Come è nata l’idea del romanzo, in cui l’appassionato non può non cogliere echi di film come 2001: Odissea nello spazio o di romanzi quali Hyperion di Dan Simmons. Personalmente vi ho scorto anche l’influenza di un romanzo come Revelation Space di Alastair Reynolds. È così, o sono state altre le “storie” dietro l’idea Terminal Shock?
Quelli che citi sono tutti riferimenti imprescindibili, a cui potremmo aggiungerne molti altri. Sempre di Arthur C. Clarke penso soprattutto a Incontro con Rama, ma anche Titano di John Varley ha avuto la sua bella influenza nell’ideare un “very” big dumb object. Mi sono ispirato alla Matrice Spezzata di Bruce Sterling per dipingere lo sfondo della società postumana in cui si trovano ad agire i protagonisti, a Ken MacLeod per l’idea di un’utopia di stampo anarco-sindacalista come la Repubblica di Adams-LeVerrier, e al recentemente scomparso Iain M. Banks per conferire un tocco di ambiguità relativista alle forze dispiegate in campo. Terminal Shock ha poi un enorme debito di riconoscenza verso Samuel R. Delany per il contributo inestimabile che con la sua opera ha offerto tra gli anni ’60 e ’70 all’evoluzione stilistica e tematica del genere. Tra gli autori più recenti, non si possono senz’altro dimenticare Richard K. Morgan e Alastair Reynolds. Il nucleo del racconto deve molto alle sensazioni di lettura che ho sperimentato con Angeli Spezzati. Quanto a Reynolds, come lui mi trovo a essere affascinato dalle grandi distanze, e dall’impatto che i tempi di latenza avranno sui futuri viaggi interstellari degli esploratori umani (o postumani). Leggendo L’ultimo cosmonauta, più volte mi sono ritrovato a pensare che fosse stata una fortuna aver già dato alle stampe Terminal Shock: come i capolavori citati in precedenza, è uno di quei libri capaci di imporre uno standard. Nel tentativo di limarlo e perfezionarlo, avrei di certo finito per snaturare l’identità di Terminal Shock, che invece – almeno mi piace crederlo – ha conservato una sua specificità, che spero possa emergere in maniera ancora più netta e compiuta nei titoli che dovessero seguire.
Tu immagini un’umanità postumana che si è espansa nel Sistema Solare, con istituzioni politiche come la Repubblica di Adams-LeVerrier e la Chiesa dell’Avvento Stellare: ci tratteggi un po’ lo scenario di fondo di Terminal Shock?
Innanzitutto un premessa obbligatoria: la spinta alla conquista della nuova frontiera spaziale ha determinato una transizione dell’umanità verso la postumanità. Modifiche biologiche anche su scala genetica e integrazioni uomo-macchina sono adottate come soluzioni ormai ordinarie. Data la vastità della frontiera, nello scenario che ho immaginato la società postumana si è frammentata in un mosaico di comunità, sorte sia sulle superfici dei pianeti del sistema solare, dei loro satelliti e degli asteroidi, che in habitat spaziali artificiali. Sul finire del XXII secolo ci sono 350 milioni di esseri umani sparsi per l’Ecumene, e diversi miliardi di IA a fornire supporto alle attività necessarie per il sostentamento di una società tanto complessa: non ultimo il funzionamento di una InterPlanetary Network e delle diverse glocal network planetarie ad essa interfacciate. L’infrastruttura del sistema solare è costituita da una rete di trasporto controllata dal Thurn und Taxis, una megacorporazione quasi onnipotente e intenzionata a preservare la propria egemonia sul trasporto di persone e merci. (Per chi se lo stesse chiedendo, il nome della compagnia è una chiara reminiscenza pynchoniana, per altro già rievocato anche da Charles Stross nel suo L’alba del disastro.) La Tachyon Corporation è un altro megaconglomerato, che mira a indebolire il predominio del Thurn und Taxis. In questo contesto coesistono entità politiche post-nazionali, da vere e proprie federazioni multiplanetarie a micro-repubbliche autarchiche.Tra queste ultime, la Repubblica di Adams-LeVerrier è un’utopia makhnovista, che si ispira a un movimento di stampo anarchico, sovietico (nel senso letterale della parola) e anti-autoritario emerso nelle campagne ucraine a seguito della Rivoluzione d’Ottobre, ma che presto cominciò a essere guardato con diffidenza e sospetto da Mosca. Evidentemente l’autoamministrazione e lo spirito egualitario, rivendicati dai collettivi agricoli ucraini nel nome dei principi originali della Rivoluzione, crearono più di un problema di accettazione al direttorio del partito. E così Lenin cercò di sbarazzarsene prima con un metodo pilatesco, cedendo gran parte del territorio ucraino agli Imperi Centrali (Trattato di Brest-Litovsk del 1918); e poi, a fronte del successo della guerriglia makhnovista contro il governo fantoccio instaurato a Kiev, inviando direttamente l’Armata Rossa contro gli insorti. L’insurrezione makhnovista rappresenta ancora oggi una delle pagine meno note del movimento anarchico, forse il più ambizioso tentativo di applicazione su larga scala della dottrina del comunismo libertario. In Terminal Shock ho voluto dare una seconda chance alle teorie maknoviste, traducendole in pratica nella Repubblica di Adams-LeVerrier, che da una posizione periferica nel sistema solare (i suoi insediamenti sorgono nell’orbita di Nettuno) acquisisce un ruolo strategico di cruciale importanza per gli equilibri dell’Ecumene, grazie all’estrazione di risorse primarie come idrogeno e metano.
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