Questo è un punto fondamentale del film di Jackson, e della sua bravura di regista: cioè di essere riuscito, sia con l’interpretazione dei personaggi ma soprattutto con raffinate tecniche registiche e scenografiche, a catapultare l’attenzione dello spettatore nel film e farglielo sentire come ‘proprio’. Una sfida importante, e la sua riuscita è accentuata ancora di più se si pensa che Il Signore degli Anelli è una storia puramente fantastica, ambientata in un mondo fantastico, e l’averlo reso reale è davvero un’impresa degna di nota. Tornando ai personaggi, parliamo di quelli che sono a tutti gli effetti i protagonisti della vicenda: Frodo, Sam, Gollum. Le scene che li vedono protagonisti sono state giudicate da parte del pubblico le più noiose, ed è sicuramente vero perché la lentezza e l’immutabilità degli eventi portati avanti da questo ‘trio’ è in contrasto con il grandioso turbinio della parte ‘guerresca’ del film. Questo però non deve far pensare che la vicenda di Frodo e Sam sia un’appendice, una linea narrativa slegata dal contesto: in realtà è necessario ricordare che la vera storia della trilogia è quella di Frodo, e non di Aragorn, che pure è il co-protagonista ma che non sarebbe divenuto re e non sarebbe sopravvissuto alla battaglia contro Mordor se non fosse stato per l’impresa di Frodo e Sam. La parte finale di quest’avventura, alle pendici del Monte Fato, il momento più alto di tutta la vicenda dei due hobbit a Mordor, ha perfettamente reso il complesso tema sollevato da Tolkien nel romanzo: se cioè sia Sam il vero eroe del Signore degli Anelli. Frodo, lo vediamo, fallisce perché si arroga l’anello e cede al suo potere. In realtà però la scena finale della lotta per l’anello, creata volutamente da Jackson, lascia molti dubbi: quando cioè Frodo attacca Gollum per riprendersi il ‘tesoro’, lo fa perché vuole distruggerlo o perché vuole riprenderselo? Dubbio amletico, sul cui conto per cinquant’anni i lettori dell’Opera di Tolkien si sono confrontati. Lo stesso Tolkien, però, lo ricordiamo, ammise più volte che il vero protagonista della storia è Sam, non perché già dall’inizio lo fosse ma perché nel finale del racconto si dimostra il personaggio più forte moralmente, e dunque il vincitore. Frodo è sconfitto dall’Anello e abbandona la Terra di Mezzo perché ormai troppo trasformato dal potere malefico dell’Unico. Ma Sam resta e anzi riesce a tornare senza problemi nell’ottica pacifica della vita della Contea, cosa sottolineata da Tolkien – e giustamente e intelligentemente ripresa da Jackson – nell’ultima, celebre frase dell’opera: «Sono tornato». Gollum è ancora una volta protagonista, fin dalla prima scena in cui ci racconta la sua macabra e secolare trasformazione. Andy Serkis dà alla creatura digitale nuove incredibili performance facciali, che vanno dal grottesco al diabolico, dando una notevole vivacità alle scene con Frodo e Sam, tanto che la sua assenza nella parte finale (prima del Monte Fato) si fa davvero notare. Mille e uno temi si sviluppano in questo ultimo capitolo della trilogia. Ne Le Due Torri ricordiamo le numerose e banali questioni sollevate dal celebre monologo di Sam al termine del film, che molti giudicavano un elogio alla guerra giusta che all’epoca Bush stava per scatenare sull’Iraq. In realtà quello citato era solo uno dei temi, e certo non il più importante (specialmente se si insiste a leggerlo in un’ottica attuale). Il Ritorno del Re rimarca il tema della guerra e la giustificazione a combattere quando è in gioco la salvezza del genere umano: è una continua richiesta di essere assolto quella che Jackson fa in questo film, quasi a volersi discolpare per aver prodotto un film in cui la guerra è protagonista. Ma la guerra, e lo diceva già Tolkien quindi Jakcson non ha fatto altro che trasporre il concetto sullo schermo, produce solo orrori, è sempre ingiusta, è sempre sbagliata, ma a volte è necessaria per difendere le cose in cui crediamo. Il tema della fedeltà e dell’amicizia è ripreso continuamente nel rapporto tra Frodo e Sam, e nel rapporto tra i restanti membri della Compagnia dell’Anello, che lottano uniti e di concerto a differenza degli agenti del male che preferiscono anteporre l’interesse personale a quello altrui, e per questo sono sconfitti (Gollum in primis, ma anche Saruman, e Denehtor, che pur non essendo un agente del male è un personaggio soprattutto negativo, mentre dall’altra parte abbiamo Faramir che si sacrifica per il bene del padre e della patria e Frodo che lotta in tutti i modi contro l’anello sul Monte Fato pur di distruggerlo, anche sapendo che “non vi sarà viaggio di ritorno”).
Il Ritorno del Re, da Tolkien a Jackson
Tutti i diritti riservati ©2014 Roberto Paura e Associazione Delos Books
Rubrica Ciak si legge!
Articoli correlati
Nelle sale italiane la prima parte dello Hobbit
Arriva nelle sale di tutto il mondo il primo film della nuova trilogia di Peter Jackson. Riuscirà a rinverdire i...
S*, 14/12/2012
Le Due Torri, dalla pagina al grande schermo
Secondo appuntamento con l'analisi della trilogia Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. Questa volta...
Roberto Paura, 10/04/2011
Il Signore degli Anelli: da J.R.R. Tolkien a Peter Jackson
E' uscito nella collana I libri di Fantasy Magazine di Delos Books il saggio di Emanuele Terzuoli, un viaggio...
Redazione, 17/12/2004
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID