– Non ha fatto nessuna fine – lo interruppe il Generale. – Si è semplicemente congedato ritirandosi dal progetto. – Anche Baj dovrebbe congedarsi e ritirarsi.– Fingerò di non avervi sentito. Pensavo nutriste il massimo rispetto per i Padri Fondatori. Finch scosse la testa rassegnato: – Baj e Chandrasekhar sono stati due miti della mia giovinezza. Ma adesso... vi è capitato di ascoltare gli sproloqui di Chandrasekhar?
– Sermoni innocui. Io non ho nulla contro chi abbraccia una vita spirituale fatta di meditazione e trascendenza.
Finch trattenne un sorriso ironico che avrebbe rischiato di trasformarsi in una risata. Per il bene della missione doveva lasciar perdere il “guru indiano” e insistere su Baj e sulla sua dubbia sanità mentale: – A titolo informativo, signor Generale, vi chiedo se il professor Baj ha superato i test psico-attitudinali come ogni altro membro dell’equipaggio. Sono interessato soprattutto all’aspetto psicologico-comportamentale.
– Il professore non ha passato alcuna selezione, sarebbe ridicolo. – Tagliò corto il Generale. – Quei test li ha inventati lui! Per di più egli stesso ha presieduto la commissione che ha selezionato tutti i membri dell’equipaggio. Insomma, Finch, Baj è un Precursore “honoris causa”, se sapete cosa significa.
Significa che è un raccomandato di lusso, pensò Finch.
– Comandante Finch, avete la fortuna di avere con voi la memoria storica del progetto, colui che si è sottoposto per primo e volontariamente ai miglioramenti genetici, ai farmaci, agli innesti cerebrali. È un eroe. Non ho altro da aggiungere in proposito.
Finch si preparò ad andarsene congedandosi col saluto militare ma il Generale aggiunse: – Che rimanga tra noi, signor Finch: ritengo che la tragica morte del figlio di Baj abbia avuto un risvolto positivo nel fatto che il professore ha preso la decisione di unirsi al vostro gruppo.
Finch, perplesso, si accomiatò: – Signorsì, rimarrà tra noi, il professore e questa vostra opinione.
– Ben detto, ora raggiungiamo gli altri nella sala principale, stanno per trasmettere il discorso che il Presidente sta tenendo alla Conferenza delle Nazioni Unite.
– Signorsì, andiamo a raccogliere la benedizione “urbi et orbi”.
– Colonizzare Marte sarà la nostra salvezza. Terraformarlo è nostro dovere perché la Vita è un nostro diritto!
Il discorso del Presidente echeggiava nella sala Aldrin della base lunare, diffuso da uno schermo olografico grande quanto la parete ovest dell’edificio. I Precursori, e con loro tutto il personale della base di lancio, e i giovani allievi dell’Istituto Lunare di Marteformazione, tacevano consapevoli che il mondo intero ascoltava quel viatico. Erano parole cariche di speranza e ottimismo. Parole che Finch aveva nella testa da anni, da quando era diventato un Precursore, da quando dieci anni prima aveva messo piede all’Istituto. Ma arrivare sul pianeta rosso era un sogno che per lui prescindeva dall’idea di salvare l’umanità colonizzandolo. Lui era un viaggiatore spaziale. Un astronauta. Desiderava solo ascendere all’Olimpo, e da lassù godere del panorama.
– L’effetto serra è la primaria causa del declino esistenziale del nostro pianeta, ma sarà la chiave del futuro marziano dell’umanità. Nel giro di un anno i nostri Precursori avvieranno l’attività di terraforming. Con la produzione di gas perfluoropropano stimoleranno un virtuoso effetto serra che fornirà al pianeta l’energia necessaria al suo riscaldamento. L’anidride carbonica solida presente su Marte si scioglierà e nevicherà CO2. L’acqua ghiacciata che costituisce la calotta polare settentrionale tornerà allo stato liquido.
Video esemplificativi, animazioni elementari, accompagnavano quelle parole. Il Presidente era un abile divulgatore, nei suoi discorsi si fondevano l’essenzialità degli slogan esaltanti con la chiarezza della divulgazione scientifica semplificata. E tutti godevano nell’ascoltare concetti già acquisiti da anni.
Finch racchiuse in uno sguardo gli uomini e le donne che gli stavano attorno. I membri del suo equipaggio, e quelli degli equipaggi futuri. I ragazzi dell’Istituto, giovani poco più che adolescenti, che come lui erano stati selezionati ovunque nel mondo. Erano i migliori. Gli eletti che avrebbero colonizzato Marte raggiungendo i Precursori in un prossimo futuro. Li chiamavano, “Organismi Geneticamente Marteformati”, OGM, oppure semplicemente “i marziani”.
Finch sorrise carezzando con lo sguardo i giovani crani rasati, le evidenti cicatrici ai lobi temporali. Punti di inserimento degli innesti neurali. Lui stesso portava quei segni, ormai celati sotto i corti capelli.
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