Sono numerosissimi i romanzi che hanno raccontato il medioevo prossimo venturo, cioè il degrado della civiltà (soprattutto occidentale) che dopo aver raggiunto scintillanti vette tecnologiche sprofonda, per i più svariati motivi, in un'epoca barbarica simile per portata e vastità ai secoli medievali. Sono talmente tanti che è inutile farne un elenco, così come numerosi sono stati film e serie tv che hanno ripreso l'argomento. A tutti questi libri se ne è appena aggiunto uno, uscito proprio all'inizio dell'anno sul mercato anglosassone e molto atteso, vista la caratura del suo autore che si cimenta per la prima volta con la fantascienza. Parliamo di On Such a Full Sea, nuovo romanzo dell'americano di origine coreana Chang-Rae Lee.

In un futuro distante secoli l'America è sprofondata in un declino che sembra inarrestabile. La società è rigidamente stratificata in classi e le metropoli, ormai abbandonate, sono diventate colonie di lavoro dove i lavoratori, che sono principalmente i discendenti degli scampati ai disastri ambientali occorsi in Cina nei decenni precedenti, coltivano prodotti agricoli e si dedicano alla pesca per rifornire gli abitanti delle elite che vivono nei Charters, piccoli villaggi satellite ai bordi delle metropoli. Il romanzo racconta la storia di Fan, giovane cinese-americana impiegata in un allevamento ittico che abbandona l'insediamento di B-Mor (conosciuto un tempo come Baltimora) per cercare il suo compagno scomparso. La ricerca la spinge ad addentrarsi nelle Open Counties, territori rurali situati all'interno del paese e in cui vige una sostanziale anarchia, fino ad arrivare a un lontanissimo villaggio in cui spera di trovare la verità. Non sospettando che il suo stesso viaggio diventerà leggendario per coloro che ha lasciato a B-Mor.

Chanr-Rae Lee
Chanr-Rae Lee
Lee, quarantotto anni, è figlio di immigrati coreani in America, e nel corso degli anni è passato da una carriera di analista finanziario a Wall Street alla scrittura a tempo pieno, tanto da arrivare a tenere un corso di scrittura creativa alla prestigiosa Princeton University. I suoi romanzi precedenti, tutti non di genere, sono sempre stati incentrati sulla difficile integrazione delle minoranze asiatiche nella società americana, con ovvi riferimenti autobiografici, e hanno riscosso grande successo nonché vinto numerosi premi. In un'intervista pubblicata su The New Yorker, Lee dice di essere stato ispirato dalla visione delle periferie degradate di Baltimora, che nella sua immaginazione ha ricostruito come colonie popolate su base etnica.

Anche in questo suo primo romanzo di fantascienza, Lee continua a guardare alla società americana e al suo sviluppo, o in questo caso al suo degrado, da un punto di vista asiatico, cioè di coloro che, da immigrati naturalizzati, sentono probabilmente di non essersi ancora del tutto integrati. E se, almeno a giudicare dalle poche note di trama, l'ambientazione riprende gran parte dell'immaginario post-civiltà tecnologica che gli amanti di fantascienza conoscono bene, potrebbe essere interessante il metodo usato per narrare la storia di Fan, attraverso le voci dei lavoratori di B-Mor che raccontano la vicenda come se fosse una specie di leggenda. Un punto di vista fantascientifico da un autore che non nasce fantascientifico, ma che proprio per questo potrebbe essere più interessante.