rete. Ancora, la pubblicazione per un editore non specializzato non è cosa da segnalare superficialmente, ma a cui va dato un certo rilievo. Infine, il superamento a pieni voti dell’autore romano che con questo romanzo decisamente dà prova di essere ormai un autore maturo, capace di gestire una trama articolata e ricca di colpi di scena, di descrivere complessi scenari e personaggi che hanno un respiro credibile e empatici al punto giusto.
La conferma delle capacità e qualità della scrittura di Troccoli è arrivata anche con Falsi Dei, il secondo capitolo della trilogia - sempre edito dalla Armando Curcio Editore - che l’autore ha posto in essere per dare sfogo a storie e personaggi che la sua passione e professionalità per la fantascienza sono in grado di mettere in campo.
Ferro Sette ci apre le porte su uno tempo lontano nel futuro e in uno spazio ignoto in cui l’umanità ha perso la memoria delle proprie origini. Sul pianeta Harris IV, una distesa di vulcani dove se ci vivi o sei un minatore o un commerciante, risiede nelle viscere del vulcano spento Hebron una comunità di minatori. Il pianeta è governato da Kala, vassallo del potente e spietato Vlad Harris a capo del sistema solare, formato da ben tre soli, che a sua volta fa capo ad una più vasta alleanza di pianeti. Il quarto pianeta è sfruttato per le sue ingenti quantità di ferro, zolfo e altri minerali e tutti le varie comunità che risiedono sul pianeta devono pagare un prezzo preciso a Vlad Harris: consegnare “quasi” tutto ciò che si estrae dal pianeta. Ma la comunità di Hebron, guidato dall’ex miliziano David Hobbes, da più di un anno non paga il suo tributo in minerali preziosi alla potente famiglia degli Harris, mettendo nei guai anche il governatore del pianeta. Prima di procedere al bombardamento dell’area, Vlad Harris spedisce nelle viscere di Harris IV Tobruk Ramarren, ex miliziano e amico di Hobbes, per un ultima, seppur a senso unico, trattativa. Tobruk Ramarren raggiunge la comunità guidata da Hobbes e quest’ultimo lo introduce ad un esperimento a cui si stanno sottoponendo quasi tutte le donne e gli uomini della comunità: il sonno. Nel futuro dell’umanità, infatti, dormire non è più una delle funzioni vitali dell’essere umano. Hobbes, però, conosce da testi antichi questa naturale attività dell’uomo e, anche attraverso l’utilizzo di appositi macchinari, tenta con successo di farla riacquistare a tutti gli abitanti della sua comunità. L’obiettivo finale è ribellarsi al dominio di Vlad Harris e conquistare il pianeta, grazie anche alle positive ricadute che il sonno ha sul corpo, a cominciare da una maggiore resistenza e forza.
Tobruk Ramarren non condivide la filosofia del suo vecchio commilitone, ma alcuni drammatici avvenimenti e la vicinanza con alcuni degli abitanti della comunità, in primis il vecchio Laureel e la giovane Alina, lo inducono ad unirsi a Hobbes e alla sua folle idea di conquistare il pianeta.
Tobruk, però, non sa che lui è in realtà solo una pedina di una “guerra” più vasta che interessa lo sparuto gruppo di uomini guidato da Hobbes e una genia di umani speciali, chiamati i Longevi, che risiedono nei posti chiave del governo del sistema solare di Harris e dell’Allenza dei pianeti di cui Harris IV fa parte.
Troccoli è bravo nel creare uno scenario complesso, in cui tutti i personaggi sono funzionali ad una trama ben delineata che porta il lettore di volta in volta di fronte a veri e propri colpi di scena che lasciano sbigottiti e incuriositi su come si evolverà la storia. Il primo di questi colpi di scena è l’assenza del sonno nella vita degli esseri umani e la sua riconquista da parte di David Hobbes e della sua comunità. L’idea che sembra ispirare Troccoli è quella di spingere in fondo, alle estreme conseguenze, una tendenza tipica della società post industriale e postmoderna: la produzione. Il lavoro nelle fabbriche, di stampo fordista, diventa il punto di partenza di un processo che arriva ad un nuovo modo di concepire l’organizzazione del lavoro definita genericamente postfordista, che l’autore di Ferro Sette immagina sempre più centralizzato sulla produzione senza vincoli di orari, tanto da far sparire dall’orizzonte della vita umana il sonno.
Uno scenario interessante, appena accennato però nel romanzo, che si regge anche su due pilastri fondamentali: l’avventura e la definizione di personaggi a tutto tondo, a cominciare dal protagonista Tobruk Ramarren, il cui cognome risulterà familiare ai più smaliziati lettori di fantascienza (Agad Ramarren è il cognome di uno dei personaggi di Città delle illusioni di Ursula K. Le Guin).
Tobruk nell’unirsi alla causa di Hobbes verrà a conoscenza sia della guerra con i Longevi, il gruppo di dominatori occulti della società e della vita dell’Alleanza dei pianeti civili, sia di un fatto che lo riguarda personalmente e che lo lega in modo indissolubile al suo amico Hobbes.
L’architrave su cui si regge la trama è quella del classico topos di "Davide contro Golia", del più debole e coraggioso che affronta il più grosso e temibile nemico. Il gruppo capeggiato da Hobbes sembra non avere speranze contro le forze armate del potentato che governa il pianeta, ma tutto va a buon fine e sul pianeta s’instaura un nuovo ordine.
La prosa di Troccoli è ben sorretta dalla scelta di raccontare tutta la storia in prima persona, dal punto di vista del protagonista. Scelta non facile per la trappola di incorrere in prolisse descrizioni, a cui però Francesco Troccoli non incorre, rendendo fluida la lettura della storia con frasi brevi e poco articolate, senza abbondanza di inutili secondarie a rendere farraginosa la lettura, e dialoghi essenziali e funzionali per consentire alla storia di procedere in avanti.
Falsi Dei, il secondo romanzo di quella che è stata annunciata come la trilogia dell’Universo Insonne, conferma tutte le ottime impressioni ricevute dalla lettura di Ferro Sette. Anche questo romanzo è puntellato da un numero limitato di colpi di scena che rendono palpitante la storia.
La lotta contro i Longevi continua per sotto le insegne dello Stato Libero di Haddaiko, guidato da Hobbes e con al suo fianco Tobruk Rammarren. Ma l’idea del nuovo leader del pianeta è quello di esportare “il sonno” su altri pianeti e instillarlo nelle popolazioni locali per ribellarsi all’ordine che controlla tutto il sistema solare e che è incarnato nei longevi, esseri che vivono a lungo e che grazie a ciò dominano l’universo.
Dallo Sato Libero di Haddaiko si leva così una nave spaziale Hebron è diretta verso un lontano sistema ai confini della Galassia. A bordo, a fianco del Presidente Hobbes, Tobruk Ramarren è a capo di un Corpo di Spedizione di “dormienti”, in stato di ibernazione, che avrà il compito di insegnare il sonno alla popolazione indigena. Ma un’inspiegabile contaminazione e un attacco improvviso costringono la nave alla deriva, scagliandola in un pianeta ignoto e dimenticato. Sulla superficie del Nuovo Mondo, il Corpo si imbatterà in primitive popolazioni oppresse dal terrore per le divinità che lo dominano. Sarà dunque molto alto il prezzo che Tobruk Ramarren dovrà pagare per scoprire la verità della storia umana.
Anche qui Troccoli riesce a padroneggiare con abilità una trama complessa, che vede sullo scacchiere della trama numerosi personaggi e situazioni via via complicate che però trovano il loro scioglimento nella seconda parte.
Lo schema del romanzo, in questo secondo capitolo, è il viaggio degli eroi alla ricerca del loro santo Graal, raffigurato in questo caso dalla prospettiva di diffondere “il sonno”. Ma ogni viaggio che si rispetti conosce i suoi ostacoli, in questo caso rappresentato da una anomali spaziale e dal tradimento di un componente fondamentale dell’equipaggio. Anche qui non mancano avventura e azione, mescolati anche a riflessioni sulla condizione umana di fronte a sfide sempre più grandi e che spesso riguardano la sopravvivenza della specie stessa. Ma non solo, nel secondo romanzo entra prepotentemente anche il tema religioso, ossia di come una specie, superiore tecnologicamente, possa essere considerata una sorta di divinità da una specie arretrata dal punto di vista tecnologico e di quella che comunemente chiamiamo civiltà.
Lo stile di scrittura del romanzo è semplice e lineare, rendendo così la lettura piacevole fin dalle prime pagine.
Francesco Troccoli ci ha regalato un romanzo moderno che però strizza l’occhio alla fantascienza classica, creando un universo di storie e personaggi originale.
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